CAPITOLO IV.
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avendo io detto che le vere gioie non sono più che quat-
tro, avendo rispetto a' detti ignoranti, acciò che essi non
si scandalizzassero, e con quella arrogante lor voce direb-
bono che il grisopazio et il iacinto e la spinella e 1' acqua
marina, e forse anche il granato e la vermiglia e la gri-
solita e la prasma e I' amatista, talvolta direbbono che
queste fussino tutte gioie diverse 1' una dall' altra ; dia-
vol anche che ei dicessero che la perla si mettesse fra le
gioie! la quale ei si sa evidentemente che 1' è un osso di
pesce. E non tanto che io dica di questi propri vasi d'igno-
ranzia, ma io dico per molti simili, et infiniti: e questo
errore la maggior parte n' è causa quei gran principi che
si danno in tutto e per tutto a cotali ignorantoni; la qual
cosa è espressa causa di far male a lor medesimi, e torre
l' animo a quelli uomini che sono per la via delle buone
virtù, et avvilire quelli che nelle virtù sono d' assai. Im-
però lasceremo questo poco di digressione, e torneremo
al nostro ragionamento delle bellissime e virtuosissime
gioie. E perchè io non vorrei che gli ignoranti si scanda-
lizzassero per non avere io ragionato nulla nè del bala-
scio nè del topazio ; il balascio si è rubino di poco colo-
re, e nel ponente si domanda rubin balascia , come s' ei
fosse femmina, ma è della medesima durezza; imperò
è gioia come il rubino, e non se gli fa differenza d' altra
cosa che del prezzo. Il topazio è gioia: e perchè gli è
della medesima durezza del zaffiro, con tutto che sia di co-
lor diverso, si mette col zaffiro stesso, sì come si fa il ba-
iaselo col rubino; e quanto all' aria, faccisi conto che sia
un bel sole.
A ragionar solamente di queste quattro che io pro-
posi, cioè il rubino et il zaffiro, lo smeraldo et il diaman-
te, gli è da sapere che il rubino è in maggior pregio di
tutte 1' altre gioie, perchè un rubino che pesi per cinque
granella di grano, e sia di tutta quella bontà che si può
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avendo io detto che le vere gioie non sono più che quat-
tro, avendo rispetto a' detti ignoranti, acciò che essi non
si scandalizzassero, e con quella arrogante lor voce direb-
bono che il grisopazio et il iacinto e la spinella e 1' acqua
marina, e forse anche il granato e la vermiglia e la gri-
solita e la prasma e I' amatista, talvolta direbbono che
queste fussino tutte gioie diverse 1' una dall' altra ; dia-
vol anche che ei dicessero che la perla si mettesse fra le
gioie! la quale ei si sa evidentemente che 1' è un osso di
pesce. E non tanto che io dica di questi propri vasi d'igno-
ranzia, ma io dico per molti simili, et infiniti: e questo
errore la maggior parte n' è causa quei gran principi che
si danno in tutto e per tutto a cotali ignorantoni; la qual
cosa è espressa causa di far male a lor medesimi, e torre
l' animo a quelli uomini che sono per la via delle buone
virtù, et avvilire quelli che nelle virtù sono d' assai. Im-
però lasceremo questo poco di digressione, e torneremo
al nostro ragionamento delle bellissime e virtuosissime
gioie. E perchè io non vorrei che gli ignoranti si scanda-
lizzassero per non avere io ragionato nulla nè del bala-
scio nè del topazio ; il balascio si è rubino di poco colo-
re, e nel ponente si domanda rubin balascia , come s' ei
fosse femmina, ma è della medesima durezza; imperò
è gioia come il rubino, e non se gli fa differenza d' altra
cosa che del prezzo. Il topazio è gioia: e perchè gli è
della medesima durezza del zaffiro, con tutto che sia di co-
lor diverso, si mette col zaffiro stesso, sì come si fa il ba-
iaselo col rubino; e quanto all' aria, faccisi conto che sia
un bel sole.
A ragionar solamente di queste quattro che io pro-
posi, cioè il rubino et il zaffiro, lo smeraldo et il diaman-
te, gli è da sapere che il rubino è in maggior pregio di
tutte 1' altre gioie, perchè un rubino che pesi per cinque
granella di grano, e sia di tutta quella bontà che si può