STORIA DELL'ARTE. CAI». III.
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bile che tra gli altri edifizj della Sicilia, il tempio creduto essere stato consacrato a Giove Agoreo, del quale
ne rimangono solo alcuni ruderi prostrati al suolo in Selinunte, (62) sia stato se non ultimato, almen comin-
ciato a costruirsi, non molti anni dopo dell'epoca in cui Selinunte da quei di Megara fu edificata; poiché per
la sua grandezza molto tempo si dovette evidentemente impiegare in costruirlo. In tal modo le città della Si-
cilia, seguendo tale opinione, si deve credere che si siano pochi anni dopo la loro fondazione ornate con nobili
edifizj.
In Italia pare ancora che le arti sino dalle prime Olimpiadi si coltivassero con felice esito, ed in specie
nei paesi della Magna Grecia cotanto vantati per la bontà del clima e per la fertilità del suolo. Tra le di-
verse città di tal regione, che si dicevano essere giunte ad ottenere maggiore opulenza, si considera primiera-
mente l'antica Sibari che si diceva edificata dagli Achei, condotti da Isellico, tra il fiume Cratie Sibari, e che
era giunta a tanta opulenza e grandezza che signoreggiava su quattro nazioni circonvicine. Il giro delle mura
si credeva essere stato di cinquanta stadj, ed in esso vi stavano compresi nobili e ricchi edifizj, unitamente ad
una numerosissima popolazione (63). Questi Sibariti nel tempo della loro grandezza, essendosi impadroniti del
paese di Pesto, trasferirono la città sul mare, che ivi vi era, detta Posidonia; (64) e sin d'allora ebbero forse
principio i grandiosi monumenti, di cui ci sovrastono tuttora immensi resti, e che sono considerati per buoni
esempj della maniera dorica dei Greci. I Greci condotti da Miscello, invitati dalla prosperità dei Sibariti, edifi-
carono Crotone nel paese già occupato dagli Japici. Questa città giunse ben tosto ad acquistare molta possanza
per la cotanto vantata robustezza e fortezza dei suoi abitanti ; e quindi divenne assai celebre per il soggiorno
che vi fece Pitagora, e per le istituzioni ivi ordinate da questo filosofo (65). A cagione poi della molta rinomanza
che aveva acquistata Crotone, per la eccellenza dei suoi atleti, vi dovevano essere sino dal suo principio grandi
palestre, e luoghi per le corse. Similmente Regio doveva essere sino da quest'epoca ordinata con nobili edifizj,
siccome lo dimostra la etimologia del di lui nome ; imperocché vuoisi che questo derivasse da regia a cagione
della sua nobiltà; ed era assai rinomata per le sue mura munite con frequenti torri (66). Quindi Taranto, Curna
e le altre città principali della Magna Grecia egualmente per la ricchezza propria del paese, dovettero nobilitarsi
con diversi magnifici edifizj.
In simil modo le arti si dovettero coltivare con felice esito dagli altri popoli dell' Italia e principalmente dagli
Etruschi, dopo che essi furono più ampiamente ammaestrati nell'arte Greca dai valenti artisti che si trasferi-
rono con Demarato da Corinto in queste regioni, circa nella XXXV Olimpiade (67). È questa una circostanza
assai interessante per la storia dell' arte di questa età e di questo paese ; benché da varj scrittori moderni sia
molto contesa e tenuta in poca considerazione. Imperocché per la venuta di tali artisti Corintj, condotti da De-
marato credesi che i Tarquinj, presso ai quali questi si stabilirono, acquistassero maggiori conoscenze nelle arti e
(62) JVillkin. Oper. cit. e. 4.
(63) Strab. Lib. 6. e Diod. Lib. 12. e. 6. Si diceva che nella
guerra dei Sibariti contro i Crotoniate avesse la città di Sibari ar-
mato un esercito numerosissimo. La somma fecondità del suolo
situato nel d'intorno di questa città aveva attratto gran numero
di Greci ad abitarvi. E la ricchezza in cui erano giunti i Sibariti
si dimostra specialmente con quanto dicevasi di Smindiride; im-
perocché era questi considerato per il più facoltoso tra i preten-
denti della figlia di distene che in allora governava Sicione; ed
aveva condotto con se mille persone di servizio. {Diod. Lib. 8.
frani.) Similmente altro Sibarita denominato Alcistcne, per mo-
strare quanto grande fosse ia sua privata magnificenza, dedicò al
tempio di Giunone Lacinia un Peplo del valore di centoventi ta-
lenti Inoltre si consideravano i Sibariti essere stati gl'inventori
di moltissime cose di lusso e di comodo. (Jthen. Lib. 12.) Quindi
presso di loro dovettero esistervi molti nobili e sontuosi edifizj; ed
il tempio di Giunone chiamato il Lacinio, situato presso il pro-
montorio degli Japigi, dovette considcrabilmentc nobilitarsi per le
ricchezze dei Sibariti, ed in specie coll'offerta di Alcistene. Ave-
vano inoltre i Sibariti dedicato un ricco tesoro in Olimpia. (Paus.
Lib. 6. e. 19)
(64) Strab. Lib. 5.
(65) La venuta in Crotone di Pitagora da Samo sua patria,
si stabilisce più comunemente essere accaduta incirca nella Olim-
piade LX; e le di lui istituzioni sono a lungo riferite dagli antichi
scrittori. Tanta era la celebrità che avevano, in seguito dagl'inse-
gnamenti di Pitagora, acquistati i Grotoniati inspccie nei giuochi
ginnastici, che si diceva per proverbio, che l'ultimo trai Grotoniati,
era il primo tra i Greci. Strabone a questo riguardo scrisse che
Milone famosissimo Atleta e discepolo di Pitagora, standovi per
cadere una colonna dalla sala, in cui tenevano le loro adunanze
i Pitagorici, e confidando egli nelle sue forze, la sostenne e fece
si che tutti i filosofi si salvassero, ed egli stesso ancora. (Strabon.
Lib. 6.)
(66) Strab. Lib. 6. Questa città venendo distrutta da Dioni-
sio, fu riedificata dal di lui tìglio al tempo di Pirro e si chiamò
con altro nome Febea.
(67) Strab. Lib. 5. e PUn. lìist. Nat. Lib. 36. e. 5.
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bile che tra gli altri edifizj della Sicilia, il tempio creduto essere stato consacrato a Giove Agoreo, del quale
ne rimangono solo alcuni ruderi prostrati al suolo in Selinunte, (62) sia stato se non ultimato, almen comin-
ciato a costruirsi, non molti anni dopo dell'epoca in cui Selinunte da quei di Megara fu edificata; poiché per
la sua grandezza molto tempo si dovette evidentemente impiegare in costruirlo. In tal modo le città della Si-
cilia, seguendo tale opinione, si deve credere che si siano pochi anni dopo la loro fondazione ornate con nobili
edifizj.
In Italia pare ancora che le arti sino dalle prime Olimpiadi si coltivassero con felice esito, ed in specie
nei paesi della Magna Grecia cotanto vantati per la bontà del clima e per la fertilità del suolo. Tra le di-
verse città di tal regione, che si dicevano essere giunte ad ottenere maggiore opulenza, si considera primiera-
mente l'antica Sibari che si diceva edificata dagli Achei, condotti da Isellico, tra il fiume Cratie Sibari, e che
era giunta a tanta opulenza e grandezza che signoreggiava su quattro nazioni circonvicine. Il giro delle mura
si credeva essere stato di cinquanta stadj, ed in esso vi stavano compresi nobili e ricchi edifizj, unitamente ad
una numerosissima popolazione (63). Questi Sibariti nel tempo della loro grandezza, essendosi impadroniti del
paese di Pesto, trasferirono la città sul mare, che ivi vi era, detta Posidonia; (64) e sin d'allora ebbero forse
principio i grandiosi monumenti, di cui ci sovrastono tuttora immensi resti, e che sono considerati per buoni
esempj della maniera dorica dei Greci. I Greci condotti da Miscello, invitati dalla prosperità dei Sibariti, edifi-
carono Crotone nel paese già occupato dagli Japici. Questa città giunse ben tosto ad acquistare molta possanza
per la cotanto vantata robustezza e fortezza dei suoi abitanti ; e quindi divenne assai celebre per il soggiorno
che vi fece Pitagora, e per le istituzioni ivi ordinate da questo filosofo (65). A cagione poi della molta rinomanza
che aveva acquistata Crotone, per la eccellenza dei suoi atleti, vi dovevano essere sino dal suo principio grandi
palestre, e luoghi per le corse. Similmente Regio doveva essere sino da quest'epoca ordinata con nobili edifizj,
siccome lo dimostra la etimologia del di lui nome ; imperocché vuoisi che questo derivasse da regia a cagione
della sua nobiltà; ed era assai rinomata per le sue mura munite con frequenti torri (66). Quindi Taranto, Curna
e le altre città principali della Magna Grecia egualmente per la ricchezza propria del paese, dovettero nobilitarsi
con diversi magnifici edifizj.
In simil modo le arti si dovettero coltivare con felice esito dagli altri popoli dell' Italia e principalmente dagli
Etruschi, dopo che essi furono più ampiamente ammaestrati nell'arte Greca dai valenti artisti che si trasferi-
rono con Demarato da Corinto in queste regioni, circa nella XXXV Olimpiade (67). È questa una circostanza
assai interessante per la storia dell' arte di questa età e di questo paese ; benché da varj scrittori moderni sia
molto contesa e tenuta in poca considerazione. Imperocché per la venuta di tali artisti Corintj, condotti da De-
marato credesi che i Tarquinj, presso ai quali questi si stabilirono, acquistassero maggiori conoscenze nelle arti e
(62) JVillkin. Oper. cit. e. 4.
(63) Strab. Lib. 6. e Diod. Lib. 12. e. 6. Si diceva che nella
guerra dei Sibariti contro i Crotoniate avesse la città di Sibari ar-
mato un esercito numerosissimo. La somma fecondità del suolo
situato nel d'intorno di questa città aveva attratto gran numero
di Greci ad abitarvi. E la ricchezza in cui erano giunti i Sibariti
si dimostra specialmente con quanto dicevasi di Smindiride; im-
perocché era questi considerato per il più facoltoso tra i preten-
denti della figlia di distene che in allora governava Sicione; ed
aveva condotto con se mille persone di servizio. {Diod. Lib. 8.
frani.) Similmente altro Sibarita denominato Alcistcne, per mo-
strare quanto grande fosse ia sua privata magnificenza, dedicò al
tempio di Giunone Lacinia un Peplo del valore di centoventi ta-
lenti Inoltre si consideravano i Sibariti essere stati gl'inventori
di moltissime cose di lusso e di comodo. (Jthen. Lib. 12.) Quindi
presso di loro dovettero esistervi molti nobili e sontuosi edifizj; ed
il tempio di Giunone chiamato il Lacinio, situato presso il pro-
montorio degli Japigi, dovette considcrabilmentc nobilitarsi per le
ricchezze dei Sibariti, ed in specie coll'offerta di Alcistene. Ave-
vano inoltre i Sibariti dedicato un ricco tesoro in Olimpia. (Paus.
Lib. 6. e. 19)
(64) Strab. Lib. 5.
(65) La venuta in Crotone di Pitagora da Samo sua patria,
si stabilisce più comunemente essere accaduta incirca nella Olim-
piade LX; e le di lui istituzioni sono a lungo riferite dagli antichi
scrittori. Tanta era la celebrità che avevano, in seguito dagl'inse-
gnamenti di Pitagora, acquistati i Grotoniati inspccie nei giuochi
ginnastici, che si diceva per proverbio, che l'ultimo trai Grotoniati,
era il primo tra i Greci. Strabone a questo riguardo scrisse che
Milone famosissimo Atleta e discepolo di Pitagora, standovi per
cadere una colonna dalla sala, in cui tenevano le loro adunanze
i Pitagorici, e confidando egli nelle sue forze, la sostenne e fece
si che tutti i filosofi si salvassero, ed egli stesso ancora. (Strabon.
Lib. 6.)
(66) Strab. Lib. 6. Questa città venendo distrutta da Dioni-
sio, fu riedificata dal di lui tìglio al tempo di Pirro e si chiamò
con altro nome Febea.
(67) Strab. Lib. 5. e PUn. lìist. Nat. Lib. 36. e. 5.