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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 2) — Neapel, 1760 [Cicognara, 2645-3]

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https://doi.org/10.11588/diglit.3733#0100
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s*l

88 TAVOLA XIV.

ne donna colla chioma fcompofta (5), col monile al collo,
e co' cerchietti d'oro alle braccia , e alle noci (6), che
in atto di alzarli sul letto (7) degno di particolar rifleffio-
ne (8), pofto al lido del mare fotto un'alta rupe (9), fcovre
la mezza vita fviluppandofi dalla bianca coltre (io), figura
V infelice Arianna , nel di cui volto li riconofce la for-

prefà,

moglie da Onaro , Sacerdote di Bacco . Così riferi'
fce 'Plutarco in Thef. p. 8. Altri per liberar l'Eroe
di Atene dalla taccia a" infedele e d'ingrato , molte
cofe finfero ^ coMe può vederfi prejfo lo Jlejfo Plutar-
co p. 9. e prejfo T)iodoro IV. 61. e V- f2- e in
Teocrito Id. IL v» 46. e in Apollonio III. 996. e
né" loro Scolio/li, <? *» Catullo ancora de Nupt. Pel.
& Thet. <? /'» altri , ro/«£ anderemo avvertendo nel-
le note <&//<? </k<? Tav. feguenti.

(5) Ovidio Epift. X. v. 13. e fegg. così fa dire
alla ftejfa Arianna ;

ExcufTere metus fomnum : conterrita furgo ;

Membraque funt viduo praecipitata toro .

Protinus addu&is fonuerunt peftora palmis:

Utque erat e fomno turbida, rapta coma eft.
(ó) 'Di sì fatti ornamenti fi e già far lato altro-
ve } e può vederfi. lo Scheffero de Torquib. cap. io.
e 11. Si avvertì qui , che Erodoto IV. 168. par-
lando degli Adìrmachidi , popoli Ajfricanì confinan-
ti coli' Egitto , e che hanno quafi tutte le coftuman-
ze degli Egìzii, dice : al Ss •yvvsSx.es dmuv ipsXXiov
iteci SKOùTspp tuv HvyifjJuv Qopiiscri ydXv.m, le loro don-
ne portano nell' una , e nelP altra gamba un' armilla
di bronzo . 'Da' Greci furon dette Ttspiax.sXiSsg. Pollu-
ce II. Seg. 194. e V. Segm. 100. Orazio I. Epift. 17.
anche ufo. la voce perifcelidem. T>a Plinio XXX. 12.
fon chiamate compedes -, e dìftìngue quelle dì argento,
che portavano le donne plebee , da quelle d' oro ,
che tifavano le T)ame . Si veda il Ferrari Anal. de
Re Veri. cap. 22.

(7) / letti da principio altro non erano , che
fa/ci d'erbe, e fiondi . Plinio VIH. 48. dove nota,
che anche a' fuoi tempi tali erano i letti de' Soldati
negli accampamenti . Giovenale Sat. VI. in princ. dice
anche egli con fatirìco tra/porto :

Credo pudicitiam Saturno Rege moratam
In terris, vifamque diu, quum frigida parvaS
Praeberet fpelunca domos , ignemque laremque,
Et pecus, & dominos communi clauderet umbra:
Silveftrem montana torum quum fterneret uxor
Frondibus , &c culmo , vicinarumque ferarum
Pellibus ....
'Avverte losScheffero de Torq. cap. 1. che il torus
fi dìfiingilea dalla culcita in ciò , che quello era un
letto fatto di fole erbe attorcigliate, quefla era un
facco ripieno 0 di lana, 0 di paglia anche, 0 di al-
tre erbe , Per altro è noto , che i Grammatici fan
derivare la voce torus, a tortis herbis. Sì veda però
Scalìgero a Varrone IV. de L. L. e Vofilo Etym. in
Torus . / letti , che fi mctteano falla nuda terra,
da' Greci eran detti XUfiBjvai j e quindi %<xy.evvicci fi
chiamavano anche le ftuore , sulle quali folean dor-

mire. 'Polluce VI. Segm. n. Sì veda il Bulengero de
Conv. cap. 29.

(8) Son da notarfi i molti cofani, che formano
il capezzale , 0 piuttoflo una fpecìe di fpallìera.
Sparzìano in Ael. Vero p. 12. dice che cofiuì avea un
letto magnifico quatuor eminentibus anaclinteriis, i di
cui piumacci erano di fiondi dì rofe, e le coverte di
gigli . Si veda ivi il Cafaubono . Vi fu chi avvertì
un luogo bellijfimo di Ateneo VI. p. 257. al pro-
pofito del capezzale , che qui fi vede formato di
più guanciali. Riferifce Ateneo quel che narra Clear-
co Solefe della eccedente effeminatezza , e lujfo di
un giovanetto Re di Pafo . Giacea, egli dice, in un
letto co' piedi di argento, e con ricco tapeto lifeio
Sardiano, coverto di un altro drappo di porpora vil-
lofo ,* ravvolto in una coperta anche di porpora. Poi
foggiugne: 7rpoaKifid}Mct $' sTyp tplct [tèv vivo ty xi-
féaXfj fivffirivst ■xxpxtep'yyj , St uv tf [avvito tò xdxvy,-
[Aoc • Suo <T vita toÌc ■nocrì voyivopat/pij tuv à&ipm&v KSt-
tesy.èvwv . è(f$ £v KaTsueiTo èv JtguxiJ yXu^vSi, avea tre
guanciali fotto il capo di biffo orlato di porpora, co"
quali allontanava la coverta : due ne avea a' piedi , a
color di porpora , di quei che chiamanfi Dorici : e
fopra quelli egli giacea con una bianca vefte . Il Ca-
faubono sul 1. e. corregge notula in luogo di xdXvfi-
[A<x: e fuppone che i tre cofeinì fervijfero fuccejfi-
vamente , per cambiarfi a vicenda , e foftituìre il
frefeo al già rìfcaldato . Ma ficcome la fua correzio-
ne è contradetta da' MSti , così il fio penfiero
non par, che combini colle parole di Ateneo , le qua-
li apertamente dicono , che il voluttuofo Principe tre
guanciali tenea fotto la tefta, non un folo di quelli .
In fatti foleano gli antichi per ripofar con più mor-
bidezza , adagiarfi fopra più cofeini. Marziale III.
Ep. 82.

EfFultus oftro, fericifque pulvinis.
Così anche Petronio cap. 32. Pofitus in cervicalia
minutifiìma . Si vedano su queftì due luoghi i Co-
mentatori . Tutto quefio fi avvertì per dar ragione
del capezzale , che fi vede in quefla pittura : ma
non a tutti fembrò , che fodisfaceffe interamente.

(9) Ovidio nella cit. Ep. X. v. xj. così fa par*
dare la ftejfa Arianna :

Mons fuit : apparent frutices in vertice rari}
Nunc fcopulus raucis pendet adefus aquis.

(io) Es noto, che gli antichi aveano l'ufo de'
materajfi , delle lenzuola , e delle coverte . Seneca
parlando di un fuo viaggio, che facea fenza i como-
di necejfarii, dice Epift. 87. Culcita in terra jacet,
ego in culcita. Ex duabus penulis altera ftragulum,
altera opertorium fa£ta eft . Scrive il Ferrari Anal.
cap. 14. che ftragula veftis s' intende fempre dì quei

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