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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 6): Statue — Neapel, 1771 [Cicognara, 2645-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.3710#0402
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386 TAVOLA XCV.

forma di un cane (4) colla bocca aperta in atto di latra-
re (5). E' fofpefo da una catena di ferro, ed ha penden-
ti al di lotto cinque campanelli ^.

(4) Non è improprio il fgurarfi la parte ofcem in
forma di cane, che è ilfimbolo dell' impudenza^ così in
Omero fpeffo fi vede dato V aggiunto di xwoj7rig alle
donne ( e anche agli uomini : II. oc. 159. ) per dirle
sfacciate, e xvw è detta la parte anche delle donne ,
come nota Euflazio Od. §. p. 1821. 1. 53. Quindi la
favola di Scilla, ( di cui dice Virgilio Ed. VI. 75.

Candida fuccinótam iatrantibus inguina monftris,
e che fi rapprefenta coi cani nelle parti vergognofe , on-
de anche ha il nome , ) è fpegata da 'Eraclito ( de Incred.
2.)e da Eraclide ( Alleg. Hom. p, 496. ) e da Fulgenzio
(Myth. IL 12.) per la libidine furio fa > e sfrenata. On-
de anche cane dalla moglie Fortunata è chiamato il
marito Trimalchione in Petronio 74. per V impuden-
za ne' fuoi lujjùriofi trafporti.

(5) Latrare in fignificato di chiedere con arden-
za , è ufato da Lucrezio II. 17.

. . . omne videre eft

fciiì aliud fibi naturarci latrare, nifi ut &c.

così anele crede Fejlo effere flato ufato da Ennio m

quejli verfi:

. . . animufque in peétore latrat,

Siculi fi quando vinclo venatica aeno

Apta folet cani', forte feram fi ex nare fagacì

Senfit, voce fua ni&atque ululatque ibi acute 1

tradotti da quei di Omero Od. ó.

. . . KgxSlv} Ss 01 Sltfov vTidv.TSl

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K'vSg dyyoifacta ùliàsi, [jls[AOvéns yLxysadxi :
lenchè Scaligero a Varrone p. 154. e 155. e'I Colon-
na ad Ennio p. 162. lo fpieghino diverfamente . fin-
che Orazio II. Sat. II. 18. dice:
. . cum fale panis
Latrantem ftomachum bene leniet.
(6) Qual rapporto avejfero i campanelli col fallo,
e a qual ufo foffs dejlinato così quefto iallo , come gli
altri falli feguenti , che fi vedono effere flati fofpefi t
fi dirà nelle, note della Tavola , che fiegue.

L

I I I I ,1 I

X

X

Il III)

K fam/rarui de/in, G: J*ì</-fam/à irze.

TAVOLA XCVI.
 
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