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Bodrero, Emilio; Ducati, Pericle; Istituto Nazionale per le Relazioni Culturali con l'Estero <Rom> [Hrsg.]
Italia e Grecia: saggi su le due civiltà e i loro rapporti attraverso i secoli — Firenze, 1939

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https://doi.org/10.11588/diglit.42576#0408

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LUIGI PIETROBONO

di frequente all’ impulso di ricondursi all’età che fra le trascorse
crede possano offrirgli qualche sollievo a’ suoi mali con la poesia
di cui son ricche. Avendo sortita un’anima eminentemente nostal-
gica, che i casi della vita si presero essi la cura di confermare e
sviluppare, il bello e il buono lo vide di preferenza nel tempo che
fu. Ammise volentieri, ragionando, che ci si potesse rifugiare an-
che nel futuro con i sogni vaghi della speranza; ma più spesso lo
troviamo con lo sguardo volto indietro, alla fanciullezza. « Il ri-
cordo è poesia, e la poesia non è se non ricordo ».
Se dunque si provò tanto spesso a vivere con i poeti e gli eroi
della Grecia antica, non fu per vanagloria di erudito o ambizione
di letterato : fu per un bisogno della sua anima, non mai così con-
tenta di sè che quando ridiventava fanciulla ; chè allora rivedeva le
cose con gli occhi di poeta, con quei medesimi cioè con cui, tanti
secoli innanzi, le avevano vedute i greci.
Non è quindi meraviglia che un giorno gli sia venuto in mente
di recarsi, in tardo ma devoto pellegrinaggio, alla patria della poe-
sia, a contemplare la realtà attraverso la visione che n’ebbero quei
«vetusti divini». In fondo è quello che facciamo tutti, allorché
leggiamo qualsiasi poeta o contempliamo un’opera d’arte. Con la
differenza che il Pascoli, oltre a una rara preparazione, vi portava
un sentimento finissimo di artista, per cui era naturale ne ri-
cevesse un’ impressione tutta sua. Qui il valore e l’importanza
dei Conviviali. Per essi noi assistiamo alla resurrezione miraco-
losa di momenti, figure ed episodi della vita spirituale della Gre-
cia, operata da uno che, fingendo di averli vissuti in tempi assai
lontani, ci torna con la speranza di rivederli sotto la medesima
luce e provare le medesime commozioni di allora, e si accorge che
non può, perchè non le cose son mutate, ma lui. La conoscenza
piena che ha di quel mondo gli consente di darci l’illusione che
canti non altrimenti da quegli antichi; ma in effetto egli continua
a cantare se stesso, i suoi sogni o le sue delusioni, che poi sono
sogni e delusioni di tutti gli uomini, come apparirà dall’ illustra-
zione de L’ultimo viaggio, da qualcuno giudicato il più signficativo
del volume.
* * *
Come si rivela dal titolo, il poema si ricollega, per il suo
mito, alle leggende cresciute intorno alla grande figura di Ulis-
se. Gli elementi possibili a desumere dall’odissea ci son tutti,
ma fusi così nello spirito del nuovo poeta che non abbiamo
nè modo nè tempo di ripensare ai luoghi di Omero, dove li ab-
 
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