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Cellini, Benvenuto; Milanesi, Carlo; Milanesi, Carlo [Hrsg.]
I trattati dell'oreficeria e della scultura: novamente messi alle stampe secondo la originale dettatura del Codice Marciano — Firenze: Felice le Monnier, 1857

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https://doi.org/10.11588/diglit.71583#0216
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DELL OREFICERIA.

ricopersi dei detti carboni, che con grandissima difieultà
si faceva tal cosa per lo smisurato fuoco che immaginar
si può che questo era; e con questo fuoco la andavamo co-
prendo e scoprendo, dove il bisogno ci si mostrava, tanto
che egualmente la facemmo divenire tutta rossa. Da poi
la lasciammo freddare; e poi che la fu fredda, avendo
noi in ordine la nostra caldara piena di bianchimento,
cioè di acqua, gromma e sale, composto in nel modo che
si è detto per a dietro, avendo levato la nostra figura di
in su le brace con le dette quattro verghe di ferro, di poi
essendo fredda la pigliammo con le quattro stanghe di
legno, perchè non si può toccar con ferro il bianchimento,
imperò si ebbe a fare questa diligenzia con le dette ver-
ghe e stanghe. Et avendola messa nella nostra caldara, in
quella si rivoltava e si strofinava con certi gran pennelli
fatti di setole di porco, acconci nel modo che si fa a im-
biancare le mura, e di quella medesima grandezza. Da poi
che noi la vedemmo fatta bianca, con grandissima dili-
genzia e fatica la cavammo dalla detta caldara, e met-
temmola nell' acqua fresca in un' altra simile caldara, et
in quella si lavò benissimo dei bianchimenti. Da poi la
cavammo della detta acqua, e con grandissima diligenzia
la rasciugammo; e rasciutta che la fu, demmo ordine a
dorare quelle parte che volevamo che fussino dorate. E
con tutto che questa fussi una delle gran difieultà a do-
rarla che si possa inmaginare al mondo, io non voglio
entrare in ragionare di cotal difieultà, ma bene ne dirò
qualche piccola cosa in mentre che io insegnerò tutto il
modo del dorare: il quale è cosa bella e maravigliosa,
et agli eccellenti maestri di queste grandi arti sta bene
il saperla, per farla fare a quelli che attendono a tale
professione, che in Francia et in Roma ne ho conosciuti
assai, i quali non attendono ad altro che a dorare. E per-
chè io dico che gli eccellenti maestri non la debbono mai
 
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