IL CULTO DEGLI ALBERI
179
sulla scorza o sulle foglie. Si fatto albero sacro,
chiamato Albero della Preghiera, si vuole che sia
provenuto dal sangue sgorgato in occasione della
nascita di Tson Kava, fondatore della setta dei Ge-
lughi ('). Diremo da ultimo che nell’india vive tut-
tora il culto della tulasi o basilico sacro — pianta
.dedicata a Vishnu — le cui foglie si crede abbiano
la singolare virtù di guarire ogni sorta di mali e
di espellere il veleno dei serpenti.
Nell’antica religione persiana si rinviene que-
sto medesimo culto idolatrico reso agli alberi,
conforme i precetti del Zend Avesta, rivelati a
Zoroastro direttamente da Ormuzd; ed il Ven-
didàd, qualificando gli alberi per puri e santi,
espressamente ingiunge di pregarli e d’invocarli.
Il cipresso soprattutto, introdotto da Zoroastro,
fu onorato di speciale venerazione. Narrava vec-
chia fama, che quel discepolo dei Caldei di As-
siria o di Babilonia ne piantasse uno nella città
di Battra allato al palazzo del re, il qual cipresso
avendo in pochi giorni acquistato dimensioni al
tutto straordinarie, potè sostenere co’ suoi rami
una grandissima e bellissima sala edificatavi dallo
stesso Zoroastro. E si diceva che le foglie di cotesto
albero dessero l’intelligenza e il sapere a chiun-
que ne assaggiasse (2). Un altro cipresso, non
O Bulletin du Muséum d’bistoire naturelle, 1895, p. 321 ;
Ibid., 1896, p. 33.
(2) Ann. Inst. 1847, p. 81.
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sulla scorza o sulle foglie. Si fatto albero sacro,
chiamato Albero della Preghiera, si vuole che sia
provenuto dal sangue sgorgato in occasione della
nascita di Tson Kava, fondatore della setta dei Ge-
lughi ('). Diremo da ultimo che nell’india vive tut-
tora il culto della tulasi o basilico sacro — pianta
.dedicata a Vishnu — le cui foglie si crede abbiano
la singolare virtù di guarire ogni sorta di mali e
di espellere il veleno dei serpenti.
Nell’antica religione persiana si rinviene que-
sto medesimo culto idolatrico reso agli alberi,
conforme i precetti del Zend Avesta, rivelati a
Zoroastro direttamente da Ormuzd; ed il Ven-
didàd, qualificando gli alberi per puri e santi,
espressamente ingiunge di pregarli e d’invocarli.
Il cipresso soprattutto, introdotto da Zoroastro,
fu onorato di speciale venerazione. Narrava vec-
chia fama, che quel discepolo dei Caldei di As-
siria o di Babilonia ne piantasse uno nella città
di Battra allato al palazzo del re, il qual cipresso
avendo in pochi giorni acquistato dimensioni al
tutto straordinarie, potè sostenere co’ suoi rami
una grandissima e bellissima sala edificatavi dallo
stesso Zoroastro. E si diceva che le foglie di cotesto
albero dessero l’intelligenza e il sapere a chiun-
que ne assaggiasse (2). Un altro cipresso, non
O Bulletin du Muséum d’bistoire naturelle, 1895, p. 321 ;
Ibid., 1896, p. 33.
(2) Ann. Inst. 1847, p. 81.