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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 1) — Neapel, 1757 [Cicognara, 2645-2]

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https://doi.org/10.11588/diglit.3711#0191
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TAVOLA XXXIV.

ga gii arredi (8) : la y?g<# (9) , e '1 pancone col ferro un-
cinato (io) per tenervi ferme le tavole da lavorarli. Sotto
al pancone evvi il martello C11), e una cajfetta, forfè per
riporvi dentro gì' iftromenti dell' arte, come appunto fo-
glion praticare i noftri legnajuoli . AfFifla al muro fi ve-
de una menjula con fòpra un vafe , forfè con olio, per
ungere i ferri (") .

all' agricoltura, alla mercatura , o ad altra fìntile in-
dufìria, se erano ricchi . In Atene vi erano su ciò
leggi favìiffìme. 'Primieramente era proibito ad ognuno
lo [lare oziofo, e dovea dar conto al Magi/irato del-
la fua applicazione a qualche co/a . Laerzio in Solo-
ne . Ma non era poi permeffo ad alcuno di efer citar due
arti nel tempo Jleffò ; perche per lo pia chi vuol far
molto , fa tutto male . Si veda il Petit ad Lcg. At-
tic. V. 6. Finalmente gli artefici infìgnì erano alimenta-
ti dal pubblico -, e aveano il primo luogo ne* teatri,
e nelle Concioni . Petit luogo citato . Studiofiffimi
delle arti meccaniche par che flati foff ero gli Egizii,
preffo i quali era fta'oilito per legge , che il figlio
do vea applicar fi al meftiere del padre, o de* parenti :
poco tempo alle lettere attendeano , e a quelle fole,
che potè ano e (fere d' ufo alla meccanica . Si veda
T)i odoro I. 80. a 8z. Erodoto però II. 42. fcrive , che
dopo i Sacerdoti i più (limati preffo gli Egizii erano
i Militari, a cui era proibito l' applicarfi ad arti 'ma-
nuali -, le quali generalmente preffo i barbari eran poco
prezzate . Preffo i Romani da principio Romolo
proibì a! Cittadini di efercitar le arti fabrili , e
manuali , come quelle che avvilivano lo fpirito, e fi
opponevano al fine , eh' ei fi avea propofto , di for-
mare un popolo guerriero : e perciò volle , che i fervi e i
fior eft ter 1 foltanto vi s'impiega/fero . Diouifio Alicamaf-
feo Ant. Rom. lib. II. Numa all' incontro, che penfia-
va di efiinguere l' ardor militare , e introdurre una ci-
vil difciplina in quella rozza e feroce gente, ftabilì in
Roma le arti, e fondò diverfi Collegi i de' pili utili e ne-
ceffarii mefiicri , tra quali fi numerò quello de' Falegna-
mi . Plutarco in Numa. Ma ebbero quefti corpi varia
forte e fiotto i Re , e nella Repubblica , e fiotto gì' Im-
peratori , effendo fiati ora aboliti, ora rimeffi. La fio-
ria , e le ragioni politiche dà tali vicende poffon vederfi
in Eineccio nella cit. Efercit. de coli. & corp. Opif.
La prima idea però di difprezzo, che Romolo imprefe
negli animi de' Romani per le arti meccaniche, -non fi
cancellò mai : fempre furon chiamate fervili, e credute
non proprie di un uomo ingenuo , e per lo più efercitar
te da fervi, e da foreftieri, 0 dalla più vile e abiet-
ta plebe. Livio Vili. 20. Opificum vulgus, & fellula-
rios, minime idoneum militiae genus . Cicerone de offie.
I. 41. Opirkes omnes in fordida aite verfantur ; nec
vero quidquam ingemmili poteft haberc officina. Sene-
ca Epift. 88. diftragueudo quattro forte di arti, vulga-

ri, ludicre, puerili, e liberali, dice : Vulgares Se fordi-
dae opificum , quae manu conitant, & ad inftruendam
vitam occupatae funt, in quibus nulla decoris , nuli»
honcfti fimulatio eft. Non è però , che la necejfita ,
e 7 bifogno , che di quelle fi avea , non facejfe meritare
a' collegii degli Art egiani anche in Roma più efenzio-
ni , e privilegii. Si veda la L. 6. de jur. immun. com-
mentata da Pancirolo. Si vedano i Tit. de privil. corp.
lib. XI. T. XIV. del Cod. Giuftin. e lib. XIV. T. 11. del
Cod. Teod. ove il Gotifredo. Fuori di Roma per l'Ita-
lia , e altrove, particolarmente nelle Città Greche, fiori-
rono molto quefte compagnie , e furono in fommo pregio
le arti . Si veda Cicerone prò Archia Poeta. Per qvel,
che tocca al collegio de'Falegnami, fu de'più confile-
r abili e in Roma, e fuori : fi comprenieano in qudlo ,
/ Fabri tignarii , ccntonarii , dendrofori, dolabrarii,
fcalarii, de quali lutti fi trova menzione ne' marmi
riportati da Gruferò, da Reinefìo, e da altri raccogli-
tori . Si trova in quefti marmi menzione de' tempii
proprìi, dove i Falegnami fi univano a tener le loro
congregazioni e far le conclufioni toccante il lor mejlie-
re, e gli affari del Collegio . Pancirolo in Append. ad
Not. Imp. Occid.

(8) Polluce X. 146. nomina molti frumenti de'
Falegnami: in pia marmi preffo il Gruferò e in due
preffo il Montfaucon To. III. V. II. PI. CLXXlX.five-
dono quafi tutti fcolpiti.

(9) Plinio VII. 56. attribuire a "Dedalo non folo
V invenzione di quefto ifIr amento , ma di tutta l' ar-
te materiaria . Igino però Fav. 174. vuole, che Per-
dice nipote di Dedalo siili' efempio della fpina del pe-

fee ritrovale la figa .

(io) Oltre al pancone aveano anche gli antichi
legnajuoli i Cantera, 0 fieno i Cavalli , ( come an-
che oggi fion chiamati da' noftri ) dove metteano i le-
gni, che dovean fegare . Nelle Glofe fi legge : Can-
therus, X2,3ÌAA/?j fj&ixpts/utóf . Voffìo Etym. in Can-
therius . In un marmo preffo il Gruferò fi vede un
iftrumento filmile al ferro qui dipinto.

(n) Il martello conveniva a' Ferrari egualmen-
te , ed agli altri artefici di metalli : fpeffijfimo s' in-
contra Vulcano con quefto iftrumento in mano. In
una ifcrizione fi legge Malleatores monetae . // Voffìo
in Malleus .

(i%) Si veda Plinio XVI. 40- e 43.

AI.

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TAVOLA XXXV.
 
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