Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 1) — Neapel, 1757 [Cicognara, 2645-2]

DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.3711#0100
Overview
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
• *

N\



kf

I

I

I



88 TAVOLA XVI.

re una Ninfa (j) anche ignuda (6), la quale fa forza per
recingerlo, e ufcirgli dalle mani. Quefta, e le altre fimi-
li lafcive immagini {?) ( nelle quali par che i Pittori ab-
biano impegnato tutto il valore de' lor pennelli per
obbligarci in tal maniera ad ammirare e commendar
queir arte , di cui non polliamo nel tempo fteflò non
condannar 1' abufo ) che fi fono efpofte nell' antece-
dente , e che fi efporranno in più Tavole feguen-
ti : fan fovvenirci del vergognofo ecceflò (s) , ove il

furore

natura Satyros .• fcd dacmones Satyrorum fpecie no-
minimi oculis illudenres . Si sa per altro, quanto luffurio-
fo animale fia il capro : onde e da quefto , e dalle fimie
egualmente portate all'intemperanza , può dirfi, che pren-
de/fero gli antichi l' immagine per esprimere né" loro bo-
fc ber e e ci numi la forza del naturale appetito del fé fi-
fa , non moderato dall' educazione , come ne'féIvag-
gi , e ne' bruti fi ojferva .

(j) Ninfe propriamente fi chiamavano quelle, che
fammìniflravano gli umori alla 'vegetazione delle pian-
te e delle altre cofe : e perciò furon dette figlie del-
l' Oceano , madri de* fiumi, abitatrici de' foriti, educa-
trici di Bacco, e di Cerere . Orfeo Hym. Nymph.
Ninfe dell' Ocean figlie gentili,
Che di bei fiori, e d' erbe ornate i prati >
Clie la terra di piante e frutti empite :
Che a noi con Bacco e Cerer mantenete
La vita, e vita a ogni animai portate .
E quindi nacquero i nomi , e le diverfe fpecie di
Ninfe Or cadi ne' monti, Amadriadi nelle fai ve , Na-
jadi ne' fiumi, Nereidi nel mare , ed altre fimili ne'
corrifpondenti luoghi . Or gì' infidiatori di quefte va-
ghe abitatrici delle campagne , e de' bofehi erano
i Fauni , i Satiri , e gli altri ruflici numi. Prejfo
i Poeti se ne pò fono leggere gli efimpii , e nel Mont-
faucon To. I. P. CI. eh. XXV. PI. CLXXIII. se ne
vede qualche altro monumento.

(6) Può dirfi che fia la nofira una Fauna , in-
contrandofene delle fimili nelle gemme , e ne' bajfiri-
lievi. La parte, onde co/lei dovrebbe effer donna, e
ricoperta da tale, che moftra fejfo diverfo . Cr e dea-
no gli antichi , e vi è chi anche oggi lo creda,
potere nell' umana fpecie trovarfi quella m.fcolanza
di fa/fi , che in molti bruti fi ojferva . Ma i più ac-
corti ci avvertono , che se ciò nelle donne tal volta
comparifaa , non fia veramente altro che un allunga-
mento di parte femminile . Noi avremo occafione di
ragionarne più a lungo fapra una bella pittura di un
Ermafrodito . Avvi/ano i medici , che fia ciò nelle
donne un argomento di natura focofa e lafaiva .

(7) Nella Grecia era frequente l' ufo di fimili
rappr e fent azioni e nelle fatue , e nelle pitture . Son

famofe le Veneri di Cipro , e di Gnìdo , e le nove
Mufe, dette le Tefpiadi. Plinio XXXVI. 5". */ qua-
le nel lib. XXXV. io., come abbiamo già detto nella
nota ultima della Tavola precedente , avverte, che 7

celebre Par rafia falea dipingere in piccolo delle figure
ofaene ( chiamate perciò con particolar nome libidini )
in atteggiamenti Inficivi : e nel cap. 9. di Zeuji nar-
ra , che per formar una perfetta pittura prefe per
efmplari cinque Vergini nude . Sappiamo dallo ftejfo
Plinio XXXV. 7. che antichijfimo in Italia , e an-
che prima della fondazione di Roma, era il co/lume di
dipingere donne ignude anche ne' pubblici luoghi : nar-
rando egli , che fino a' J'uoi tempi fi ve de ano sulle
mura di un diruto tempio di Lanuvio dipinte Ele-
na ed Atalanta ignude , e d' una bellezza ta-
le , e cosi ben confervate , che vi fu chi accefio
di libidine volea torle di là, ma qiu l vecchio in-
tonaco non lo permife . In Roma veramente da prin-
cipio fi ojjervò molto contegno per si fatte immodejle
dipinture s ma di mano in mano rilafciato il cofiume
fi gìunfa all' ecceffo . Properzio II. El. V. v. 19. e feg.
ci atte/la , che le mura delle cafe anche onefte fo-
lean ricoprirfi di fimili laidezze :

Quae manus obfcenas depinxit prima tabellas,
Et pofuit calta turpia vifa domo ;

Illa puellarum ingenuos corrupit ocellos,
Nequitiaeque fuae noluit elle rudes . . .

Non iftis ohm variabant te£la figuris,
Qtium paries nullo crimine pictus erat.
Troviamo ancora fatta fpeffo menzione delle ofceri'Jfime
pitture, che rapprefntavano quel che Elcfantide, e Fi-
leni , e le altre donne nominate da Efichio ave ano
efprejfo ne' loro verfì. Marziale XII. Epigr. 43. e ivi
i Commentatori . Si veda Pitifco a Suctoaio in Ti- '
ber. XLIII. z. not. 12. e 13.

f8) Lafciando fi are tutti gli altri efimpii , bafla il
falò Tiberio a far vedere fin dove pò fa giungere il
trafaorto della libidine . Sue tonto nella vita di que-
fto Imperatore , dopo aver detto , che avea egli fi-
tuata nella fina ftanza una eccellente dipintura di
P arrapo , in cui fi rappr e fent ava Atlanta nell' at-
to di compiacere a Mcleagro , viene a deficrivere
qual fojfe il fato infame diporto nell' ifiola di Ca-
pri : e dice , che vi ebbe egli varie ftanze ornate
di pitture e di fiat net te di laficìvìffime rappr efen-
tanze , co' libri della poetefia Elefantide , in cui
quanto ha di più fconcio la sfrenatezza , vedeafi fi-
gurato : e conchiude nel cap. 43. In fylvis quo-
que ac nemoribus paffim venereos locos commentus eff,
proftantefque per antra & cavas rupes, ex utriufque

fexus

P de"'

ftnifeor

tutori. '.
, loto L

?.>c

tutta

tj0

landò a



>A<lv.Ge

«XV. io. F
me divum i

et artem , 1
,5cobidcb

. Iaque in pia
1 cimati Ai
ti ittto, eh
■Mimati p
>U le immodefi
[ì-dando dì
3 ài fuo ft
m rerecon

•;::.i congrelli d
diano : e 0
fofpefe in alt
, quali che 1
'ione, vanii'

ai guardano gli a

-per imitarli. Le

V



, ,\\W*-«fc
 
Annotationen