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Garrucci, Raffaele
Storia della arte cristiana nei primi otto secoli della chiesa: corredata della Collezione di tutti i monumenti di pittura e scultura ; incisi in rame su 500 tavole ed illustr. (Band 2,1): Pitture cimiteriali — Prato, 1873

DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.1394#0084
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Volume II.

STORIA DELL'ARTE CRISTIANA

Pitture

Magi che nel solito loro costume gli portano i doni in tre
ampi bacini, se non che invece delle anassiridi hanno
stivaletti ai piedi alti a mezza tibia e le gambe nude. La
Vergine è in tunica ed ha il capo velato. Dietro la cattedra
è dipinto, come ho detto, un padre con due figli che si son
preparato il sepolcro.

Dopo di loro e a parte è figurata l'arca noetica, entrovi
un giovane in dalmatica e orante, sul quale vola la colomba
recando negli artigli il ramo di olivo. L' arca ha davanti
la toppa della solita forma di un greco gamma volto a
sinistra, e una corrispondente lamina della forma medesima
si vede sul coperchio. Daniele fra i leoni apre la serie dei
soggetti dipinti sull'intramezzo inferiore: ma vi sta separa-
tamente e in statura il doppio maggiore. Notevolissimo è
quel sudario o fascia che ne avvolge il capo. Sull' intra-
mezzo son dipinte due scene del viaggio di Tobia, quando
l'angelo Raffaele gli comanda che abbranchi il pesce e lo
trascini alla riva del Tigri. Egli ha un piede scalzo e la
gamba tutta nuda , e 1' altro calzato, e la tibia vestita di
fasce incrociate. Credo che il pittore abbia ciò fatto a fin
di significare che uscito a lavarsi i piedi ( e. VI, v. 2 ), et
exivit ut lavaret pedes suos, fuggi, cosi come si trovava non
ancora bene scalzo, spaventato dal pesce che minacciava
di addentarlo: et ecce piscis immanis exivit ad devorandum
eum II fiume è rappresentato come uomo barbato, nudo
e sedente sul terreno, se non che una clamide involge il
braccio sinistro sul quale si appoggia, ed egli posa la mano
destra sulla roccia, ad indicare la sua sorgente tra i monti
dall'Ararat. L'Angelo veste dalmatica e pallio alla esomide,
e impone al giovane Tobia che vada al fiume e tragga
fuori il pesce, prendendolo per le branche. Tobia veste
semplice tunica e si appoggia al bastone viatorio, ed ele-
vando la sinistra con un dito spiegato, guarda all'Angelo
che gli parla. Nella seconda scena Tobia corre verso del-
l' Angelo che è a sinistra, recando nella destra il pesce che
ha preso, ed ha il bastone viatorio appoggiato alla spalla
sinistra. Egli è tutto nudo, e solo cinge intorno i fianchi
colla sua clamide, una cui falda scende innanzi a difenderne
la nudità. E notissimo che Tobia dopo aver tolto al pesce
il fegato, il fiele e il cuore, l'arrosti per ordine dell'Angelo
e sei portò seco pel viaggio (1. e. v. 6) : quod cum fecisset

assavit carnes eius et secum tulerunt in vìa. V Angelo veste
dalmatica e sopra di essa il pallio alla esomide, e stende
la destra verso Tobia che gli presenta il pesce (1).

Allato al loculo a destra è rappresentato Cristo che stende
la verga verso la mummia di Lazaro, figurato sulla soglia
della edicola sepolcrale. Una piccola nicchia interrompe la
figura di Cristo.

Narrati cosi i soggetti, d' uopo è che ne additiamo il
nesso che hanno fra loro. Il personaggio che cava l'acqua
dalla rupe ci introduce nei misteri della fede, per la quale
crediamo in Cristo, pane di Dio disceso dal cielo (Ioan. c.VI, 33)
del quale pane si legge « che chi ne mangia non avrà fame, n
e Cristo medesimo dice: chi crede in me non avrà mai sete,
(Ioan. 1. e. 35): Ego sum panis vitae: qui venit ad me non
esuriet et qui credit in me, non sìtiet unquam; i quali due
allegorici sensi legano abbastanza insieme le due scene.
Aggiungasi Cristo incarnato che si fa noto ai Gentili, le cui
primizie sono i Magi, e avrassi il motivo che congiunge la
scena della Epifania o manifestazione a quella del pane
moltiplicato, il cui mistico senso Gesù medesimo spiega nel
citato luogo e altrove. In altro senso sacramentale, l'acqua
Jella rupe simboleggia il battesimo, le ceste di pane l'Euca-
ristia ; del qual senso leggonsi in quel capitolo ( v. 52) le
parole : et panis quem ego dabo caro mea est prò mundi
vita. I Magi viaggiano a Betlemme per trovar Cristo, e
Tobia viaggia al Tigri per trarre dalle acque il misterioso
pesce che è cibo, il quale nutre nel viaggio, e le cui inte-
riora illuminano (Tob. e. VI, v. 6, 9). Cristo dà la sua carne
per la vita del mondo, e questo sacrifizio è simboleggiato
dal profeta Daniele fra i leoni. Queste dommatiche e sacra-
mentali significazioni nutrono e tengono vive nei credenti
una ferma speranza di pace o sia felicità eterna e ricor-
dano la promessa resurrezione dei corpi ; delle quali due
credenze sono figura la noetica nave e il Lazaro redivivo.

In questa parte del cimitero di Trasone, il Marangoni
afferma che furon trovate in un sepolcro sei monete, due
delle quali erano di Probo, due di Massimiano, una di Diocle-
ziano e una di Costanzo Cloro ancor Cesare (App. ad Ada
S. Victorini p. 64). Indi deduce che queste pitture possono
essere della fine del secolo terzo o de'primi iniziidel quarto.

(1) Il D'Agincourt {Pitture, tavola VII, num. 2) stampa una pit-
tura de! cimitero di Priscilla, che sembra rappresentare un Angelo
alato in atto di condurre seco per mano un fanciullo vestito di sem-

plice tunica, e pare che porti in mano alcune verghe o canne. Ivi
accanto a destra un giovane in tunica discinta porta un pesce sospeso
alla lenza.

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