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Ducati, Pericle
L' arte classica — Torino, 1939

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https://doi.org/10.11588/diglit.43346#0718
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668

PERIODO SESTO

Tutto spira mestizia pensierosa, ma non è quella mestizia delle opere di stile severo-
dei primi decenni del secolo v a. C.; è un sentimento nuovo, più profondo, più com-
plesso, quasi ad esprimere un dubbio insanabile dell’anima, la quale, per contrasto, ha
una veste corporea di bellezza voluttuosa e sensuale. Par quasi che in questa ultima
creazione dell’arte pagana si rifletta lo spirito di decadenza della classica cultura degli
ambienti più intellettuali e raffinati dell’impero, della cultura ormai troppo scettica
per appoggiarsi con fede al passato, e già agitata e scossa dal desiderio insaziato di un
bene creduto irraggiungibile e che, in seguito, potrà essere procurato dalla parola di
Cristo. Tale nel cammino dell’arte è l’importanza etica del tipo plastico della sentimen-
tale figura del giovine bitinio, che con ragione può essere considerata come l’ultima,,
e però triste ed affannosa, tra le incarnazioni dei giovanili numi di Apollo, di Hermes,,
di Dioniso, sereni e tranquilli nella loro olimpica bellezza.
Gli scultori di Afrodisia. - 11 rilievo di Torre del Padiglione è provvisto della firma
del suo autore, graffita sull’ara; è un certo Antoniano di Afrodisia e perciò appartiene
ad una cerchia di scultori, i quali hanno una patria comune, Afrodisia nella Caria, e
che furono attivi tra la fine del I e la seconda metà del secolo n d. C. Altri nomi cono-
sciamo di questa scuola per le firme che appaiono su monumenti usciti alla luce da varie
località dell’impero: Aristea e Papia e Coblano. Ma, al contrario delle altre opere degli
artisti di Afrodisia, in cui, come nella scuola di Pasitele, sono ripresi i temi già trat-
tati e seguiti gli schemi già riprodotti anteriormente, nell’opera sua Antoniano, pur
ispirandosi, come si è osservato, a rilievi sepolcrali attici della fine del secolo v ed anche
al rilievo pittorico ellenistico, palesa un valore d’arte più grande di quello di un semplice
copista o di un rielaboratore di modelli del passato. Si deve infine aggiungere che gli
artisti di Afrodisia, contrariamente a quelli della cerchia pasitelica, riproducono con
grande favore le creazioni ellenistiche, le quali vengono ora di moda influendo di assai
sulla essenza e sugli aspetti della scultura romana, quale in seguito si svolgerà sotto
gli Antonini.
L’ara di Ostia. — Ma altri ed importanti prodotti di scultura dell’epoca adrianea
sono a noi pervenuti. Un’ara da Ostia (i) (fig. 809), dedicata, come dice la iscrizione
scolpita su uno dei lati, il i° ottobre del 124, è riccamente adorna di rilievi nei suoi
quattro lati e questi rilievi sono incorniciati dai festoni di fiori e di frutti cadenti dalle
quattro teste di ariete collocate agli angoli in alto. Tralasciando i rilievi di tre dei lati
con le figure di Venere e di Marte, con gli Amorini trasportanti le armi del dio, col carro
del dio, vigilato pur esso da bambinesche figure di Amori, è d’uopo fissare una speciale
attenzione sul lato allusivo ad una delle leggende più sacre e più care al popolo romano,
cioè quella dell’allattamento di Romolo e di Remo per parte della Lupa. Ed invero
in questa ara di Ostia si vede allargato e trasformato da semplice accenno decora-
tivo ad illustrazione pittorica ciò che è ovvio incontrare nei rilievi politici, sacrali e
funebri della età imperiale: il simbolo della vetusta e divina origine di Roma, cioè
la lupa coi gemelli, il simbolo della potenza romana, cioè l’aquila.
Questi due elementi ornamentali sono qui introdotti in una bella scena, che ha
per noi tutta l’apparenza di un quadro a rilievo e che si presenta a noi, nell’aspetto.

(1) Roma, Museo Nazionale Romano.
 
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