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Ducati, Pericle
L' arte classica — Torino, 1939

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https://doi.org/10.11588/diglit.43346#0218
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i88


PERIODO TERZO

(Awnan)

Stole funeraria
di Aristione (m. 2,40).

desiderio dell’artefice di animare esso volto mediante il solito sorriso, che qui di profilo
assume nelle labbra chiuse una espressione beffarda.
La stele di Aristione. — Vi è maggiore progresso, ma forza e sincerità minori di arte
nella stele di Velanidezza (1) (fig. 228), opera firmata da Aristocle e rappresentante il
guerriero Aristione. Il quale è esibito come una delle solite statue
apollinee 0 di kouroi vista di profilo; ma indossa egli le armi ed
ha i baffi e la barba: lo schema ha dunque la stessa rigidezza delle
statue suddette, temperata tuttavia dal movimento del braccio
sinistro alzato, per la lancia a cui la figura si appoggia. Nel freddo
volto del guerriero, oltre che il rendimento dell’occhio tuttora di
pieno prospetto, si nota la differente espressione dei capelli a rade
incisioni e dei peli della barba a linee spezzate e frequentissime.
Sul capo Aristione ha una specie di berretto che serviva ad attu-
tire l’attrito dell’elmo metallico; ricchi particolari a colori nella
corazza ben dimostrano come le corazze dei ricchi opliti fossero
in realtà, come gli elmi e gli scudi, lavorate in modo insigne con
la tecnica all’agemina, cioè con l’accoppiamento e l’incastro di
altri metalli, che venivano a costituire la decorazione, sia geome-
trica, sia fitomorfa, sia anche desunta dal mondo animale.
Le due basi scolpite del muro di Temistocle. — La conoscenza del
rilievo attico si è da non molti anni arricchita per il rinvenimento
di due basi marmoree (2), incastrate insieme con una terza, origi-
nariamente dipinta, in quel muro che a difesa della città di Atene,
due volte invasa e distrutta dai Persiani prima e dopo Salamina, fu
fatto costruire dall’autunno del 479 alla primavera del 478 in fretta
e in furia da Temistocle, lavoro al quale attese, come racconta
Tucidide, tutto il popolo col materiale o grezzo o lavorato, talora
con finissima arte, che capitava sotto mano. Le tre basi vennero
alla luce da un tratto di mura vicino al Dipylon, accanto all’antico
sepolcreto del Ceramico; con tutta verosimiglianza esse avranno
sostenuto delle statue funerarie, anzi le due scolpite dovevano
riferirsi a giovani defunti, ad efebi strappati ai dolci affetti fami-
gliari, ai piacevoli giuochi, alle severe gare ginnastiche.
Delle due basi a rilievo di marmo pentelico, una è alta cm. 27,
larga cm. 59, profonda cm. 81; l’altra, quadrangolare, misura di
lunghezza cm. 81,5, d’altezza cm. 31. Quella ci rappresenta nel
lato minore, frontale, degli adolescenti, che sono occupati al giuoco con la palla e con
bastoni ricurvi (in greco keratizeiri), mentre nei due lati più lunghi è un’allusione al
difficile, gravoso cimento dell’«/>o&<wmw e AeW anabainein, cioè del discendere e del
salire armati da e su di un carro in corsa.
Ma il primato per eccellenza artistica spetta, di queste due basi, alla seconda. Nel
lato anteriore (fig. 229) si allude alla palestra: nel mezzo è la lotta tra due giovani ignudi,


(1-2) Atene, Museo Nazionale Archeologico.
 
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