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Garrucci, Raffaele
Storia della arte cristiana nei primi otto secoli della chiesa: corredata della Collezione di tutti i monumenti di pittura e scultura ; incisi in rame su 500 tavole ed illustr. (Band 3): Pitture non cimiteriali — Prato, 1876

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https://doi.org/10.11588/diglit.1395#0018
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Volume IL

STORIA DELL'ARTE CRISTIANA

Pitture

al secolo di Luca Santo, poteva solo esser verosimile che
questo scambio fosse accaduto in occidente. La quai ma-
niera di spiegare pecca di falso supposto, volendo che niuno
mai in occidente avesse udito, né letto ciò che era diffusis-
simo tra gli scrittori greci di oriente. E il fatto dimostra,
che Luca evangelista come pittore era noto fra noi, stante
che il vediamo citato da S. Gregorio II papa, contempora-
neamente agli scrittori orientali sopraddetti. Intanto il Manni
replicò, stampando nel 1766 un opuscolo: Dell' errore che
persiste di attribuirsi le pitture al santo Evangelista, e di
nuovo il Lami pretese di confutarlo al modo medesimo
nelle Efemeridi di questo anno (col. 225). Dietro tutto ciò
(vedi anche Stefano Borgia, De cruce velitema, p. 169, 170)
è da maravigliarsi delle molte inesattezze del Baretti, il quale
scrive (Relazione degli usi e costumi d'Italia, Milano 1818,
p. 114) : u Alcuni dei nostri antiquarii pretendono che nel
secolo XII abbia vissuto un maestro Luca di Cesena talmente
divoto della Vergine, che ei non volle dipingere o scolpire
altro che l'imagine di lei ; e dicono che le imagini venerate
a Bologna, a Loreto, a Caravaggio, a Varallo oggidì mira-
colosissime sono tutte di mano di questo artista, che avea
minor talento che divozione. Il suo nome di battesimo era
Santo: di qui l'opinione volgare che queste imagini sono
state dipinte da Santo Luca. « Il Baretti adunque e gli an-
tiquarii citati da lui erano ignoranti a segno da non aver
mai sentito parlare di Teodoro Lettore e di quanti scrissero
dopo lui, dal secolo sesto fino al Manni, i quali tutti al-
l' apostolo ed evangelista S. Luca attribuiscono aver dipinta
l'imagine della Vergine.

A me sembra da non disprezzare la tradizione che attri-
buisce ad epoca remota questa o quella imagine della Ver-
gine. Che se manca ogni altra prova, ragion vuole che la
tradizione almeno si rispetti. Né parmi sia buon argomento
quello che si cerca dall'arte, se non fosse, tutto al più, per con-
chiudere che quella imagine sia copia di una veramente antica
e non più esistente. Ma poiché non è mio scopo di tener
dietro a tutto ciò che la popolar tradizione ci narra ; sarò
pago di fare una descrizione di quelle imagini della Vergine,
delle quali parlano le storie, e che in parte ci sono note per
qualche monumento che ce ne conserva il tipo. Si abbia
il primo luogo la SS. Vergine detta Blachernitisa, perchè
posta una volta nel tempio edificato a lei da S. Pulcheria
nelle Blacherne, contrada dell' antico Bizanzio. Se ne è con-
servato il tipo sulla moneta di Costantino XII Monomaco
che regnò dal io42 al io54 (Sabatier, pi. XLIX, 12): questa
porta accanto la leggenda IVP 0T e nel giro; M (cioè Maria)
BAAKEPNITICA, e vi è rappresentata in busto velata e cinta
di nimbo e orante. Sul lembo del manto che le copre la
fronte v' è una specie di grappolo o astro formato da quattro
globetti 0%, il qual segno si rivede sul manto all'omero destro
e sinistro. Questa imagine era affìssa sulla parete della
chiesa, a lei dedicata da S. Pulcheria alle Blacherne, ma si

sa che il Copronimo la distrusse, o, come si esprimono i
Padri del Sinodo orientale (ed. Combefis, Manìp. p. 125), la
strappò, scavandola dalla parete, MìadpvZe. Per il che, se era
venerata ai tempi del Monomaco in qualche basilica, vi
sarà stata rimessa una copia invece della prima. Ma l'ima-
gine della Vergine orante, che dalla epigrafe del Monomaco
sappiamo essere stata la Blachernitisa, a vero dire, noi la
vediamo nel secolo ottavo da Leone IV, detto il filosofo,
stampata sulla sua moneta d' oro. Ella vi è intitolata :
4- MARIA + MR ér {Sabat. XLV, 11), ed ha le medesime
insegne e l'attitudine medesima, ma non il nimbo, che nella
moneta di Leone non l'è dato, probabilmente perchè non
v' era campo abbastanza.

Giorgio Pisida, scrittore dei tempi di Eraclio, in certi
senarii editi dal Foggini (Corp. hist. bi^ant. nova app.,
Romae 1776, p. 334) descrive una imagine della Vergine in
atto di portare in collo il Bambino, che trasportata nel campo
aveva messo in fuga il nemico:

CH yàp yipovact xòv @£ov zeus cc/y.akot<;
yopii zov avzèv ziq zò zov zónov aifiocs
aùxvìv GTpazrpfwoiGoru &)? e;5ov [j.cvov
inarcai eùSùs toÙs maiimìs au/s'va;.

Su questo epigramma si legge il titolo

sì? zìv h BXa/Épvai; vxóv.

Ma sia che lo scrittore parli della fuga degli Abari nel 626
avvenuta, come pensa il Foggini, sia che intender si debba
di altri barbari, ei par certo, da ciò che si è dimostrato,
che il trascrittore o grammatico si sbagliò. La Blachernitisa
era orante, come la Vergine di S. Pier Crisologo in Ravenna,
e di papa Giovanni VII in Roma, che vedremo nel volume
dei musaici.

L'imagine della SS. Vergine detta la Fonte, H LTHrH, fu
così soprannominata dalla fonte che Leone il Trace (457-474)
fé' inchiudere nel tempio, edificato in onore di lei, perchè gli
avea mostrato quella sorgente, dalla cui acqua un cieco
riebbe la luce degli occhi. La cosa è raccontata da Niceforo
di Callisto (H. Eccl. 1. XV, e. XXVI: cf. Du Canoe, Const.
Christ. IV, i83 e segg). Qual fosse la forma, sotto la quale
era la Vergine venerata in quella basilica, ninno avrebbe
potuto conoscere, se il Garampi (De nummo argent. Bene-
dirti III, p. 5o), e il P. Oderici (Volume IX delle Disser-
tazioni accademiche Corion, p. 282), non avessero trovato
e dato alle stampe un' antica pietra che la rappresenta
orante e con in grembo il Bambino, essa fino a mezza vita,
il Bambino poco oltre al collo, e ambedue sopra una conca
o vasca, dai cui lati l'acqua zampilla. V è accanto l'epi-
grafe mp ex mura.

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