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EDIFIZJ DI ROMA ANTICA
PANTEON DI M. AGR1PPA
TAVOLE LXVII, LXVI1I, LXIX, LXX, LXXI,
LXXII, LXXIII, LXXIV, LXXIVA.
11 ridire ciò che si scrisse sulla storia di questo più importante monumento dell’arte di edificare degli
antichi romani, ed il prendere a considerare le molte osservazioni che furono fatte sulla sua struttura,
recherebbe forse più intralcio che utile ai nostro scopo; imperocché da alcune variazioni, che evidente-
mente furono fatte nella fabbrica stessa, non venendo bene intese, si derivarono molte opinioni tra loro
discordi, e di non molta importanza. Onde è che riferiremo solo quelle circostanze che si possono de-
durre dai documenti più incontrastabili e più approvati ; e primieramente cominciando da quanto con-
cerne la sua storia, si potranno di seguito con più evidenza esporre le varietà di architettura introdotte.
L’iscrizione, che si legge sul fregio del portico, dimostra a chiare lettere essere stato l’edilìzio
fatto da M. Agrippa nel terzo suo consolato.
M. AGRIPPA . L. F. COS. TERTIVM . FEC1T
Questo è il documento più certo che si abbia per dimostrare l’autenticità dell’epoca precisa della costru-
zione del Panteon e del nome del suo edificatore. Il terzo consolato di Agrippa si stabilisce essere ac-
caduto nell’anno 726 di Roma. Però Dione Cassio, registrando nei suoi scritti la edificazione dello stesso
edilìzio, lo indica portato a compimento nell’anno 729 di Roma; onde deve credersi o che il portico sol-
tanto fosse fatto nell’anno 726, come lo dimostra ad evidenza la iscrizione sulla sua fronte scolpita, e che
il rimanente si sia portato a compimento nei successivi due anni, oppure che Dione, nell’indicare una tale
edificazione, non sia stato molto attaccato all’epoca precisa. Questo storico dopo aver narrato le cose fatte
nel nono consolato di Augusto, corrispondente all’anno 729, scrisse che circa nello stesso tempo Agrippa
adornò a proprie spese la città; imperocché egli fabbricò il portico di Nettuno per le vittorie navali da lui
riportate, decorandolo di una pittura degli Argonauti, e fece inoltre il sudatorio Laconico. Era stato tale
ginnasio da lui chiamato Laconico, perchè pareva che i lacedemoni fossero stati particolarmente portati a
denudare i loro corpi, e ad ungersi di olio. Agrippa ridusse a perfezione anche il Panteon; e quest’edifìzio
si chiamava in tal guisa forse perchè nei simulacri di Marte e di Venere si comprendevano le immagini
di più numi; o veramente, come sembrava a Dione più probabile, perchè la sua volta, fatta in forma con-
vessa, aveva somiglianza col cielo. Inoltre aggiunse lo stesso scrittore che Agrippa volle collocare in tale
edilìzio anche la statua di Augusto, ed attribuire a lui stesso l’onore di avere innalzata una tale opera:
ma non venendo accettata da lui alcuna di queste onorificenze, Agrippa pose allora dentro al Panteon
la statua di Giulio Cesare, e collocò nel pronao quella di Augusto unitamente alla sua propria (171).
Dalla esposta narrazione di Dione, che dopo la suddetta iscrizione scolpita sulla fronte del portico,
è l’altro documento più importante che si abbia intorno la storia di tale edilìzio, può stabilirsi, per ri-
guardo all’epoca della sua edificazione, che il portico, con gran parte della fabbrica del tempio, era
(171) 'Aypiiwa? SÈ Év toutw rò aoru roìg ifìiots teXeoiv STrexóff-
apvjoe. Tauro fxèv yàp, tjjv oroàv r<v rou IloraSwyo; ùvsp.a<jp.évv]v y.aì
^'MoSópviaw ini ratg vawpmia'.g, y.aì tv; rwv ’Apyavavtàv ypatpvj èns-
"kàpnpvvf tqvto Oc, rò nvptavfiptov rò Aaxwvtxòv xareuxeuaos. Aaxwvtxòv
yàp ro yvpvdatov, èmt^v;mp oi Aoats.8aip.óvtot yvpvovaSai te w rw rór£
Xjpóvq> xaì Zina àoxeìv paìlsv ÈSòxouv, STrexakujas. ro, re IIav3«oy àvo-
p.aapivov è^eteXece. npoaayopiuwat Se' ourw, ra/a pèv Òri rroXXwv
gìxóvag ìv tqìc, àyd\paat, rw te rou’'Ap£<y; xaì rò) t^; ’AypoSmj;, Hafew
w; Se iyà vopi^a, ozi SoXoEtSÈg ov, reo svpavS) npoaéonav- vflovXvfiv; pìv
ovv è ’Ayp'uwa? xaì ròv Au’youarov EvrauSa ìSpvaat, r>jv te rou epyov
ÉrtÉxXvjaiv aùrw Souvar p.-p d-ì-apévov SÈ aùrov p.7]SÉrspov, ixsì pèv, rou
nporÉpou Kai'aapsg, év SÈ tm rtpsvdtp, rou te Aùyouffrou xat Èaurou àv-
Spiavra; Èaryjffs. (Dione. Lib. LUI. c. 27.) Questo è il documento
più importante che si abbia su! Panteon.
EDIFIZJ DI ROMA ANTICA
PANTEON DI M. AGR1PPA
TAVOLE LXVII, LXVI1I, LXIX, LXX, LXXI,
LXXII, LXXIII, LXXIV, LXXIVA.
11 ridire ciò che si scrisse sulla storia di questo più importante monumento dell’arte di edificare degli
antichi romani, ed il prendere a considerare le molte osservazioni che furono fatte sulla sua struttura,
recherebbe forse più intralcio che utile ai nostro scopo; imperocché da alcune variazioni, che evidente-
mente furono fatte nella fabbrica stessa, non venendo bene intese, si derivarono molte opinioni tra loro
discordi, e di non molta importanza. Onde è che riferiremo solo quelle circostanze che si possono de-
durre dai documenti più incontrastabili e più approvati ; e primieramente cominciando da quanto con-
cerne la sua storia, si potranno di seguito con più evidenza esporre le varietà di architettura introdotte.
L’iscrizione, che si legge sul fregio del portico, dimostra a chiare lettere essere stato l’edilìzio
fatto da M. Agrippa nel terzo suo consolato.
M. AGRIPPA . L. F. COS. TERTIVM . FEC1T
Questo è il documento più certo che si abbia per dimostrare l’autenticità dell’epoca precisa della costru-
zione del Panteon e del nome del suo edificatore. Il terzo consolato di Agrippa si stabilisce essere ac-
caduto nell’anno 726 di Roma. Però Dione Cassio, registrando nei suoi scritti la edificazione dello stesso
edilìzio, lo indica portato a compimento nell’anno 729 di Roma; onde deve credersi o che il portico sol-
tanto fosse fatto nell’anno 726, come lo dimostra ad evidenza la iscrizione sulla sua fronte scolpita, e che
il rimanente si sia portato a compimento nei successivi due anni, oppure che Dione, nell’indicare una tale
edificazione, non sia stato molto attaccato all’epoca precisa. Questo storico dopo aver narrato le cose fatte
nel nono consolato di Augusto, corrispondente all’anno 729, scrisse che circa nello stesso tempo Agrippa
adornò a proprie spese la città; imperocché egli fabbricò il portico di Nettuno per le vittorie navali da lui
riportate, decorandolo di una pittura degli Argonauti, e fece inoltre il sudatorio Laconico. Era stato tale
ginnasio da lui chiamato Laconico, perchè pareva che i lacedemoni fossero stati particolarmente portati a
denudare i loro corpi, e ad ungersi di olio. Agrippa ridusse a perfezione anche il Panteon; e quest’edifìzio
si chiamava in tal guisa forse perchè nei simulacri di Marte e di Venere si comprendevano le immagini
di più numi; o veramente, come sembrava a Dione più probabile, perchè la sua volta, fatta in forma con-
vessa, aveva somiglianza col cielo. Inoltre aggiunse lo stesso scrittore che Agrippa volle collocare in tale
edilìzio anche la statua di Augusto, ed attribuire a lui stesso l’onore di avere innalzata una tale opera:
ma non venendo accettata da lui alcuna di queste onorificenze, Agrippa pose allora dentro al Panteon
la statua di Giulio Cesare, e collocò nel pronao quella di Augusto unitamente alla sua propria (171).
Dalla esposta narrazione di Dione, che dopo la suddetta iscrizione scolpita sulla fronte del portico,
è l’altro documento più importante che si abbia intorno la storia di tale edilìzio, può stabilirsi, per ri-
guardo all’epoca della sua edificazione, che il portico, con gran parte della fabbrica del tempio, era
(171) 'Aypiiwa? SÈ Év toutw rò aoru roìg ifìiots teXeoiv STrexóff-
apvjoe. Tauro fxèv yàp, tjjv oroàv r<v rou IloraSwyo; ùvsp.a<jp.évv]v y.aì
^'MoSópviaw ini ratg vawpmia'.g, y.aì tv; rwv ’Apyavavtàv ypatpvj èns-
"kàpnpvvf tqvto Oc, rò nvptavfiptov rò Aaxwvtxòv xareuxeuaos. Aaxwvtxòv
yàp ro yvpvdatov, èmt^v;mp oi Aoats.8aip.óvtot yvpvovaSai te w rw rór£
Xjpóvq> xaì Zina àoxeìv paìlsv ÈSòxouv, STrexakujas. ro, re IIav3«oy àvo-
p.aapivov è^eteXece. npoaayopiuwat Se' ourw, ra/a pèv Òri rroXXwv
gìxóvag ìv tqìc, àyd\paat, rw te rou’'Ap£<y; xaì rò) t^; ’AypoSmj;, Hafew
w; Se iyà vopi^a, ozi SoXoEtSÈg ov, reo svpavS) npoaéonav- vflovXvfiv; pìv
ovv è ’Ayp'uwa? xaì ròv Au’youarov EvrauSa ìSpvaat, r>jv te rou epyov
ÉrtÉxXvjaiv aùrw Souvar p.-p d-ì-apévov SÈ aùrov p.7]SÉrspov, ixsì pèv, rou
nporÉpou Kai'aapsg, év SÈ tm rtpsvdtp, rou te Aùyouffrou xat Èaurou àv-
Spiavra; Èaryjffs. (Dione. Lib. LUI. c. 27.) Questo è il documento
più importante che si abbia su! Panteon.