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Canina, Luigi
L' architettura antica (Testo): Sezione 2, Architettura greca: Monumenti — Rom, 1834-1841

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https://doi.org/10.11588/diglit.4999#0061

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CAPITOLO IV.

PERFEZIONE DELL'ARTE DI EDIFICARE

INTRODOTTA NELLA GRECIA

DALLE INVASIONI PERSIANE ALLE CONQUISTE DEI MACEDONI

II elle grandi invasioni Persiane, che accaddero nel principio della quarta epoca quivi stabilita, si distrussero gran
parte di quei solidi preparativi che nelle diverse città dei Greci si erano fatti nell'arte di edificare. Imperocché
Dario dopo di aver passato il Bosforo col mezzo del ponte fatto da Mandroclc Sainio, (1), e dopo di aver sog-
giogate le città degli Jonj, tenendole soggette con duro governo, distrusse molti nobili stabilimenti che si erano
in esse formati. Essendosi poi gli Jonj poco dopo dal dominio di Dario ribellati, e col soccorso degli Ateniesi
giunti sino in Sardi, incendiarono ivi con somma facilità tutte le case, poiché erano fatte di canne, e quelle
ancora che erano fatte di mattoni, erano coperte di canne. Colle case insieme arsero il tempio di Cibele, Dea
del paese. Tale incendio servì di pretesto ai Persiani per dar fuoco ai tempj della Grecia; (2) siccome essi in
gran parte eseguirono tosto che le armate di Dario nuovamente soggiogarono gli Jonj. I tristi effetti di tale
vendetta si rivolsero primieramente contro i Milesj, i quali furono intieramente dal furore dei Persiani massacrati,
e tutti gli edifìzj della loro città col tempio di Apollo Didimeo, che già molto ricco era divenuto per la cele-
brità del suo Oracolo, furono saccheggiati, e dal fuoco distrutti. Circa la stessa sorte soffrirono le altre città
degli Jonj. Ai soli Samj, fra quanti si erano ribellati a Dario, non furono abbruciate le case ed i tempj, perchè
nella pugna navale, che ebbe luogo contro i Persiani, si erano ritirati dai collegati: ma glandi danni avevano
pure essi innanzi sofferto, allorché i Persiani vi si recarono per sottomettere l'isola al potere di Silosofonte (3).
Quindi per la celebrità, in cui erano giunte le due divinità che si veneravano in Delo, i Persiani rispettarono
pure le cose che in quest'isola vi stavano (4). Dati ed Artaferne, che succeduti erano nel comando a Mar-
donio, per non essere egli bene riuscito nella pugna navale, dopo di avere essi vinti gli Eretrj e distrutta la
loro città, s'innoltrarono persino nell'Attica a poca distanza da Atene, per eseguire verso gli Ateniesi quanto
loro veniva da Dario ordinato . In tale impresa non ebbero i Persiani però cgual sorte quanto nelle altre che in-
trapresero contro i Greci della Jonia: poiché ivi gli Ateniesi soccorsi peranchc dai Plateesi, e comandati prin-
cipalmente da Milziade, da Aristide, e da Temistocle, nel salvare essi la loro patria dall' esterminio, liberarono'
insieme la Grecia tutta dalla schiavitù dei Persiani colla celebre battaglia di Maratona (5). Per tale vittoria gli
Ateniesi, che n'ebbero la principale parte, innalzarono un grande trofeo di marmo sul luogo stesso ove vinsero
la battaglia, con i monumenti onorarj di tutti coloro che ivi perirono in difesa della loro patria (6).

(1) Erod. in Melpom. Mandrocle di Samo, clic £Vi l'architet-
to del grande ponte eseguito nello stretto del Bosforo tra Bisanzio
ed il tempio, che stava situato alla bocca, per fare transitare la
grande armata di Dario, ebbe in dono da epiesto sovrano ricchis-
simi compensi. Egli poi colle primizie di tali doni fece dipingere
tutta l'unione del Bosforo da Ini diretta, col Re Dario assiso sul
trono, ed il suo esercito che transitava sul ponte; e dedicò tale pit-
tura al tempio di Giunone in Samo. Da alcune altre circostanze
riferite dal medesimo Erodoto a questo riguardo, si conosce che il
descritto ponte era in gran parte composto di barche, poste a poca
distanza l'una dall'altra, ed erano poi collegate evidentemente con
lunghe travature sopra le quali vi doveva esser formato il tavolato.

(2) Erod. in Tersic.

(3) Erod. in Erato ed in T'alia.

(4) Erod. in Polin.

(5) Erod. in Erato. Fu in questa occasione, che gli Ateniesi
prestando fede alle narrazioni dell'araldo Filippide , edificarono
sotto la Rocca il tempio del Dio Pane, per averlo creduto essere
stato a loro favorevole in tale circostanza. E si dipinse quindi nel
Pecile la battaglia di Maratona ove figurava principalmente la im-
magine di Milziade. (Corn. Nepot. in Milziade.) Era il Pecile uno
dei principali portici di Atene, denominato in tal modo dalla va-
rietà delle pitture.

(6) Paus. Lib. 1. e. 52.
 
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