\
e
>
:e
ra
1 de
era,,
a un
i ài
"e ài
veni
pro-
o ài
Mar-
To ài
in un
lifcio
a vii-
.Toi
f XE"
)v ta-
ti tre
l, co'
di, a
ici : C
i/o
ruccejfi-
uire il
ìrrezto-
penfa™
le qtm-
cipe tre
quelli.
,iìt mor-
tale IH-
;efVicalia
hi i Co'
ragion
ara.' **
nte.
■ì filtr-
ai
ìis. .,
Seneca
■à i comò-
tra jacet,
traguli'
„ </i f "
£0tth
TAVOLA XIV.
89
prefa, e'1 dolore («) . E Tefeo forfè è efpreffo in quel!'
uomo tutto intento al governo della nave (I2): nella qua-
le, oltre alle vele, e alle molte funi (13) fon da notarli
Vaplufire (14), eì tavolato (*5) che fi vedono a poppa (*<*),
e fòpra tutto i due timoni (17).
TAVOLA XV.
panni, che fiponeano sul letto. All'incontro il Vof-
fio Etym. in Sterno nota, che diceafi appunto veftis
flragula , perche queir abito , che il giorno veftiva
la perfona , la notte covriva il letto . Isella findo-
ne in lignificato di una vefte Egizia di lino , fa
menzione "Polluce VII. 72. e Luciano Conci!. Deor.
deride Anubi ve/lito di Sindone . Anche Marziale
IV. 19. la prende per abito , mettendola in confronto
<&//'endromide.
Ridebis ventos hoc munere te£his, & imbres :
Non fic in Tyria findone tutus eris .
■AWincontro neir Ep. io. del lib. IL par che la meU
ta tra le coperture de' letti :
Zoilus aegrorat : faciunt hanc Jlraguld febrerrt.
Si fuerit ianus, coccina quid facient ?
Quid torus a Nilo, quid findone tincìus olenti ?
Oftendit ftultas quid nifi morbus opes ?
Quid tibi cum medicis ? dimitte Machaonas omnes<
Vis fieri fanus ? firagula lume mea .
Si vedano ivi i Contentatori, e può anche offervarfi
Baifio de Re veft. cap. 13. e altri, che parlan della
Sindone, 0 dell' otonii dell' Evangelo , Nelle note
della Tav. XVI. dove fi vede la ftejfa Arianna dor-
mire in un involto fintile , avremo occafione dì farne
nuovamente parola.
(11) Catullo nd cit. 1. così deferìve Arianna 5 an°
zi tutta là noftra pittura;
Namque fluentifono profpectans litore Diae >
Thefea cedertterri celeri curn clafie tuetur
Indomitos in corde gerens Ariadna furores:
Nec dum etiam fefeque fui tum credidit eiìe,
Utpote fallaci quae tutti primum excita fonino,
Defertam in fola miferam fé cernit arena.
Immemor at juvenis fugiens pellit vada remis ,
Qaem procul ex alga rnaéftis Minois ocellis
Saxea ut effigies bacchantis pfofpicit Evoe ;
Non flavo retinens fubtilem vertice mitram,
Non contefta levi velatum peftus amicru ,
Non tereti ftrophio luftantes vinfta pàpillas .
(1 z) Si vedano le note della Tavola fegUente,
dove fi ojferva la ftejfa nave di Tefeo con vele, e
con remi ,
(13) Ojferva lo SchejferO de Mil. Nav< II. che
gli antichi un folo albero aveano in mezzo della na-
ve: e quefto diceafi Wòq ; e'I luogo, dove fi piantava,
era detto y.eaófyrj , da' Latini modius . T>ice S. Ifi-
doro'. Modius eft 4 cui arbor infiftit , ob fimilitudi-
nem menfuralis vafis dicìus . Tuo quefto diftìnguerfi
nella noftra pittura . 'Del refto è noto, che le funi,
che fervono ad alzare , e calar l'antenna colle vele,
diceanfi da' Latini Rudelir.es , dallo firìdore, come no-
tano ì Grammatici. Fegezìo chiama tali funi chala-
torìos . Forfè corrìfpondono a quei i che ì Greci chia-
mavano "Kporòvag . Ma così dì quefte <, come delle al-
tre funi nautiche , può offervarfi lo SchejferO nel cit.
luogo .
(14) Tolluce I. fegm. 90. tòt, axgct ryg TtavpYig
a<pxx?Ci mXiìtui i Aflafti fi chiamano le fommità del-
la poppa. / Latini le chiamano apluftrià . E Jiccome
nella prora per lo più fi vedea una tefta dì Oca
(fflvtoltog ) così nella poppa /'aplufire era ornato di
penne , 0 anzi rapptefentava una coda dì uccello.
L' Etimologico in fflvkrxog, dice efprejfamente: di vav-
7ryiyoì. . . tàyot rè TrXcToìt slg yyivct à-KSiùdfyvTeg, i fa-
bri fogliono in certa maniera far fomigliante la nave
all' oca ; E ciò 5 foggìunge, per buono augurio j poi-
ché le oche vanno lenza pericolo sulle acque ; ZT qui
da notarfi', che lo Scoliafte dì Giovenale dice: Aplu-
fire tabulatum ad decorandurn fuperficiem havis ad-
pofitum j alii dicunt roftra navis , ornamentum pup-
pis . Quefto potrebbe corrifpondere a quel tavolato $
che fi vede nella noftra pittura fporgefe in fuori dal-
la poppa t e tener nel fuo mezzo qtiell ' ornamentò
pennato 1 Sì veda la nota feg.
(15) Igino Aftr. Poèti III. 36. chiama rejecTrunt
quella parte della Nave Celefte b che altrimenti è
detta cataftroma , e nurd^pupiCi Tìjg ii$vfXì)Yig ; e lo
Schejfero nel 1. cit. cap. 6. ojfeìrva ejfer la ftejfa par-
te , la quale fummum puppis forum è chiamata pref-
fo Gellio : notando lo fteffo Schejfero i che ne' tempi
antichijfitni il catadroma era nella fola poppa i e fpor-
to affai in fuori dalla nave ì e che così fi veda nel-
le immagini antiche . Infatti in quella , che e por-
tata dal Lippa in Poliorcet. vi è un tavolato fimi"
liffimo al qui dipìnto t
(16) Tuo corrifpondere all't'Aplov , che da Eufia-
zio in Odyf. 11 è fpìegato così : t2 KdiiX^puixxTog rò h
>ry 7tpv[A,vrj psgog , h9d è rS kvfispvriTX To-Kóg , quella
parte del cataftroma nella poppa 5 dove fia il luogo
del piloto . Così anche Efichio : téystou Mi rò kv-
§£gvr}Tó HCtSéèpa txpiov . Ojferva lo Schejfero nel cit.
cap. 5. e nel lib. L cap. ult< che l'Ikpiov corrifponde
a quella i, che da ^Petronio cap. 75% e chiamata diae*
ta magiftri , e che le Glojfe Jplegano j cubile t in quo
navicularius quiefeiti
(17) Non è nuovo il vederfi nelle navi antiche
due timoni. Elìanù V. H. IX. 40. fcrìve $ che i Car-
taginefi, i quali tifavano due timoni, aveanó ancora
due piloti. E Tacito Arili* H. 6. fa menzione di na-
vi, che aveano timoni a poppa , e a prora * Si veda,
lo Schejfero de Mil. Nav. E 6, e II, iì. dove offerì
va, che non folamente due timoni > ma anche piti
tal volta ne tifavano,
l
I
e
>
:e
ra
1 de
era,,
a un
i ài
"e ài
veni
pro-
o ài
Mar-
To ài
in un
lifcio
a vii-
.Toi
f XE"
)v ta-
ti tre
l, co'
di, a
ici : C
i/o
ruccejfi-
uire il
ìrrezto-
penfa™
le qtm-
cipe tre
quelli.
,iìt mor-
tale IH-
;efVicalia
hi i Co'
ragion
ara.' **
nte.
■ì filtr-
ai
ìis. .,
Seneca
■à i comò-
tra jacet,
traguli'
„ </i f "
£0tth
TAVOLA XIV.
89
prefa, e'1 dolore («) . E Tefeo forfè è efpreffo in quel!'
uomo tutto intento al governo della nave (I2): nella qua-
le, oltre alle vele, e alle molte funi (13) fon da notarli
Vaplufire (14), eì tavolato (*5) che fi vedono a poppa (*<*),
e fòpra tutto i due timoni (17).
TAVOLA XV.
panni, che fiponeano sul letto. All'incontro il Vof-
fio Etym. in Sterno nota, che diceafi appunto veftis
flragula , perche queir abito , che il giorno veftiva
la perfona , la notte covriva il letto . Isella findo-
ne in lignificato di una vefte Egizia di lino , fa
menzione "Polluce VII. 72. e Luciano Conci!. Deor.
deride Anubi ve/lito di Sindone . Anche Marziale
IV. 19. la prende per abito , mettendola in confronto
<&//'endromide.
Ridebis ventos hoc munere te£his, & imbres :
Non fic in Tyria findone tutus eris .
■AWincontro neir Ep. io. del lib. IL par che la meU
ta tra le coperture de' letti :
Zoilus aegrorat : faciunt hanc Jlraguld febrerrt.
Si fuerit ianus, coccina quid facient ?
Quid torus a Nilo, quid findone tincìus olenti ?
Oftendit ftultas quid nifi morbus opes ?
Quid tibi cum medicis ? dimitte Machaonas omnes<
Vis fieri fanus ? firagula lume mea .
Si vedano ivi i Contentatori, e può anche offervarfi
Baifio de Re veft. cap. 13. e altri, che parlan della
Sindone, 0 dell' otonii dell' Evangelo , Nelle note
della Tav. XVI. dove fi vede la ftejfa Arianna dor-
mire in un involto fintile , avremo occafione dì farne
nuovamente parola.
(11) Catullo nd cit. 1. così deferìve Arianna 5 an°
zi tutta là noftra pittura;
Namque fluentifono profpectans litore Diae >
Thefea cedertterri celeri curn clafie tuetur
Indomitos in corde gerens Ariadna furores:
Nec dum etiam fefeque fui tum credidit eiìe,
Utpote fallaci quae tutti primum excita fonino,
Defertam in fola miferam fé cernit arena.
Immemor at juvenis fugiens pellit vada remis ,
Qaem procul ex alga rnaéftis Minois ocellis
Saxea ut effigies bacchantis pfofpicit Evoe ;
Non flavo retinens fubtilem vertice mitram,
Non contefta levi velatum peftus amicru ,
Non tereti ftrophio luftantes vinfta pàpillas .
(1 z) Si vedano le note della Tavola fegUente,
dove fi ojferva la ftejfa nave di Tefeo con vele, e
con remi ,
(13) Ojferva lo SchejferO de Mil. Nav< II. che
gli antichi un folo albero aveano in mezzo della na-
ve: e quefto diceafi Wòq ; e'I luogo, dove fi piantava,
era detto y.eaófyrj , da' Latini modius . T>ice S. Ifi-
doro'. Modius eft 4 cui arbor infiftit , ob fimilitudi-
nem menfuralis vafis dicìus . Tuo quefto diftìnguerfi
nella noftra pittura . 'Del refto è noto, che le funi,
che fervono ad alzare , e calar l'antenna colle vele,
diceanfi da' Latini Rudelir.es , dallo firìdore, come no-
tano ì Grammatici. Fegezìo chiama tali funi chala-
torìos . Forfè corrìfpondono a quei i che ì Greci chia-
mavano "Kporòvag . Ma così dì quefte <, come delle al-
tre funi nautiche , può offervarfi lo SchejferO nel cit.
luogo .
(14) Tolluce I. fegm. 90. tòt, axgct ryg TtavpYig
a<pxx?Ci mXiìtui i Aflafti fi chiamano le fommità del-
la poppa. / Latini le chiamano apluftrià . E Jiccome
nella prora per lo più fi vedea una tefta dì Oca
(fflvtoltog ) così nella poppa /'aplufire era ornato di
penne , 0 anzi rapptefentava una coda dì uccello.
L' Etimologico in fflvkrxog, dice efprejfamente: di vav-
7ryiyoì. . . tàyot rè TrXcToìt slg yyivct à-KSiùdfyvTeg, i fa-
bri fogliono in certa maniera far fomigliante la nave
all' oca ; E ciò 5 foggìunge, per buono augurio j poi-
ché le oche vanno lenza pericolo sulle acque ; ZT qui
da notarfi', che lo Scoliafte dì Giovenale dice: Aplu-
fire tabulatum ad decorandurn fuperficiem havis ad-
pofitum j alii dicunt roftra navis , ornamentum pup-
pis . Quefto potrebbe corrifpondere a quel tavolato $
che fi vede nella noftra pittura fporgefe in fuori dal-
la poppa t e tener nel fuo mezzo qtiell ' ornamentò
pennato 1 Sì veda la nota feg.
(15) Igino Aftr. Poèti III. 36. chiama rejecTrunt
quella parte della Nave Celefte b che altrimenti è
detta cataftroma , e nurd^pupiCi Tìjg ii$vfXì)Yig ; e lo
Schejfero nel 1. cit. cap. 6. ojfeìrva ejfer la ftejfa par-
te , la quale fummum puppis forum è chiamata pref-
fo Gellio : notando lo fteffo Schejfero i che ne' tempi
antichijfitni il catadroma era nella fola poppa i e fpor-
to affai in fuori dalla nave ì e che così fi veda nel-
le immagini antiche . Infatti in quella , che e por-
tata dal Lippa in Poliorcet. vi è un tavolato fimi"
liffimo al qui dipìnto t
(16) Tuo corrifpondere all't'Aplov , che da Eufia-
zio in Odyf. 11 è fpìegato così : t2 KdiiX^puixxTog rò h
>ry 7tpv[A,vrj psgog , h9d è rS kvfispvriTX To-Kóg , quella
parte del cataftroma nella poppa 5 dove fia il luogo
del piloto . Così anche Efichio : téystou Mi rò kv-
§£gvr}Tó HCtSéèpa txpiov . Ojferva lo Schejfero nel cit.
cap. 5. e nel lib. L cap. ult< che l'Ikpiov corrifponde
a quella i, che da ^Petronio cap. 75% e chiamata diae*
ta magiftri , e che le Glojfe Jplegano j cubile t in quo
navicularius quiefeiti
(17) Non è nuovo il vederfi nelle navi antiche
due timoni. Elìanù V. H. IX. 40. fcrìve $ che i Car-
taginefi, i quali tifavano due timoni, aveanó ancora
due piloti. E Tacito Arili* H. 6. fa menzione di na-
vi, che aveano timoni a poppa , e a prora * Si veda,
lo Schejfero de Mil. Nav. E 6, e II, iì. dove offerì
va, che non folamente due timoni > ma anche piti
tal volta ne tifavano,
l
I