VI.31
Giovanni Colonna, fratello maggiore di Prospero, Pompeo ottenne nel settembre 1508 il
vescovado di Rieti, le abbazie di Subiaco e Grottaferrata e altre prebende: nel 1511 entrò
in conflitto con Giulio II e fu costretto a ritirarsi nell’abbazia di Subiaco fino alla morte
del papa nel 1513. Amante del lusso e pervaso di cultura umanistica, nutrì per tutta la vi-
ta una predilezione per la caccia, la pesca, i piaceri in villa e i giardini. La sua sensibilità
verso le arti figurative è documentata dal Giovannino di Raffaello e dal ritratto di
Lotto35. Non sorprenderebbe dunque se avesse espresso il suo amore per l’architettura
in una delle antiche residenza familiari, quella di Genazzano, rapidamente raggiungibile
da Subiaco. Dopo la sua nomina a cardinale nel 1517 sembra comunque aver spesso sog-
giornato in quella località36.
Ci troviamo perciò davanti all’alternativa di datare la villa o nei due anni di interre-
gno dei Borgia tra il 1501 e il 1503 o al periodo compreso tra il 1508 e il 1511, quando
Pompeo disponeva di alti proventi ed era in buoni rapporti con la corte pontificia.
Secondo Vasari, Bramante dipinse su incarico di Alessandro VI uno stemma con fi-
gure per l’anno giubilare 1500 e all’inizio del suo periodo romano prese parte come “sot-
toarchitettore” ai lavori per le fontane di Trastevere e di piazza San Pietro37. Se nel 1500
circa progettò il cortile del convento di Santa Maria della Pace per il cardinale napoleta-
no Oliviero Carafa e nel 1502 il Tempietto per i re di Spagna, è possibile che anche
Alessandro VI gli avesse affidato un incarico di notevole rilevanza. Tra Bramante e i
Colonna invece sono documentati solo rapporti indiretti, tramite sia la casa reale spa-
gnola e i suoi sostenitori napoletani, sia il cardinale Ascanio Sforza e la corte pontificia38.
Dal punto di vista stilistico tuttavia una datazione prima del 1504 è tutt’altro che
probabile. Solo durante la progettazione di San Pietro Bramante arrivò a delle struttu-
re più robuste e al linguaggio plastico che distingue il ninfeo dalle prime opere romane
e ancora dal progetto GDSU 1 A39. Un linguaggio direttamente confrontabile alla stessa
villa lo troviamo invece nel cortile del palazzo dei Tribunali con i suoi pilastri robusti e
la sua articolazione corporea, cominciato nel 1508 e cioè nel periodo in cui Pompeo
Colonna era padrone di Genazzano40.
VI.31. Tivoli, villa Adriana,
ninfeo (da N. Neuerburg,
L'architettura delle fontane
e dei ninfei nell’Italia antica,
Napoli 1965, tav. 103).
VI.32. Andrea Palladio,
tentativo di ricostruzione
della pianta delle terme
di Agrippa (Vicenza,
Museo Civico, n. 33).
VI.33. Giuliano da Sangallo,
pianta di Hagia Sophia (Città
del Vaticano, Biblioteca
Apostolica Vaticana, Cod.
Vat. Lat. Barb. 4424, f. 44r).
236
Giovanni Colonna, fratello maggiore di Prospero, Pompeo ottenne nel settembre 1508 il
vescovado di Rieti, le abbazie di Subiaco e Grottaferrata e altre prebende: nel 1511 entrò
in conflitto con Giulio II e fu costretto a ritirarsi nell’abbazia di Subiaco fino alla morte
del papa nel 1513. Amante del lusso e pervaso di cultura umanistica, nutrì per tutta la vi-
ta una predilezione per la caccia, la pesca, i piaceri in villa e i giardini. La sua sensibilità
verso le arti figurative è documentata dal Giovannino di Raffaello e dal ritratto di
Lotto35. Non sorprenderebbe dunque se avesse espresso il suo amore per l’architettura
in una delle antiche residenza familiari, quella di Genazzano, rapidamente raggiungibile
da Subiaco. Dopo la sua nomina a cardinale nel 1517 sembra comunque aver spesso sog-
giornato in quella località36.
Ci troviamo perciò davanti all’alternativa di datare la villa o nei due anni di interre-
gno dei Borgia tra il 1501 e il 1503 o al periodo compreso tra il 1508 e il 1511, quando
Pompeo disponeva di alti proventi ed era in buoni rapporti con la corte pontificia.
Secondo Vasari, Bramante dipinse su incarico di Alessandro VI uno stemma con fi-
gure per l’anno giubilare 1500 e all’inizio del suo periodo romano prese parte come “sot-
toarchitettore” ai lavori per le fontane di Trastevere e di piazza San Pietro37. Se nel 1500
circa progettò il cortile del convento di Santa Maria della Pace per il cardinale napoleta-
no Oliviero Carafa e nel 1502 il Tempietto per i re di Spagna, è possibile che anche
Alessandro VI gli avesse affidato un incarico di notevole rilevanza. Tra Bramante e i
Colonna invece sono documentati solo rapporti indiretti, tramite sia la casa reale spa-
gnola e i suoi sostenitori napoletani, sia il cardinale Ascanio Sforza e la corte pontificia38.
Dal punto di vista stilistico tuttavia una datazione prima del 1504 è tutt’altro che
probabile. Solo durante la progettazione di San Pietro Bramante arrivò a delle struttu-
re più robuste e al linguaggio plastico che distingue il ninfeo dalle prime opere romane
e ancora dal progetto GDSU 1 A39. Un linguaggio direttamente confrontabile alla stessa
villa lo troviamo invece nel cortile del palazzo dei Tribunali con i suoi pilastri robusti e
la sua articolazione corporea, cominciato nel 1508 e cioè nel periodo in cui Pompeo
Colonna era padrone di Genazzano40.
VI.31. Tivoli, villa Adriana,
ninfeo (da N. Neuerburg,
L'architettura delle fontane
e dei ninfei nell’Italia antica,
Napoli 1965, tav. 103).
VI.32. Andrea Palladio,
tentativo di ricostruzione
della pianta delle terme
di Agrippa (Vicenza,
Museo Civico, n. 33).
VI.33. Giuliano da Sangallo,
pianta di Hagia Sophia (Città
del Vaticano, Biblioteca
Apostolica Vaticana, Cod.
Vat. Lat. Barb. 4424, f. 44r).
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