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Canina, Luigi
L' architettura antica (Testo): Sezione 2, Architettura greca: Monumenti — Rom, 1834-1841

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https://doi.org/10.11588/diglit.4999#0054

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50 ARCHITETTURA GRECA. PARTE I.

principale avevano, anche prima che venisse dal fuoco degli Jonj distrutto, doveva essere edificato colla stessa
maniera Jonica, con cui venne quindi rinnovata la sua costruzione. L'opera poi più celebre che fu dai Lidj
edificata sino dalle prime Olimpiadi, era il sepolcro di Aliatte padre di Creso. Veniva questo formato da un
grandissimo tumulo di terra innalzato su di una immensa base fatta di enormi pietre, il di cui giro era di sei
stadj e due jugeri, e la sua larghezza di tredici jugeri (54). La forma di questo monumento doveva rassomi-
gliare alquanto a quella che avevano le piramidi degli Egiziani, colla diversità che quelle erano intieramente
costrutte di pietre, mentre il sepolcro di Aliatte non aveva di pietre che il basamento.

Nella Sicilia dopo che Teocle Ateniese condusse altri Greci ad ivi abitare, i fjuali furono parte Calcidesi di
Negroponte, e parte Jonj e Doriesi, i più dei quali però erano Megaresi, non avendo egli potuto indurre i suoi
concittadini a seguirlo, e dopo che Archia vi trasportò nell'anno seguente, ossia nel terzo anno della V Olim-
piade, (55) molti Corintj, si ordinarono diversi stabilimenti Greci, e si fondarono nuove città. Quella che edifica-
rono i Calcidesi la chiamarono Nasso, quella dei Doriesi Megara, (56) e quella che i Corintj costrussero, dopo
di avere scacciati i Siciliani dall'isola Ortigia, Siracusa venne denominata, la quale in seguito, essendo stata
unita per mezzo di un ponte colla indicata isola, si rese più abbondante di popolazione (57). Gli altri Greci
che vi si trasferirono pochi anni dopo con Lame, Anfitemo, ed Entimo edificarono quei di Megara Tapso, e
quindi Selinunte, e quei di Rodi e di Creta, quarantacinque anni dopo la fondazione di Siracusa, costrussero
Gela, i di cui abitanti cento ed otto anni dopo fondarono Agrigenti, (58) città che divenne celebre tra le altre,
che avevano i Siciliani nella loro isola. I Messeni poi allorché furono costretti a lasciare il loro paese per le
terribili guerre, che ebbero coi Lacedemonj, condotti da Manticlo tragittarono pure in Sicilia, e dopo di aver
vinti quei di Zancle nella XXIX Olimpiade, cangiarono nome alla città occupata in quello di Messene, ed un
tempio innalzarono ad Ercole chiamato Manticlo dal nome del loro condottiere, che fuori delle mura della città
esisteva ancora ai tempi di Pausania (59). Molte altre città raccontano gli scrittori che furono pure fondate dai
Greci e dagli Jonj, che vi si trasferirono, circa nella medesima epoca, ad abitare quest' isola. Diversi resti
di edifìzj che non furono intieramente distrutti dalle ingiurie del tempo, e dalle devastazioni che ebbero iSici-
liani a soffrire in varj tempi, per la loro maniera Dorica assai consimile a quella che usarono i Greci nelle costru-
zioni delle loro principali fabbriche, indicano essere stati i monumenti, a cui appartenevano, edificati da quelle
diverse colonie di Greci che ivi si trasferirono. Il più antico di tali edifìzj credesi essere un tempio Dorico che
sta in Egesta, il di cui peristilio esiste quasi intieramente conservato; imperocché per le sue basse proporzioni,
per le sue colonne non ancor scannellate, e per essere tutta la costruzione di carattere pesante, se ne attribuisce la
edificazione a quei Trojani e Focesi non molti secoli dopo all'epoca in cui essi fondarono la città (60). II tem-
pio denominato di Minerva, del quale poche colonne rimangono in Siracusa, per la rassomiglianza che hanno
queste con quelle doriche di basse proporzioni che esistono presso Corinto, se ne attribuisce pure l'edificazione
ai Corintj condotti da Archia, pochi anni dopo da che essi ebbero fondata la città (61). Sembra ancora proba-

(54) Erod. in Clio. Dalle misure accennate da Erodoto si co-
nosce essere stato il sepolcro di Aliatte veramente una grand'ope-
ra; e si diceva essere stato fatto col lavoro delle donne in specie.
A lato del medesimo sepolcro vi stava un lago, chiamato Gigco, e
prodotto forse colle terre scavate per formare il cumulo del sepolcro.

(55) Tucid. Lib.6. Hancarville Reclierches sur Vorigineec.
Tom. II. Lib. 2 e. 3.

(56) Strab. Lib. 6. Insieme con Archia narra Strabone che
parti dalla Grecia Miscello, al quale si attribuisce l'edificazione di
Crotone. E siccome si credeva che questi due capitani avessero
avuto dall'oracolo di Delfo la scelta tra le ricchezze e la sanità
per stabilirle a preferenza nelle loro citta, ed avendo Archia pre-
scelte le ricchezze, si deduceva che da questa circostanza fosse de-
rivata la grande opulenza, che Siracusa acquistò sino dal suo prin-
cipio. Ci assicura quindi lo stesso scrittore che lo spazio incluso
nelle mura più antiche si poteva considerare essere sufficiente per
cinque citta; poiché aveva un perimentro di cento ottanta stadj.

(57) Tucid. Lib. 6. e Strab. Lib. 5.

(58) Tucid. Lib. 6. Alla citta di Gela fu imposto un tal
nome dal vicino fiume; poiché il luogo fortificato che primiera-
mente ivi esisteva si chiamava Lindj.

(59) Paus. Lib. A. e. 23. Scrisse inoltre Tucidide che dopo
di essersi fondata Zancle, chiamata quindi Messene, fu ancora edi-
ficata Imera da Euclide, Simo, e Sacone. Similmente gli stessi Si-
racusani, sessantanni dopo la fondazione della loro citta, edifica-
rono Aera, e dopo altri venti anni Casmene; e quindi ancora Ca-
marina. [Tucid. Lib. 6.)

(60) Willkin. Tìic antiq. of Magna Gruccia, e 5. Per alcu-
ne accurate diligenze fatte in seguito dagli architetti Hittorf e Zanth
si crede che questo tempio non venisse mai ultimato; e perciò le
sue colonne e gli altri ornamenti dorici restassero così imperfetti.
Ma questa circostanza si esamina meglio nella particolar descrizione
di questo edifizio riportata nella parte terza.

(61) Willkin. The antiq. of Magna. Graccia. e. 1.
 
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