TABVLARVM EXPLANATIO
SECTIO PRIMA
TITYLI LAPIDIBVS INSCVLPTL
I.
(M) • SIUTTIIS • M • N • PLXTIIS • (M)
2 (A)IDILIS • EKAK . VIAM • TEREM(NA)
(T)TENS • ANT • PUNTTRAM • STAF(I)
4 AIVAM • VRI • TEREMNATUST • PER
X • IUSSU • VIA • PUMPAIIANA • TER
6 EMNATTENS • PEREK • III • ANT • KA(I)
LA • IUVEIS.MEELIKIIEIS • EKASS .V(I)
8 ASS • m\.VIA • IUVIIA • INI • DEKKVIA
RIM • MEDIKEIS • PUMPAIIANEIS
10 SEREVKID • IMADEN • UUPSENS - 1(0)
SU • AIDILIS • PRUFATTENS
M. Suttius N. (f.) N. Pontius M. (f.)
aediles lianc viam termina-
verunt ante portam stabi-
anam. via terminata est perticis
x. iidem viam pompeianam ter-
minaverunt perticis m ante cel-
lam iovis meiliciui. Iias vi-
as et viam ioviam et devium
meddicis pompeiani
ex silice nova fecerunt, ii-
dem aediles prokverunt.
Extat Pompeis prope portam Stabianam, inventus anno 1851 duodecimo die mensis augusti,}. Ediderunt in
primis clarissimi viri Garruccius {Intorno ad una iscriz. osca rec. scav. in PompeiNaip. 1851, pagg. 18:
Bullett. arch. nap. 1852, pagg. 81 ; Quest. pompeiane pag. xv), Minervinius {Interpret. di una epigr. osca
Nap. 1851 , pagg. 19), Quaranta {Intorno ad unosca iscriz. Nap. 1851, pagg. 82), deinde Aufrecht et
Henzenius {Bull. delHnst. 1852, pagg. 87, 158), viditque Ventrupius {Bull. deWInst. 1852, pag. 160), qui
aliquam litterarum varietatem in alienis apographis recognovit2 .Sed postquam diligenter lapidem contuli, sic mihi
visum est legere ut superius litteris latinis orthographiam et sonos praebui3).
Pauca de interpretatione dicenda, quia nonnulla ex aliis inscriptionibus explicantur.Nominamagistratuum primus
versus continet4), qui in secundo et postremo dicuntur aidilis, et hoc vero monemus quod non alia pluralis nomi-
nativi exempla eiusdem declinationis habentur 5), nisi meddiss ex inscriptione nolana nunc Reg. Mus. Borbonico
adservata (mommsen, Unteritalisch. Dialekie pag. 178, tav. viii, n. 15), quae vox etiam nominativus singularis est
in lapide herculanensi (mommsen, o. c. pag. 179, tav. x, n.!8b) et aliis, ubi pro Graecorum £ duplex s adhibi-
tum puto. Latet accusativus in verbis ekak viain \ et teremnattens, quod verbum indicativi modi^ praeteriti
J) Eodem anno Guilielmus Bechius architeclus , qui olim ipsis effossionibus instabat, die 16 mensis
septembris , de porta Stabiana cum Regali Academia Herculanensi ita locutus est, ut aliquid de con-
structione et monumenti mensura noscerelur.
» Scavandosi sopra una porla della citta vicinante i tealri, e volta tra Stabia e Nocera, in una lastra
di travertino piantata in terra incontro ad essa porta alla distanza di palmi 30 e comparsa una iscrizione
osca, che ad unanime parere dei dotti accademici che la hanno interpetrata, dichiara esser quella appunto
la porta di Stabia. Questo scavo ci puo somministrare i piu cerli argomenti per determinare molti par-
ticolari della postura di questa antica citta, poiche stabilisce il pendio col quale scendeva alle sponde del
mare, c potra dilatandosi chiarire un dubbio che finora ha tenuto sospeso il giudizio di tutli gli antiquarii,
se cioe Pompei fosse cinta di mura da quel lato che vicinava col mare. Ho potuto anche medianle questo
scavo calcolare , che il livello della slrada che passa sotto questa porta, e sottoposto a quello della via
che entra nella porta di Ercolano (uno dei punti piu culminanti di questa citta) di oltre i 55 palmi. Ho
pure potuto stabilire un paragone fra. questa porla che ora si scava, e le altrc due che gia si sono in-
tieramente scoperte,paragone che mi ha dato queslo risultamento. La porta di Ercolano e larga palmi 16 e j0,
quella di Nola palmi 12 e questa di Stabia palmi 14 e cioe piu slretta di un pahno e ^
di quella di Ercolano, e piu larga di palmi 2 e ^ di quella di Nola. Quanto alle altezze, quella di
Ercolano non avendo traccia della imposta delfarco che la copriva non puo slabilir paragone: quella di
Nola essendo.poi alta palmi 19 e e questa di Stabia palmi 20 ~ si trova di circa un palmo piu
alta di quella di Nola: insomma questa porla che si dissotterra, sebbene di un poco piii stretla di quella
di Ercolano, irovasi piu larga e piu alta di quella di Nola , paragone che la qualifica come una delle
porte principali di questa antica cilta.. Ho chiaramente potuto vedere come i muri, che cingono la cilla
verso questa porta di Stabia, siano doppii, uno esterno verso il pomerio dclla citta, e 1'altro interno verso
la citta istessa: che quesli doppii muri sostengono un terrapieno, agger, che e fra di loro racchiuso, ap-
punto come consiglia Vitruvio (lib. i, cap. 3), accio queste muraglie potessero in tempo di assedio resistere
all'urto degli arieti e delle allre macchine di guerra. Questo agger, o terrapieno, 6 largo alla dritta
dell'uomo che entra in questa porla 5 pahni e ed alla sinistra 3 palmi e ed i quatlro muri chc
lo sostengono hanno fra ^ e 2 palmi di larghezza, di modo che quesli baluardi sono larghi, uno ollre
gli 8 palmi, 1'altro ollre i 10 palmi, larghezza piu che sufficiente al passaggio di due uomini armati che
s'incontrino di fronle, come insegna lo stesso Vitruvio. Si e pure alla drilla delFuomo che entra in que-
sta porla scavata la scala che saliva ai baluardi, di larghezza palmi 8 ^ composta di 9 scalini e di un
piano inclinato, e della medesima costruzione delle mura. I muri di cinta di questa cilta non hanno ge-
neralmente queslo terrapieno , che solo impiegavasi forse dai Pompeiani in quei luoghi che erano piu
accessibili alle offese degli assedianti. Questi muri sono di anlichissima costruzione, somigliantc a quella
di un'epoca molto vicina allc costruzioni pelasgiche e ciclopee. II modo con cui son costruiti, delto iso~
domon dai Greci (vitruv. , lib. n, cap. 8), e composto di file di pietre rettangolari sovrapposte l'una
sulFaltra, ed uguali l'nna alFaltra di altezza, che si sostengono per la loro mole senza bisogno di aiuto di
cemenlo. Queste file di pietre sono nei noslri muri alte tulte egualmente circa 3 palmi, e le piii grandi
hanno 3 ia 4 palmi di lunghezza sopra circa 2 palmi di spessezza. Simili di qualita e costruzione a
quelle delle quali son composli i muri vicinanti colla porta di Ercolano, sono fatti di quel travertino ,
che dicesi pietra di Sarno. Da tutto cio puo congetturarsi, queste muraglie appartenere alle costruzioni
primitive di questa cilta, ed esser coetanee del tempio dorico e del bidentale che stanno nel portico dei
teatri, cioe delFeta. osca della nostra Pompci. In conferma di questa congetlura la iscrizione osca, che si
e trovala ncH'angolo a sinistra delFingresso di questa citta, mostra chiara la eguaglianza delFela di quesli
due monumenti. La porla, che si vede incassala in questi muri, e di una costruzione di molti secoli piu
recente , poiche apparliene all' epoca romana ed al genere detto da Vilruvio opus incertum, perche com-
posto di irregolari blocchi di pielra con cemento , ed e un' opera non anteriore alla vittoria di Silla, o
forsc anche costruita dopo il terremoto, che aveva tanto danneggiato questa citla della Campania 16 anni
prima della sua totale dislruzione. I muri di questa porta erano rivestiti, come quelli della porla di
Ercolano, di uno stucco bianco lavorato a bugne, e 1'arco della sua volta si e trovato in rottami rovi-
nato nella strada sottoposta. Questa strada e larga palmi 19 e ^, ed ha una singolarita che la dislin-
gue da tulte le altre vie di Pompei, e questa si e di avere il marciapiede da un solo lato, cioe da quello
che sta alla dritta delluomo che entra per questa porta nella citta. II marciapiede o margo c largo ol-
tre i 7 palmi, Yagger o parte rotabile, lastricata di lava nel modo medesimo di tutle le altre vie pom-
peiane , e a somiglianza di quelle profondamenle solcato dal transilo dei carri , ed e largo oltre i 12
palmi ». Quare confer quod dixi de situ et sepulcrelo eiusdem portae Stabianae in Giornale degliScavi di
Pompei tom. 1, par. 11, pag. xxi-xxiv.
2) Hae sunt varielates lectionis Ventrupianae: vs. 3 incerta est syllaba PUN, quia non solum b pro
P aspicitur , sed etiam deest punctum in osco V, et in N littera manet unica lineola; vs. 4 verbum
STAFIANAM punctum habet- vs. 6 patet I in RAILA, quod Quaranta negavil', vs. 7 quadratarii incuriae
lincola propc L in vocc MEELIKIIEIS et punctum iuxta DERK ab auctore adscribilur.
3) Vs. 1 inilialem Garruccius pulavit A vel P (pag. 2-4), sed emendavit M, et Maius, Mi?iius, aut
Minatius interpretatus est in Bull. pag. 82-83, quod retinuit in Quest. pag. xvi, uli rccle primus ante alios
fecerat Minervinius (pag. 4.), contra quem Quaranta, qui valde incertam hanc litteram existimavit, A
restituit (pag. 3): postremam autem Garruccius M (pag. 7), Minervinius N (pag. 4), ac Quaranta P
(pag. 7) dixerc. Item vs. 55 in liltera prima quamquam X omnes vidissent, cum diu multumque inve-
sligassem, nihil ccrli reperi unde X vel R dici possit; verumtamen cum ex vestigiis scripturae X feliciter
concinnatum mihi viderctur, illud exhibui ut primis editoribus apparuit. Desinit in lilteram evanidam vs. 6,
quam Garruccius i (pag. 12) etMinervinius V scripsere (pag. 12): sed hoc non vidit Quaranta (pag.36),
qui verbum RALA quod apud Lucilium invenit (serv., ad Aeneid. lib. vi, vs. \, tom. 1, pag. 349 Lion)
oscum putavit fecilque , sed I restituendum arbitror ex lineola obliqua quae superest et angustioris loci
caussa. Deniquc unam vocem esse SEREVRIDIMADEN dicit Garruccius (pag. 16) quae legilur in vs. 10, et
sequenti UUPSENS iungitur a Minervinio, qui versus intercidit in SE • REVRIDIMA • DENUUPSENS (pag. lo),
quod omne a Quaranta faclum est SEREV • RIDIMADEN (pag. 50). Ipsi vero non viderunt punctum quod est
in lapide, a quo verba SEREVRID et IMADEN mihi seiuncla videntur.
4) Inter oscorum nomina haec duo amandamus SIUTTIIS et PUNTIIS, quorum primum in SVETTIVS vel
SITTIVS, ut luculenter pompeiani tiluli ostendunt (avellino, Opusc. tom. 11, pag. 191, 224*, Bull. arch.
nap. lom. 1, pag. 10, 19; lom. 11, pag. 7, 86), Minervinius et Quaranla verlunt (pag. 3), sed ego SVTTIVS reddidi
a similitudine verborum NIUMSIS, NIUMERIIS, TIURRI, quibus recle respondent NVMESIVS, NVMERIVS, TVRRIM:
nomen alterum PONTIVS legimus, quia V puncto notatum 0 latinum valet ( grotefend, Rud. linguae oscae
pag. 26; lepsius, Inscr. umbr. et oscae pag. 140; mommsen, Lnter. Dial. pag. 207 s. ).
5) Animadvertendum est quod is pro es usurpatur etiam in accusativo plurali lertiae declinationis
latinorum , ut ad auris ex Attio (v. 449, pag. 164 Ribbeck), aedis et navis pro aedes et naves Festo
accipimus (lib. xix, pag. 3152 Miiller). Imo in is desinere vult Priscianus accusativum omnium nominum,
quae singulari lam nomiuativum quam genitivum similem habent (lib. vn, cap. 13), quod vero ipx^os dicilur,
quia ex ablalivo singulari i nominalivus pluralis is deducitur. Quare permultis exemplis docet Varro an-
tiquiorcs Romanos is et eis nominativum mullitudinis fecisse, ut omnis (De ling. lat. lib. v, § 143, lib. vn,
§ 74, lOo) et omneis (lib. v, § 65, lib. vi, § 2), parteis (lib. v, § 21, 56), simileis (lib. ix, § 43),
umboneis (lib. v, § 115), disparilis (lib. vm, § 67), maris (lib. ix, § 62), lenlis (lib. ix, § 34), medio-
creis (lib. v, § 5), novendialis (lib. vi, § 26), auris (lib. vi, § 83), muliebris (lib. ix, § 40) et similia
quod et lapides confirmant, et Varro ipse suo tempore usilalum monet (lib. vm, § 66).
6) Saltem mihi dubitandum videtur verum sit necne quod de voce EKAR disseruit Quaranta , qui
dum eam pulavit accusativum singularem et hanc vertit, cum latino hic haec hoc, ekik ekak ekok restituit
(pag. 8). Nam quidquid de ekok ignotum excogitari possit, ccrtum est ERIR accusativum esse et neutrum
in lapide Novii Vesulliaci (mommsen, Vnter. Dial. pag. 171, tab. vm, n. 5), et ERAR simili feminini generis
casu acceplum discimus ex inscriptionibus pompeianis Adirani et Popidii (cf. minerv., 0. c. pag. 6-7), ut
sane demonslrant VJAM quod EKAR innrlitur, ct ERASS VIASS quac leguntur vs. 7-8.
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SECTIO PRIMA
TITYLI LAPIDIBVS INSCVLPTL
I.
(M) • SIUTTIIS • M • N • PLXTIIS • (M)
2 (A)IDILIS • EKAK . VIAM • TEREM(NA)
(T)TENS • ANT • PUNTTRAM • STAF(I)
4 AIVAM • VRI • TEREMNATUST • PER
X • IUSSU • VIA • PUMPAIIANA • TER
6 EMNATTENS • PEREK • III • ANT • KA(I)
LA • IUVEIS.MEELIKIIEIS • EKASS .V(I)
8 ASS • m\.VIA • IUVIIA • INI • DEKKVIA
RIM • MEDIKEIS • PUMPAIIANEIS
10 SEREVKID • IMADEN • UUPSENS - 1(0)
SU • AIDILIS • PRUFATTENS
M. Suttius N. (f.) N. Pontius M. (f.)
aediles lianc viam termina-
verunt ante portam stabi-
anam. via terminata est perticis
x. iidem viam pompeianam ter-
minaverunt perticis m ante cel-
lam iovis meiliciui. Iias vi-
as et viam ioviam et devium
meddicis pompeiani
ex silice nova fecerunt, ii-
dem aediles prokverunt.
Extat Pompeis prope portam Stabianam, inventus anno 1851 duodecimo die mensis augusti,}. Ediderunt in
primis clarissimi viri Garruccius {Intorno ad una iscriz. osca rec. scav. in PompeiNaip. 1851, pagg. 18:
Bullett. arch. nap. 1852, pagg. 81 ; Quest. pompeiane pag. xv), Minervinius {Interpret. di una epigr. osca
Nap. 1851 , pagg. 19), Quaranta {Intorno ad unosca iscriz. Nap. 1851, pagg. 82), deinde Aufrecht et
Henzenius {Bull. delHnst. 1852, pagg. 87, 158), viditque Ventrupius {Bull. deWInst. 1852, pag. 160), qui
aliquam litterarum varietatem in alienis apographis recognovit2 .Sed postquam diligenter lapidem contuli, sic mihi
visum est legere ut superius litteris latinis orthographiam et sonos praebui3).
Pauca de interpretatione dicenda, quia nonnulla ex aliis inscriptionibus explicantur.Nominamagistratuum primus
versus continet4), qui in secundo et postremo dicuntur aidilis, et hoc vero monemus quod non alia pluralis nomi-
nativi exempla eiusdem declinationis habentur 5), nisi meddiss ex inscriptione nolana nunc Reg. Mus. Borbonico
adservata (mommsen, Unteritalisch. Dialekie pag. 178, tav. viii, n. 15), quae vox etiam nominativus singularis est
in lapide herculanensi (mommsen, o. c. pag. 179, tav. x, n.!8b) et aliis, ubi pro Graecorum £ duplex s adhibi-
tum puto. Latet accusativus in verbis ekak viain \ et teremnattens, quod verbum indicativi modi^ praeteriti
J) Eodem anno Guilielmus Bechius architeclus , qui olim ipsis effossionibus instabat, die 16 mensis
septembris , de porta Stabiana cum Regali Academia Herculanensi ita locutus est, ut aliquid de con-
structione et monumenti mensura noscerelur.
» Scavandosi sopra una porla della citta vicinante i tealri, e volta tra Stabia e Nocera, in una lastra
di travertino piantata in terra incontro ad essa porta alla distanza di palmi 30 e comparsa una iscrizione
osca, che ad unanime parere dei dotti accademici che la hanno interpetrata, dichiara esser quella appunto
la porta di Stabia. Questo scavo ci puo somministrare i piu cerli argomenti per determinare molti par-
ticolari della postura di questa antica citta, poiche stabilisce il pendio col quale scendeva alle sponde del
mare, c potra dilatandosi chiarire un dubbio che finora ha tenuto sospeso il giudizio di tutli gli antiquarii,
se cioe Pompei fosse cinta di mura da quel lato che vicinava col mare. Ho potuto anche medianle questo
scavo calcolare , che il livello della slrada che passa sotto questa porta, e sottoposto a quello della via
che entra nella porta di Ercolano (uno dei punti piu culminanti di questa citta) di oltre i 55 palmi. Ho
pure potuto stabilire un paragone fra. questa porla che ora si scava, e le altrc due che gia si sono in-
tieramente scoperte,paragone che mi ha dato queslo risultamento. La porta di Ercolano e larga palmi 16 e j0,
quella di Nola palmi 12 e questa di Stabia palmi 14 e cioe piu slretta di un pahno e ^
di quella di Ercolano, e piu larga di palmi 2 e ^ di quella di Nola. Quanto alle altezze, quella di
Ercolano non avendo traccia della imposta delfarco che la copriva non puo slabilir paragone: quella di
Nola essendo.poi alta palmi 19 e e questa di Stabia palmi 20 ~ si trova di circa un palmo piu
alta di quella di Nola: insomma questa porla che si dissotterra, sebbene di un poco piii stretla di quella
di Ercolano, irovasi piu larga e piu alta di quella di Nola , paragone che la qualifica come una delle
porte principali di questa antica cilta.. Ho chiaramente potuto vedere come i muri, che cingono la cilla
verso questa porta di Stabia, siano doppii, uno esterno verso il pomerio dclla citta, e 1'altro interno verso
la citta istessa: che quesli doppii muri sostengono un terrapieno, agger, che e fra di loro racchiuso, ap-
punto come consiglia Vitruvio (lib. i, cap. 3), accio queste muraglie potessero in tempo di assedio resistere
all'urto degli arieti e delle allre macchine di guerra. Questo agger, o terrapieno, 6 largo alla dritta
dell'uomo che entra in questa porla 5 pahni e ed alla sinistra 3 palmi e ed i quatlro muri chc
lo sostengono hanno fra ^ e 2 palmi di larghezza, di modo che quesli baluardi sono larghi, uno ollre
gli 8 palmi, 1'altro ollre i 10 palmi, larghezza piu che sufficiente al passaggio di due uomini armati che
s'incontrino di fronle, come insegna lo stesso Vitruvio. Si e pure alla drilla delFuomo che entra in que-
sta porla scavata la scala che saliva ai baluardi, di larghezza palmi 8 ^ composta di 9 scalini e di un
piano inclinato, e della medesima costruzione delle mura. I muri di cinta di questa cilta non hanno ge-
neralmente queslo terrapieno , che solo impiegavasi forse dai Pompeiani in quei luoghi che erano piu
accessibili alle offese degli assedianti. Questi muri sono di anlichissima costruzione, somigliantc a quella
di un'epoca molto vicina allc costruzioni pelasgiche e ciclopee. II modo con cui son costruiti, delto iso~
domon dai Greci (vitruv. , lib. n, cap. 8), e composto di file di pietre rettangolari sovrapposte l'una
sulFaltra, ed uguali l'nna alFaltra di altezza, che si sostengono per la loro mole senza bisogno di aiuto di
cemenlo. Queste file di pietre sono nei noslri muri alte tulte egualmente circa 3 palmi, e le piii grandi
hanno 3 ia 4 palmi di lunghezza sopra circa 2 palmi di spessezza. Simili di qualita e costruzione a
quelle delle quali son composli i muri vicinanti colla porta di Ercolano, sono fatti di quel travertino ,
che dicesi pietra di Sarno. Da tutto cio puo congetturarsi, queste muraglie appartenere alle costruzioni
primitive di questa cilta, ed esser coetanee del tempio dorico e del bidentale che stanno nel portico dei
teatri, cioe delFeta. osca della nostra Pompci. In conferma di questa congetlura la iscrizione osca, che si
e trovala ncH'angolo a sinistra delFingresso di questa citta, mostra chiara la eguaglianza delFela di quesli
due monumenti. La porla, che si vede incassala in questi muri, e di una costruzione di molti secoli piu
recente , poiche apparliene all' epoca romana ed al genere detto da Vilruvio opus incertum, perche com-
posto di irregolari blocchi di pielra con cemento , ed e un' opera non anteriore alla vittoria di Silla, o
forsc anche costruita dopo il terremoto, che aveva tanto danneggiato questa citla della Campania 16 anni
prima della sua totale dislruzione. I muri di questa porta erano rivestiti, come quelli della porla di
Ercolano, di uno stucco bianco lavorato a bugne, e 1'arco della sua volta si e trovato in rottami rovi-
nato nella strada sottoposta. Questa strada e larga palmi 19 e ^, ed ha una singolarita che la dislin-
gue da tulte le altre vie di Pompei, e questa si e di avere il marciapiede da un solo lato, cioe da quello
che sta alla dritta delluomo che entra per questa porta nella citta. II marciapiede o margo c largo ol-
tre i 7 palmi, Yagger o parte rotabile, lastricata di lava nel modo medesimo di tutle le altre vie pom-
peiane , e a somiglianza di quelle profondamenle solcato dal transilo dei carri , ed e largo oltre i 12
palmi ». Quare confer quod dixi de situ et sepulcrelo eiusdem portae Stabianae in Giornale degliScavi di
Pompei tom. 1, par. 11, pag. xxi-xxiv.
2) Hae sunt varielates lectionis Ventrupianae: vs. 3 incerta est syllaba PUN, quia non solum b pro
P aspicitur , sed etiam deest punctum in osco V, et in N littera manet unica lineola; vs. 4 verbum
STAFIANAM punctum habet- vs. 6 patet I in RAILA, quod Quaranta negavil', vs. 7 quadratarii incuriae
lincola propc L in vocc MEELIKIIEIS et punctum iuxta DERK ab auctore adscribilur.
3) Vs. 1 inilialem Garruccius pulavit A vel P (pag. 2-4), sed emendavit M, et Maius, Mi?iius, aut
Minatius interpretatus est in Bull. pag. 82-83, quod retinuit in Quest. pag. xvi, uli rccle primus ante alios
fecerat Minervinius (pag. 4.), contra quem Quaranta, qui valde incertam hanc litteram existimavit, A
restituit (pag. 3): postremam autem Garruccius M (pag. 7), Minervinius N (pag. 4), ac Quaranta P
(pag. 7) dixerc. Item vs. 55 in liltera prima quamquam X omnes vidissent, cum diu multumque inve-
sligassem, nihil ccrli reperi unde X vel R dici possit; verumtamen cum ex vestigiis scripturae X feliciter
concinnatum mihi viderctur, illud exhibui ut primis editoribus apparuit. Desinit in lilteram evanidam vs. 6,
quam Garruccius i (pag. 12) etMinervinius V scripsere (pag. 12): sed hoc non vidit Quaranta (pag.36),
qui verbum RALA quod apud Lucilium invenit (serv., ad Aeneid. lib. vi, vs. \, tom. 1, pag. 349 Lion)
oscum putavit fecilque , sed I restituendum arbitror ex lineola obliqua quae superest et angustioris loci
caussa. Deniquc unam vocem esse SEREVRIDIMADEN dicit Garruccius (pag. 16) quae legilur in vs. 10, et
sequenti UUPSENS iungitur a Minervinio, qui versus intercidit in SE • REVRIDIMA • DENUUPSENS (pag. lo),
quod omne a Quaranta faclum est SEREV • RIDIMADEN (pag. 50). Ipsi vero non viderunt punctum quod est
in lapide, a quo verba SEREVRID et IMADEN mihi seiuncla videntur.
4) Inter oscorum nomina haec duo amandamus SIUTTIIS et PUNTIIS, quorum primum in SVETTIVS vel
SITTIVS, ut luculenter pompeiani tiluli ostendunt (avellino, Opusc. tom. 11, pag. 191, 224*, Bull. arch.
nap. lom. 1, pag. 10, 19; lom. 11, pag. 7, 86), Minervinius et Quaranla verlunt (pag. 3), sed ego SVTTIVS reddidi
a similitudine verborum NIUMSIS, NIUMERIIS, TIURRI, quibus recle respondent NVMESIVS, NVMERIVS, TVRRIM:
nomen alterum PONTIVS legimus, quia V puncto notatum 0 latinum valet ( grotefend, Rud. linguae oscae
pag. 26; lepsius, Inscr. umbr. et oscae pag. 140; mommsen, Lnter. Dial. pag. 207 s. ).
5) Animadvertendum est quod is pro es usurpatur etiam in accusativo plurali lertiae declinationis
latinorum , ut ad auris ex Attio (v. 449, pag. 164 Ribbeck), aedis et navis pro aedes et naves Festo
accipimus (lib. xix, pag. 3152 Miiller). Imo in is desinere vult Priscianus accusativum omnium nominum,
quae singulari lam nomiuativum quam genitivum similem habent (lib. vn, cap. 13), quod vero ipx^os dicilur,
quia ex ablalivo singulari i nominalivus pluralis is deducitur. Quare permultis exemplis docet Varro an-
tiquiorcs Romanos is et eis nominativum mullitudinis fecisse, ut omnis (De ling. lat. lib. v, § 143, lib. vn,
§ 74, lOo) et omneis (lib. v, § 65, lib. vi, § 2), parteis (lib. v, § 21, 56), simileis (lib. ix, § 43),
umboneis (lib. v, § 115), disparilis (lib. vm, § 67), maris (lib. ix, § 62), lenlis (lib. ix, § 34), medio-
creis (lib. v, § 5), novendialis (lib. vi, § 26), auris (lib. vi, § 83), muliebris (lib. ix, § 40) et similia
quod et lapides confirmant, et Varro ipse suo tempore usilalum monet (lib. vm, § 66).
6) Saltem mihi dubitandum videtur verum sit necne quod de voce EKAR disseruit Quaranta , qui
dum eam pulavit accusativum singularem et hanc vertit, cum latino hic haec hoc, ekik ekak ekok restituit
(pag. 8). Nam quidquid de ekok ignotum excogitari possit, ccrtum est ERIR accusativum esse et neutrum
in lapide Novii Vesulliaci (mommsen, Vnter. Dial. pag. 171, tab. vm, n. 5), et ERAR simili feminini generis
casu acceplum discimus ex inscriptionibus pompeianis Adirani et Popidii (cf. minerv., 0. c. pag. 6-7), ut
sane demonslrant VJAM quod EKAR innrlitur, ct ERASS VIASS quac leguntur vs. 7-8.
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