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Bracci, Domenico Agostino
Commentaria de antiquis scalptoribus: qui sua nomina inciderunt in gemmis et cammeis cum pluribus monumentis antiquitatis ineditis, statuis, anaglyphis, gemmis (Band 1) — Florenz, 1784

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https://doi.org/10.11588/diglit.3576#0209
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MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI

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affermare averlo detto fecondo la mente dell'Incifore. Per ornato di quello fingolar monumento
riporterò due gemme; nella prima (*) delle quali è rapprefentata Venere, che pelea i fanciulletti
Amori, la quale fi vede principalmente efprefla neH'iitefla maniera, che la yenere ludente :
imperocché il mucchio di falli, fopra i quali fiede Venere pefeatrice, è del tutto l'ifleflo, come
pure il veilimento del corpo . Venere pefeatrice adunque tiene colla delira una canna colf amo,
col quale è prefo Amore. Sopra il mucchio di faflì dietro a lei è un vafo, dentro del quale fi
feorge un' altro Amore predato da quella Venere pefeatrice. Neil' altra gemma (**) è Venere efprefla
con un carattere fpirante una certa maeflà, e feverità: è coperta dal collo fino ai piedi con una
velie, che ha molte pieghe; s'appoggia ad una colonnetta, fopra la quale è una ilatuetta di
Priapo: colla fmiflra tiene l'ondeggiante velie, e colla delira una facella accefa fopra la quale
fi vede gettarli una farfalla; ai piedi della Dea fi vede il fanciullo alato in atto di fupplicare
la madre, che allontani la face, fopra la quale è per precipitare la farfalla, o fia la di lui fpofa
Pliche: perciò Amore fupplica la madre, che non uccida la fua fpofa, acciò pofla di lei godere.
Quella gemma è difficile certamente a fpiegarfi.

E' Angolare una piccola llatua (***) che a mio parere può nominarli Venere Pudica, la
quale efifle in Villa Pinciana di Borghefe, avendo la tella rellaurata da un artefice del fecolo
pafiato. Quella Dea fdegnata fuggendo gì' impuri amori rivolge altrove la faccia dall' afpetto
di Cupido fuo figlio, che fiede fopra una colonnetta piangendo V ornamento delle fue ali
frappategli da Venere, acciò non voli per far delle conquìlle. Simili odiofi frutti fono indicati
colla Natura Uefa per terra, ed in atto di fiero fdegno è conculcata col deliro piede delia
Dea. 11 decente veflito di Venere, e la modella figura del corpo pare che confermino il mio
fentimento, cioè che fia efpreffa in quella ftatuetta. Venere Pudica. Mi viene in mente un
palio d'Apulejo (17) fpettante a Pliche, che iti ultra quello foggetto. Venere fdegnata così
parla ad Amore innamorato di Pliche femmina mortale. Certamente tu prefumi, cianciatore, e
corruttore, et inamabile, tu filo bravo, che io già per la mìa età non pojja concepire. Voglio adunque
che tu fappia, che io genererò un altro figlio molto migliore di te: anzi per farti- maggiore difpetto
io adotterò uno dei miei fanciulletti fervi, ed a lui darò quefte ali, le faci, e Varco, e Viftejjc
faette, e tutti ì miei amefi, che io t''avevo dati, non a queftì ufi. (e più a. baffo) Allora io crederò
d'ejfer foddi. fatta deli ingiurie ricevute, quando io raderò le di luì chiome, le quali fpejfe volte ftr'mfi
con tanta delicatezza colle mie mani, e quando io gli avrò tagliate V ali imbevute dì nettare nel mìo
fieno. Luciano ancora a quello propolito dice (18), lo talmente l'ho minacciato, fé non defifterà
di fiar tali cofe, che io gli romperò il fino arco, e la faretra, anzi ancora gli taglierà, attorno le ali.

Tom. I. Z ' CU-

&'

(*) Tav. XIX. N. I.
(**) Tav. XIX. N. U,
(***) Tav. XX,

(17) Apu!. Afini aurei lib. 5. p. 406. e 407.

(i&) Luciano Di-ai-. Deor. Voi. j. Dia*. }r. p. 232.

407-
 
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