Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 1) — Neapel, 1757 [Cicognara, 2645-2]

DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.3711#0106
Overview
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
^



v« ir»"

A

V



94

TAVOLA XVII.

Noi di mano in mano anderemo avvertendo quel , che
in ognuna ci fembrerà meritar rifleflìone . In quefta pri-
ma fi veggono due ballatrici , che rapprefentano una
graziola fvolta , folita a praticarli nelle noftre contradan-
ze (5) . Le vefti fono propriiffime e ne' colorì (ó), e nel-
la finezza (7) : ed egualmente proprii fono gli altri ab-
bigliamenti (8).

Le due Tigri (9) che fiutano i cimbali (io), fono de-
gne di oiTervarfi per l'eipreffione pittorefca.

TAVOLA XVIII.

ce ed ufual triclinio deflìnato alle cene : e fi avanzò
a volerci provare, che foffe un triclinio d'inverno , e
che le pitture ave/fero del rapporto alle cene medefime.

(y) Sono effe in atto di toccarfi le mani, mentre
una firinge gentilmente coli' indice e col pollice il
dito di mezzo all' altra . Luciano de Saltar, ci dice,
che gli Spartani tifavano una forta di ballo , in cui fi
cominciava da uno intreccio a guifa di lotta , affer-
randofi coli' efinmità delle dita : qual atto die e ano
dy.fo%e1p1apt.ov . Arrigo Stefano nella v. yèipatyix col-
V autorità di 'Plutarco , e di Galeno , ferree, che 7
toccamento delle mani , o fia il manutigio ( così
traduce egli la parola yzipoL^ix ) era una fpecie
di efercizto di palejlra : e V ballo , particolarmente
preffo gli Spartani, conveniva colla palejlra , ejfendo
ordinato a dilettare infieme , e ad efercìtare il cor-
po . Che la qui efprejfa danza fi faceffe con forza
grande , fi può congetturare dal vederfi una delle
ballatrici colle labbra chiufe. Luciano de Saltai:, dan-
doci appunto la ragione del perche coloro , che dan-
zavano , teneffero la bocca chiufa contro il coflume
antico di ballare infieme e di cantare QGellio XX. z.)
dice , eh' effendofi introdotti ì balli , in cui do veafi
raggirare il corpo con moltijfima arte , e far vani
movimenti faticofi con certe regole e a tempo mifura-
to } riufeiva impoffìbile il potervi accoppiare il canto,
fenza ufeir di battuta , e fenza romper la voce , e
render così di/piacevole il canto : e quindi fi divi/e
l'una dall' altra azione, cantando altri , e altri dan-
zando alle cadenze del fuono e della voce.

(6) Una delle due vefti e gialla , l' altra e verde
con orlo vermiglio. Apollonio Tianeo (prejfo Filoftrato
lib. IV. cap. zi. della vita dì lui)dopo aver riprefo gli
Ateniefì , che con effeminatezza cantavano , e danza-
vano , foggìunge : Onde avete voi la verte gialla, e ver-
miglia , e la tintura di zafferano? Chiamajafi la ve-
jle gialla propriamente Crocota , o Crocotula dal cro-
co 0 zafferano, end'era tinta. Aveano particolar luo-
go traile vefti delle donne t e degli uomini effeminati,
le verdi , dette erbide , dal colore , e da' fughi del-
l' erbe, in cui fi tingeano. Stazio lib. II. Sylv. I. v. 133.

Nunc herbas imitante finn, mine dulce rubenti

Murice.
S. Cipriano de difcipl. & hab. Virg. e Tertulliano de
habit. mulieb. inveendo contro il lujfo, nominano par-
ticolarmente i colori vermiglio e verde , come i pik

graditi alle donne. Marziano Capella lib. I. de Nupt.
Mere. & Philol. dice : Floridam difcoloremque veftem
herbida palla contexuerat. 'Dell' orlo , che intorno
a quefta , -ed altre vefti fi vede , fi parlerà appreffo .

(7) La vefte della prima donna qui dipinta com-
pari fee frappar ente . T)i fimili vefti avremo occajwne di
parlar altra volta . Qui avvertiamo , che ben fi conve-
niva tale all'agilità neceffaria ne' balli, e per non im-
pedire la fueltezza de falti . 'Polluce IV. fegm. 104.
ci fa fapere , che i Ballerini nel danzare tifavano vefti
diafane dette Tarantinidie dall'ufo , e dal luffo de' Ta-
rantini , come fpiegafi egli fieffo VII.feg.17. Forfè era-
no di quella Lana penna ( anche oggi famofa e ufata iti
quella Città _) eh' e una lanugine , la quale fi racco-
glie da certa conchiglia nominata da' Greci, e da La*
tini Pinna .'Procopio fa menzione di tal lana -, e S.Ba-
filio la chiama lana d'oro . Cafaubono ad Ateneo III.11.
p.172.. lungamente parla della lana penna, e fio ufo .

(8) Ha la prima donna avvolto il capo di una
larga fafeia , 0 velo , a guifa di un berrettone , che
a più rivolte le cinge le tempia . Ter la grandezza,
e groflezza fua vi fu chi dììfe che potreoue raffomi-
gliarfi forfè a quel genere di corone , che da Efirl-io
fi dicono ix.y.ot?u?ol ( altri fcrive èwvXizoì coli ' v ) $è@x-

voi, cioè, comj egli /piega , pisyxXoi , dfyol . In fatti
Giovanni Alberti commentando quefto luogo di EficLio,
nota così (pagi 13 8. dell'ultima edizione del 1746.)
reiìe explicat dipoi : faepius enim complicata & convo-
luta quae funt, crafsa videntur . Nicandro però prefto Eu-.
ftazio . II. E, e preftò Ateneo XV. 7. p.678. fcrive:
èy.xvXfcioi s-éfiavoi pt.dXi<rx 01 su pfav : fatte per lo più
di rofe : e un antico "Poeta prejfo lo ftejjo Ateneo :
avxcov x.vXi?Sy ssfizvov . Ateneo medefimo mofira di
non faperne la forma . Si veda Cafaubono ad Ate-
neo XV. 7. e II. io. Quindi fémbrò ad altri non po-
ter fi ammettere tal congettura : bafiando che fi avver-
tiffe con Ifidoro aver gli antichi tifate per corone fa-
fee di lana : &c in potando mota vino capita vincire
fafciolis. Si veda Stuckio A. C. III. 16. p.566. e Bu-
leng. de Conv. III. 14. Le folce delle due nofire donne
faranno /piegate nelle note della Tav. XIX.

(9) Nel Catalogo N. DW.

(io) Di queftì iftrumenti fi parlerà in una nota
della Tav. XX. Bafta avvertir qui , che erano tra
gì' iftrumenti delle Baccanti; e perciò ben fi veggono
colie Tigri accoppiati.

<^tt.u^t

; ■

»**
 
Annotationen