Le statue loricate imperiali
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di statue e di torsi loricati per tentare di poter fissare dei cri-
teri sicuri, quali canoni fondamentali per riordinare e classificare
a dovere il materiale statuario loricato dell'impero.
I.
La lorica attraverso le successive manifestazioni
dell'arte greca ed italica.
La corazza (àwQag) è spesso menzionata nei poemi omerici
nei quali è descritta come un giustacuore di cuoio, quale lo si
vede nei vasi corinzi (x).
Diminuendo le dimensioni dello scudo, aumentava il bi-
sogno di meglio proteggere il torace ed il ventre, onde già verso
il principio dell'VIII sec. av. Cr. apparisce quella foggia di co-
razza formata da due lamiere convesse (yvaXa), di cui l'una
protegge il dorso, l'altra la parte anteriore del corpo. Da una
parte erano fissate con cerniere: il guerriero passava un braccio
nell'apertura praticata espressamente, quindi ripiegava sul bu-
sto la lamina anteriore che chiudeva la corazza (2). A questa spe-
cie di corazza gli antichi diedero il nome di Saigal- oiàóiog.
Mancava ancora la protezione del basso ventre. Si cominciò
con l'applicare una specie di corto grembiule (3); si pensò poi di
frangiarne l'orlo inferiore perchè la difesa fosse mobile e non
impedisse i movimenti del guerriero e si giunse a dividerlo in stri-
sce (nTs'Qvysg). Alla vita, sotto lo stringimento della corazza,
fu applicato un giro di laminette di cuoio mobili (4).
Gli spallacci (énafiiSeg), atti a rendere più sicura la chiu-
sura della corazza, compaiono nelle decorazioni ioniche dipinte
(1) ReicheJ, Homerische Waffen. p. 79 segg. ; cfr. Journal of hellenic
siudieé, 1892, p. 268, fìg. 32.
(2) Collignon, Sculpt, grec, I, p. 331, fig. 167: Gerhard, Aus. Vas.;
IV, fcav. CCLVI.
(3) Gerhard, Aus. Vas., I, tav. I.
(«) Gerhard, Aus. Vass., Ili, tav. COI.
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di statue e di torsi loricati per tentare di poter fissare dei cri-
teri sicuri, quali canoni fondamentali per riordinare e classificare
a dovere il materiale statuario loricato dell'impero.
I.
La lorica attraverso le successive manifestazioni
dell'arte greca ed italica.
La corazza (àwQag) è spesso menzionata nei poemi omerici
nei quali è descritta come un giustacuore di cuoio, quale lo si
vede nei vasi corinzi (x).
Diminuendo le dimensioni dello scudo, aumentava il bi-
sogno di meglio proteggere il torace ed il ventre, onde già verso
il principio dell'VIII sec. av. Cr. apparisce quella foggia di co-
razza formata da due lamiere convesse (yvaXa), di cui l'una
protegge il dorso, l'altra la parte anteriore del corpo. Da una
parte erano fissate con cerniere: il guerriero passava un braccio
nell'apertura praticata espressamente, quindi ripiegava sul bu-
sto la lamina anteriore che chiudeva la corazza (2). A questa spe-
cie di corazza gli antichi diedero il nome di Saigal- oiàóiog.
Mancava ancora la protezione del basso ventre. Si cominciò
con l'applicare una specie di corto grembiule (3); si pensò poi di
frangiarne l'orlo inferiore perchè la difesa fosse mobile e non
impedisse i movimenti del guerriero e si giunse a dividerlo in stri-
sce (nTs'Qvysg). Alla vita, sotto lo stringimento della corazza,
fu applicato un giro di laminette di cuoio mobili (4).
Gli spallacci (énafiiSeg), atti a rendere più sicura la chiu-
sura della corazza, compaiono nelle decorazioni ioniche dipinte
(1) ReicheJ, Homerische Waffen. p. 79 segg. ; cfr. Journal of hellenic
siudieé, 1892, p. 268, fìg. 32.
(2) Collignon, Sculpt, grec, I, p. 331, fig. 167: Gerhard, Aus. Vas.;
IV, fcav. CCLVI.
(3) Gerhard, Aus. Vas., I, tav. I.
(«) Gerhard, Aus. Vass., Ili, tav. COI.