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Canina, Luigi
L' architettura antica (Testo): Sezione 2, Architettura greca: Monumenti — Rom, 1834-1841

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https://doi.org/10.11588/diglit.4999#0056
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r>2 ARCHITETTURA GRECA. PARTE I.

nobilitassero le loro città con più ricercati edifizj (68). Si è molto conteso in questi ultimi tempi sulla maniera
colla quale gli Etruschi formavano le loro abitazioni ed i loro principali edifizj, se si fossero in tempi anteriori
ai Greci usate colonne, e se queste fossero di proporzioni consimili alle Greche ; nelle quali cose più per spirito
di partito che per interesse di conoscere il vero, sembra che se ne occupassero molti dotti uomini, inspecie nel
fine del secolo trascorso, onde sarebbe di necessità impiegare molte pagine per riportarne solo il loro sentimento.
Ma stando alla opinione più generalizzata, pare ora comprovato, che lo stile adottato dagli Etruschi, anche
nei loro tempi medii, nell'arte di edificare, fosse alquanto rassomigliante a quello della prima maniera Do-
rica dei Greci, e che gli avanzamenti in quest'arte progredissero con eguale esito contemporaneamente tanto
presso i Greci, che presso gli Etruschi. Questa uniformità di cose si deduce dalla comune origine, che parte di
essi traevano dai diversi popoli dell'Asia, dalla comunicazione che ebbero soventi tra di loro col mezzo dei molti
stabilimenti Greci che si fissarono nelle regioni dell'Italia, da alcune cose che risguardano la Mitologia degli
Etruschi, le quali sono dichiarate essere consimili a quelle dei Greci, dalle molte opere, specialmente in quelle
di terra cotta, nelle quali gli Etruschi si resero pure molto abili in lavorarle, e che sono rassomiglianti a
quelle dei Greci tanto nello stile delle figure dipinte, che nella forma di tali opere stesse, e più ancora dalla
eguaglianza di carattere che hanno alcune parti dei sepolcri degli Etruschi, scoperti ultimamente in diversi loro
paesi, con la maniera Dorica dei Greci, indicata visibilmente dal compartimento dei triglifi e metope del fre-
gio (69). D'altronde poi la descrizione che abbiamo da Vitruvio delle parti componenti un tempio, secondo la
maniera Toscana, (70) si allontana dalla maniera Dorica solo nello stabilire le basi sotto alle colonne; del quale
uso però, benché apparentemente poco comune presso i Greci, se ne ha esempio nelle colonne Doriche del
pronao del tempio denominato di Minerva in Siracusa, (71) ed in quelle pure del pronao del picciol tempio di

(68) Polib.Lib. 6. e. 2. Strab. Lib.b. Dionis. Lib.%. Livio
Lib. 1. e. 34. e Plinio Lib. 35. e. 5. e 43. Con poca diversità
viene quest'avvenimento riferito dagl'indicati scrittori. E si crede-
va che questo Demarato fosse Corintio della stirpe dei Bacchiadi,
e che avesse lasciato tale sua patria per sottrarsi dalla tirannia di
Cipselo. Dopo di avere per il commercio da lui intrapreso, cono-
sciuto la prosperità del paese dei Tirreni, si decise di stabilirsi in
Tarquinia, città in allora grande e ricca; ed unitamente alla sua
famiglia trasportò ivi molte ricchezze. Si crede ancora che ivi lo
seguissero diversi artisti di Corinto, tra i quali sono nominati da
Plinio, come pittore Cleofante, e come scultori Euchira ed Eu-
grammo.Da Strahone ci viene indicato poi che Demarato potè col
soccorso di qixesti adornare con belle opere la Toscana. E quindi
ben cognita la circostanza con cui il di lui figlio Lucumone ottenne
il governo di Roma, prendendo il nome di Tarquinio dalla città
da cui esso si partì. Le cose che si trovano scritte a questo riguardo
dagli antichi sono pure tenute da qualche moderno scrittore per
poetiche, supponendole essere state tratte da qualche antica tra-
dizione (Mleali. Storia dell Italia avanti il dominio dei Romani
Part. I. e. 27. e Niebur. Hlstolre Romaine Tom. I.) Ma siccome
le asserzioni degli antichi scrittori possono essere di maggior va-
lore che i supposti peranche sensati dei moderni: così noi consi-
derando un tale avvenimento come veritiero, giacché si trova col-
legato con molte altre circostanze storiche, potremo stabilire esse-
re stati gli Etruschi, ed inspecie i Tarquinj, in tal modo maggior-
mente istruiti nelle pratiche dell'arte Greca, siccome pure lo po-
tremo comprovare colle stesse loro opere, nel descrivere queste
particolarmente nelle seguenti osservazioni.

(69) Orioli presso Invilir ami. Monum. Etruschi Dissert. VII.
sopra gli edifizj. Oltre ai sepolcri scoperti in Norchia, o Orchia de-
gli antichi, terra del Viterbese, che sono descritti dall'Orioli, uno
dei quali è terminato da una cornice Dorica, molti altri sono poste-

riormente tornati alla luce in seguito dei molti scavi intrapresi in
questi ultimi anni nelle vicinanze dell'antica Tarquinia, e Vidcia
in specie, i quali presentano diverse particolarità che si esamine-
ranno nel riprodurli cogli altri sepolcri in fine della terza Parte.
Pertanto gioverà l'osservare quivi che tutte quelle parti che si ri-
trovano scolpite in marmo o in altra pietra meno comune, le ho
riconosciute essere state composte decisameute con sagome Greche,
come sono inspecie diversi capitelli quadrangolari, già situati so-
pra i medesimi sepolcri, i quali sono decisamente composti ad imi-
tazione del capitello Dorico Greco. Alcune altre particolarità che
si rinvengono nei medesimi sepolcri, che differiscono dalle pra-
tiche comuni, e che si vedono grafite nel tufo in cui sono formate
tali tombe, si devono decisamente considerare per essere dettate
più dal capriccio di artifici secondar], dai quali furono eseguite,
che da un qualche ordinato sistema.

(70) f^itruv. Lib. 4. e. 7. Dalle poche cose accennate da
questo scrittore in riguardo di alcune particolarità che avevano i
Toscani nel costruire i loro tempj, hanno molti riformatori cre-
duto di ritrovarvi una nuova maniera di edificare differente in
tutto e pertutto dalla Greca. Ma esaminando le cose scritte su tal
proposito da Vitruvio, si trovano essere queste solo relative ad una
particolare disposizione della cella dei tempj, e dell'architravatura
formata con semplici legni e costruzioni ordinarie, le quali par-
ticolarità rendevano tali edifizj di un aspetto basso e depresso, sic-
come si trova asserito dallo stesso Vitruvio. Le colonne ordinate
secondo la maniera Toscana, essendo solo per poco differenti dalle
Doriche, non si possono considerare come opere di un carattere
originale.- e quando anche portasse di dovere conoscere in esse un
ordine abbastanza distinto, come è per esempio il Dorico dall'Io-
nico, non costituirebbe mai una maniera di costruire originale, sic-
come non lo formano le indicate particolari maniere Greche.

(li) Willkin. The antlq. of Magna Graecia e. i.
 
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