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Belvedere: Monatsschrift für Sammler und Kunstfreunde — Band 7.1925

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Fiocco, Giuseppe: Andrea del Castagno nel Veneto
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https://doi.org/10.11588/diglit.69286#0273

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GIUSEPPE FIOCCO

S. Luca, finito nel novembre del 1454, ehe rivela, al pari dei musaici marciani dello
stesso anno, un piü diretto studio e una piü viva comprensione da parte del padovano
dell'arte del grande omonimo fiorentino (ßg. 5).
In quanto al S. Giovanni Apostolo, dalle mani adunche, sottilissime e sensitive ci ricordano
quelle di S. Miniato nella pala di Berlino, anch'essa prima della scoperta del co. Gamba
attribuita ad artisti settentrionali, e precisamente alla scuola di Murano (fig. 6). Il viso
sconvolto pare faccia una smorfia per il crudo dolore, sotto la ricca e filettata capellatura
metallica, simile a quella degli Apostoli nella Cena famosa. Gli stessi indizi delle
enormi aureole, cioe le inezie ehe gli artisti impiegano per pura tradizione, ci
riconducono alla Toscana ed al Castagno. Il Cossa per quanto grande e di unaltra famiglia
meno pura di razza e di sentire.
Eccoci percid una nuova testimonianza, ehe alcune peculiaritä, come il fondo d'oro,
possono far pensare eseguita durante il non breve soggiorno nel Veneto. Certo almeno
una di questo genere vi doveva essere e lo prova Jacopo Bellini, il quäle per quanto
impigliato nelle tradizioni gotiche originarie ebbe sempre l'ansia del nuovo.
Da chi, se non da Andrea del Castagno trae questo entusiasta maestro l'ardire del suo
Crocifisso Veronese (fig. 7); dipinto, ad onta dei crudeli restauri e delle inevitabili
deficenze di una grandiositä di concetto tanto impreveduta?
Senza l'esempio diretto di questo fiero toscano, come si spiegherebbero del resto certi
elementi dell'arte di Giovanni Bellini, ehe per tradizione si sono voluti derivare dal solo in-
flusso del Mantegna? E'proprio mantegnesco il disegno acuto e appasssionato della Pieta
di Brera? Ne dubito pensando al sublime spasimo di quella Madre ehe par alitare
l'anima contro la testa del morto Figliuolo. In questa come nel S. Sebastiano del polittico
di S. Giovanni e Paolo rivendicato al maestro dal Longhi, dal segno quasi botticellesco,
io vedo ben piü chiara e potente l'influenza del Castagno (fig. 4)1.
Cosi si e sempre parlato di Donatello per spiegarci la Pieta, ove il Cristo appare, con
poetica invenzione, sollevato a mezzo corpo sul sepolcro da due angeli piangenti. Ma
poiche i pittori, quando possono imparano dai pittori, e anche piü probabile ehe nel Veneto
si potesse ammirare un qualche prototipo di cui e poco piü di un'ombra grandissima
quello di S. Apollonia (figg. 8 —9).
Insomma, per spiegare le origini dell'arte veneta si e troppo semplificato. Oltre al solito
Donatello e prima dilui bisognerä mettere i toscani ehe ho ricordati, ed altri ancora ehe non
era il caso citassi, come i Pollaiolo; ma ehe certo vi hanno influito. Cosi la scuola padovana
non apparirä piü un autoctono prodigio; vanirä sempre piü il mito dello Squarcione; ma
l'unitä toscana della rinascenza italica ne risulterä confermata ed esaltata.
I R.Longhi, L'Arte 1914, p-Ü1 e segg. e G.Gronau: Lauro Padovano, ein Gehilfe des Giovanni Bellini — Collectanea
Olschi.

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