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VOCI DI ETRURIA

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alla chiesa, rappresenta la luce dello spirito, e che
è Fumile, benefica scuola.
Ma altri ricordi sono a Sovana. Sovana ha la
sua storia, varia ed avventurosa. Risaliamo ai tempi
etruschi: Sovana apparteneva alla ricca, possente
Vulci, e quando Vulci nella china della decadenza,
nel 280 a. C., rea di avere intessuto rapporti con
Pirro contro Roma, da Roma fu vinta e fu co-
stretta a cedere alla vincitrice una assai ampia
parte del suo territorio, anche Sovana, latinamente
chiamata Suana, passò ai Romani. Suana andò acqui-
stando importanza sempre maggiore a scapito di
Statonia. Diventò un florido municipio e la tradi-
zione della sua preminenza fulgida rimase, sicché
anche quando, cancellato l’impero di occidente,
divenne malsicura e fu disertata da molti suoi abi-
tanti, Sovana tuttavia ebbe il suo vescovo. Forse
fu il Pontefice toscano S. Giovanni I (523-526) a
segnare i limiti della diocesi sovanese; certo è che
come centro episcopale Sovana rinacque, mentre la
sua rinascita si dovette alla affermazione della po-
tenza di una famiglia, della famiglia a cui avrebbe
appartenuto Gregorio VII.
Sono cioè gli Aldobrandeschi, i conti di Sovana,
le cui origini risalgono ai tempi longobardi e che
con fortunose vicende divengono signori di un vasto
territorio. Inalzano essi il cupo castello a difesa e
a signoria della città, chè tale sin dal secolo VII
è designata la patria di Ildebrando. E città ben po-
 
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