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Bracci, Domenico Agostino
Commentaria de antiquis scalptoribus: qui sua nomina inciderunt in gemmis et cammeis cum pluribus monumentis antiquitatis ineditis, statuis, anaglyphis, gemmis (Band 1) — Florenz, 1784

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https://doi.org/10.11588/diglit.3576#0011
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PREFAZIONE. xi

Ne ini diilorftò da intraprendere quella opera 1' avermi prevenuto il ChiariHì-
rao Filippo Stofch nello fcrivcre le memorie degli Antichi Incifori ( neli' Opera intitolata o%Tdìiio-
Gemraae Ant. ). Imperocché dopo la morte di sì illuftre uomo fi fono trovate molte gemme jcb'
col nome dell'Artefice, delle quali ficuramente molte fono genuine, altre meritamente devono
rigettarli. Oltracciò egli fi propofe di eternare la memoria degli Antichi incifori di Gemme,
la quale fenza l'ajuto delle Lettere, e della Moria farebbe perita. Pare certamente eh' egli abbia
feguitato ciò che dice l'immortale Vitruvio ( de Archit. Praef. lib. VII. ). Ebbero gli An-
tichi il favio, ed utile coftmne di tramandare ai pofieri i loro penfamenti per le relazioni dei
Commentarli, acciocché non fola non perifiero, ma anzi crefeendo fempre più col regiftrarfi
in volumi fi giungere così di grado in grado col tempo alla ultima perfezione del fapere .
Pertanto fi debbono rendere a coftoro non mediocri, ma infiniti ringraziamenti, perchè non han-
710 invidiofamente tralafàato di parlarne; ma hanno procurato cogli ferini di tramandare a po-
fieri la memoria de1 loro fentimenti in ogni genere. Imperocché fé non avejjero fatto cesi, non
avremmo potuto fapere i fatti dei Troiani, ne quello che crederono intorno alla Natura
delle cofe Talete, Democrito, Anaffagora , Xenofane, e quali regole di vita per gli uomini
prejcrivejjero Socrate, Platone, Ariftotele, Zenone, Epicuro, ed altri Filofofi, e neppure
farebbero itoti i fatti, e in che maniera operarono Crefo , Aleffandro , Dario , e altri Rè ,fe
i noftri maggiori coi paragoni dei precetti notigli avejjero inalzati nei loro Commentarli alla
memoria di tatti i pofieri. Ciò dunque fece Stofch riguardo agli antichi Incifori di gemme,
benché, per dirlo ingenuamente, non efeguì, e non ridurle a fine totalmente ciò che fi era
propofio. Poiché fpelTo egli tralafcia di parlare delle opere loro, delle quali principalmente
dovea parlare , e palla (otto silenzio alcune cofe> che formavano il principale oggetto deli'
opera fua; della qnal cofaper verità non fo comprendere il motivo. Del rimanente per quanto
mi è fiato permeilo ho procurato di profittare della di lui erudizione, ed alle volte ancora mi
fon fcrvit.o delle fue fpiegazioni fopra le gemme. Contuttociò io ho cercato di ampliarle
molto più per render più amena, ed interefiante la mia opera; mentre il medelìmo Stofch
aveva intenzione di farlo, dicendo ( Praef pag. 20.) Pour expliquer le s fa jet s reprefentez
far les pierres de ce recueil, f y ai joint un petit commentaire, qui n eft pas, a le ve-
ritè, rempii d'autant d'eloquence, &• d'erudition, qiìon en demende a prefent dans ces Aggiunte■/.
fortes cìes matieres. Pertanto io ho voluto lupplire ciò che mancava a Stofch in quefiay^.
opera degli antichi incifori, e proporre le mie congetture fopra ciafeheduno, quando lo ri-
chiede l'occafione, trattandoli di una materia, nella quale gli antichi fcrittori non ci
fomminiftrano alcun lume. E non ho avuto difficoltà di corregger talora modefiamente
gli errori degli altri Antiquarii.

Io non nego, anzi apertamente dico di aver profittato nelle mie fpiegazioni delia
dottrina di tutti gli fcrittori, ne ho giammai avuto l'ardire di fpacciare per mia la roba f,e""e-je%
altrui: Lo che fé io dirò aver fatto Winkelmann più d'una volta, nefiuno certamente'.Gi"m"e■
mi riprenderà di calunnia, o di menzogna (5).

b 2 Io mi-

e la natura delle eofe. Non può alTegnarfì facilmente ignoto il motivo per cui ciò facefTero. Ciò poi deve

la ragione, perchè gli antichi Scultori, ed Incifori di recare tanto più maraviglia, che I'efpreffione di tutte

gemme nel fare gli occhi agli uomini fono flati foliti quelle cofe non poco giovava a rapprefentar la na-

cìi tralafciare le pupille, le palpebre, ed i fopracigli. tura particolarmente nei volti truci, e feroci, come

Interrogato da me Raffaello Mengs, quell'uomo nato nel bullo del Caracalla Farnefiano, e nella flatua, la

per reftituire la gloria alle belle Arti, il quale princi- quale fi dice dell'Arrotino nel Mufeo del Granduca,

palmente per avere molti anni con iflancabile dili- che avendo quelle tali cofe rapprefentano volti truci,

genza confiderati gli antichi monumenti, e le maravi- in modo che non potevano efprimerfi più al naturale.
gliofe opere di Raffaello, diventò un prodigio dell' (5) In quello luogo, acciochè i miei lettori fi ren-

Arte del dipingere, mi confefsò ingenuamente eflerli dano più cauti, addurrò un efempio degli errori, net

quali

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