STRUMENTI MUSICALI IN AVORIO
RINVENUTI IN UNA ARCAICA TOMBA PRENESTINA
Nei primi giorni di gennaio del 1855 gli scavi che il
principe Barberini faceva eseguire a Palestrina nei suoi terreni
in vocabolo la « Colombella », restituirono alla luce presso la
Casina Cecconi una arcaica tomba a fossa con volta di pietroni
girata al disopra della deposizione, la quale comprendeva un cor-
redo abbastanza ricco. Il p. Garrucci, basandosi esclusivamente
sulla natura degli oggetti ritrovati, credette che fossero appar-
tenuti a due individui, un uomo cioè ed una donna; traspare
però dal suo scritto che di contraria opinione erano stati gli
altri che si erano interessati alla scoperta, ed è effettivamente
probabile che tutto il materiale allora raccolto rappresenti il
corredo di un solo defunto.
L'intero corredo fu depositato allora in Roma nella Biblio-
teca Barberini, nella quale rimase fino a pochi anni or sono,
quando, venduta la Biblioteca al Vaticano, la collezione fu ceduta
al sig. Elia Volpi di Firenze. Questi, restaurati parecchi oggetti,
la spedì a Parigi, quindi la richiamò a Roma per venderla allo
Stato, il quale assegnò quell'arcaico corredo al Museo di Villa
Giulia, ove attualmente si conserva. Il complesso del corredo
stesso interessa queste ricerche, rivelando altri elementi dell'am-
biente in cui figuravano gli strumenti d'avorio dei quali intendo
occuparmi; non è quindi fuori di luogo l'esporre un elenco di
RINVENUTI IN UNA ARCAICA TOMBA PRENESTINA
Nei primi giorni di gennaio del 1855 gli scavi che il
principe Barberini faceva eseguire a Palestrina nei suoi terreni
in vocabolo la « Colombella », restituirono alla luce presso la
Casina Cecconi una arcaica tomba a fossa con volta di pietroni
girata al disopra della deposizione, la quale comprendeva un cor-
redo abbastanza ricco. Il p. Garrucci, basandosi esclusivamente
sulla natura degli oggetti ritrovati, credette che fossero appar-
tenuti a due individui, un uomo cioè ed una donna; traspare
però dal suo scritto che di contraria opinione erano stati gli
altri che si erano interessati alla scoperta, ed è effettivamente
probabile che tutto il materiale allora raccolto rappresenti il
corredo di un solo defunto.
L'intero corredo fu depositato allora in Roma nella Biblio-
teca Barberini, nella quale rimase fino a pochi anni or sono,
quando, venduta la Biblioteca al Vaticano, la collezione fu ceduta
al sig. Elia Volpi di Firenze. Questi, restaurati parecchi oggetti,
la spedì a Parigi, quindi la richiamò a Roma per venderla allo
Stato, il quale assegnò quell'arcaico corredo al Museo di Villa
Giulia, ove attualmente si conserva. Il complesso del corredo
stesso interessa queste ricerche, rivelando altri elementi dell'am-
biente in cui figuravano gli strumenti d'avorio dei quali intendo
occuparmi; non è quindi fuori di luogo l'esporre un elenco di