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Bracci, Domenico Agostino
Commentaria de antiquis scalptoribus: qui sua nomina inciderunt in gemmis et cammeis cum pluribus monumentis antiquitatis ineditis, statuis, anaglyphis, gemmis (Band 1) — Florenz, 1784

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https://doi.org/10.11588/diglit.3576#0183
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MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI

151

TYalafcieremo di parlare della favola di Giove tanto volgare, ed involta in tante contra-
dizioni . Moki furono i Giovi ; ma l'imprefe di tutti gli altri fi riferifcono al £olo Giove figlio
di Saturno (ti).

Giove certamente ci viene rapprefentato venerando e terribile per la fua barba, benché
in una medaglia di Vefpafiano fi vegga giovine e nudo con la patera nella delira, e nella fini-
ftra l'afta,fagrificante avanti un'ara accefa con l'ifcrizione IOVIS CVSTOS Giove Cuftode (12).
Ed una ftatua di Giove in età giovanile ed imberbe è mentovata da Paufania (13). Ovidio
chiaramente ne dimoftra la cagione (14).

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Cam habtni
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rilii carmi-
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Quivi giovane e Giove, come puoi
Veder al vifi, cb' egli ha di fanciullo,
Senza il fulmineo tela, però eh' ebbe
La deftra inerme fin a che i Giganti
Ebbero ardir già d'ajfalir il Cielo,

Appreflb i Cretenfi vi era una ftatua d'un Giove molto curiofa, conforme narra Plutarco (15).
In Creta è la ftatua di Giove fenza orecchie; imperocché non conviene a colui, che è fignore di tutte
le cofe, afcoltare chichefia.

In quefta occafione riporteremo due gemme di Saturno: le quali e perchè appartengono
al noftro feopo, e perchè non fono ftate fin'adeflo pubblicate, faranno di gradimento agli Eru-
diti, tanto più che nell'antichità fono Tariffimi i monumenti di quefta Deità (16).

La prima gemma (*) fpiega molto bene l'azioni di Saturno, imperocché fi vede un vec-
chio giacente con l'ali fopra le fpalle (17), che fi ripofa con la deftra mano fopra la falce;
vi fono alcune erbe all'intorno, ed un libro aperto, fopra del quale vi è una ftella con la coda.

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(11) Vedi Cicerone Nat. Deor. Kb. 3. e. iS. il. e 24. Var-
rorie al riferir di Tertulliano Apol. (Si;, annovera trecento
Giovi. Il numero degli Dei era sì prodigiofo , che ciafeuno
Navigante, Agricoltore, Militare, Pallore, Cacciatore,
Mercante, ed il reftante degli uomini fé gli fabbricavano
a loro fantafia , acciò quelli Dei fodero loro utili ne' bi-
fogni, ne' negozii, ne' vizii, e nelle virtù . Olfervò beniffi-
mo Plinio lib. 2. cap. 7. che era maggiore la moltitudine
degli liei, che degli uomini , avvenga che ciafeuno fabbrica
et fé flefjo altrettanti Dei ec. Vedi l'annotazioni del Pame-
lio nell'Apologetico di Tertulliano, e l'annotazioni del
Vives nel lib. della Città di Dio di S. Agoftino lib. 7.
cap. 11. Pare che alluda ciò che dice Minucio Felice pag.
351. per non nominar molti Giovi , tanti fono i mofìri (lì ejfo
quanti fitoi nomi. Trentamila Dei fon celebrati da Efodo , come
ci narra Pietro Crinito de honefta difciplina lib. 13. e. 14. Per
la qual cofa non è maraviglia fé più di feiTanta differenti Gio-
vi fono mentovati da Paufania , la maggior parte di varii epi-
teti fabbricati dalla vana fuperlHzione degli uomini , come
evidentemente ce lo dimoftra Apuleio nel lib. de mundo . Ef-
feiido uno filo e chiamato con molti nomi per la moltitudine del-
le fpecìe, per la diverfità delle quali in molti modi fi trasforma,
e da giovare è detto Giove, come giufiamente i Greci lo chia-
mano |»« come autore della noftra vita , Folgoratore , Toua-
tore , e Fulminatore , e che manda le piogge , e fimilmente è
detto Serenatoti , e molti lo chiamano, apportatore di biade ,
Cu/lode della Città , altri Ofpitale , ed Amichevole , e lo no-
minano coi nomi di tutti gli ojfcìi. Molti di più ne ritroverai
apprejjo gli Arufptci, e gli antichi Romani . Moltilfìme cofe
fopra quefta materia degne ; d* effer lette fono in Plinio
lib. 2. cap. 7. perciò ottimamente diffe Petronio Sat. p. 49*

Certamente il noftro paefe è tanto pieno di Numi , che ì più
facile di poter trovare un Dio , che un Uomo .
(12I Oifelii numifmata pag. 160. tom. jy.

(13) Paufan. lib. 5. cap. 24.

(14) Ovid. Falbi lib. 3. v. 437.

(ij) Plutarco de Ilìde & Oliride voi. 2. pag. 172.
(to') PalTerò fotto filenzio l'ofeura, e varia origine, ed
infieme 1* azioni di Saturno, riferite da Diodoro Siculo
nel lib. 1. cap. 2. e lib. ;. cap. iy. Bifogna però avver-
tire che Saturno, ed il Tempo è irato apprelfo gli Anti-
chi l'iftefla cofa : imperocché il tutto diftrugge e il tutto
produce, come c'infegna Orfeo nelfTnno di Saturno pag.
293. Vedi Platone nel Timeo e nel Cratilo, e Cicerone
nel lib. 2. della Natura degli Dei lib. 2. cap. 24. e 2f.
e lib. 3. cap. 24. Fornuto nel cap. 7. Saturno, venne in
Italia, e fu il primo che infegnaffe a coltivare i terreni,
e dare all' incolte genti le leggi, come cantò Virgilio nel
lib. 8. delPEn. verf. 318.

Il primo venne dall' Etereo Olimpo

V armi dì Giove per fuggir Saturno ,

Quando bandito ufcìo dai tolti regni.

Egli la rozza gente, che di/perfà

Era per alti monti , infiem raccolfe ,

E die lor leggi, e Lazio nominato

Volle il paefe poi, perchè latente

In quejli luoghi file., vijje finirò .

Et aurei, come contano, già furo

Sotto quel Re gli fecoli, in cotanta

Pace , e tranquillità tenea le genti.
(*) Tav. XVI. N. I.
(17) Delle ale di Saturno vedi Eufebia
 
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