8a storia delle arti
lativa delle varie membra, in modo che nes-
suna discordanza deturpasse nella imitazione la
bellezza dell' insieme. Ed in questo senso, e se-
condo queste regole, attribuirono il nome di sim-
metrìa all' accordo armonico di tutte le parti,
onde 1' uomo è composto.
Pitagora di Reggio fu uno dei precipui in-
ventori del sistema delle proporzioni, i principii
del quale furono poscia con più evidenza dimo-
strati dal canone di Policléto di Sidone (ig) (*).
(anni 420? prima di G. C.) — Tale era la
tendenza dell' arte statuaria nelle officine di Egi-
na, di Reggio e d'Argo, verso quel supremo bel-
lo che noi diciamo, vista la difficoltà di accon-
ciamente definirlo, bello ideale (**).
A quel tempo la scuola d'Atene non si era
peranco resa illustre colla eccellenza delle sue
produzioni; ma era presso il momento, nel quale
il genio e la prodigiosa fecondità degli artisti Ate-
(*) Una statua di questo secondo Policléto fu chia-
mata il canone, o il tipo per eccellenza, per la somma re-
golarità delle sue proporzioni. Ne parleremo nel libro se-
guente.
(**) Il dotto autore dei Viaggi d''Anacarsi opina che
sarebbe più conveniente chiamarlo vero ideale.
Gli artisti greci non presumevano inventare una bel-
lezza soprannaturale; cercavano soltanto, studiando ad un
tempo parecchi modelli, di riunirne le varie bellezze in
lativa delle varie membra, in modo che nes-
suna discordanza deturpasse nella imitazione la
bellezza dell' insieme. Ed in questo senso, e se-
condo queste regole, attribuirono il nome di sim-
metrìa all' accordo armonico di tutte le parti,
onde 1' uomo è composto.
Pitagora di Reggio fu uno dei precipui in-
ventori del sistema delle proporzioni, i principii
del quale furono poscia con più evidenza dimo-
strati dal canone di Policléto di Sidone (ig) (*).
(anni 420? prima di G. C.) — Tale era la
tendenza dell' arte statuaria nelle officine di Egi-
na, di Reggio e d'Argo, verso quel supremo bel-
lo che noi diciamo, vista la difficoltà di accon-
ciamente definirlo, bello ideale (**).
A quel tempo la scuola d'Atene non si era
peranco resa illustre colla eccellenza delle sue
produzioni; ma era presso il momento, nel quale
il genio e la prodigiosa fecondità degli artisti Ate-
(*) Una statua di questo secondo Policléto fu chia-
mata il canone, o il tipo per eccellenza, per la somma re-
golarità delle sue proporzioni. Ne parleremo nel libro se-
guente.
(**) Il dotto autore dei Viaggi d''Anacarsi opina che
sarebbe più conveniente chiamarlo vero ideale.
Gli artisti greci non presumevano inventare una bel-
lezza soprannaturale; cercavano soltanto, studiando ad un
tempo parecchi modelli, di riunirne le varie bellezze in