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PERICLE DUCATI

e cipressi riescono ad infondere una intonazione ro-
mantica al tranquillo recesso; i ruderi venerandi
sono come incastonati nel verde tenero del prato
costellato di fiori. Risuonavano quivi in giorni
lontani i canti in onore delle divinità: quivi era
il sacro luogo, batteva il palpito del cuore di Misa.
Oggi invece stormiscono le fronde e sulle maestose
conifere sotto la placida luce lunare del maggio
trilla l’usignolo. Scuri sono i poggi al di là del
fiume, sovrasta solenne monte Saivaro.
Altra visione romantica in un altro angolo del
parco : al di là di un laghetto artificiale con lo
sfondo di cedri maestosi è un pittoresco gruppo di
arche: è il sepolcreto settentrionale dell’antica Misa.
Nei sereni tramonti, quando tutto s’infiamma di
tinte vivaci, dalle placide acque sulle arche, per cui
è tutto il loco varo, si riflettono luci dorate, contra-
stanti con la cupezza dell’ombra, la quale vieppiù
dalle folte piante si allunga e s’infittisce.
Ma ulteriori documenti della scomparsa città
sono nel Museo della villa: statuette, vasellame ed
arnesi di bronzo, pietre sepolcrali, membri archi-
tettonici di terracotta, fittili grezzi, vasi dipinti,
quasi tutti fabbricati in Atene e che sono preziosi
punti di riferimento per fissare nei suoi limiti di
nascita e di morte la vita di Misa.
A chi il merito di aver salvato e di aver cu-
stodito tutto ciò che della etrusca città è venuto
alla luce? Misanello ed il parco che lo contiene, la
 
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