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Garrucci, Raffaele
Storia della arte cristiana nei primi otto secoli della chiesa: corredata della Collezione di tutti i monumenti di pittura e scultura ; incisi in rame su 500 tavole ed illustr. (Band 6): Sculture non cimiteriali — Prato, 1880

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https://doi.org/10.11588/diglit.4666#0107
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DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE

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citato: In qua (navi) Divus Petrus sedet ad navigium et
divus Paulus stat in puppi (voleva dire in prora). Ma il
P. Cahier soggiugne che questa, quantunque sia una bella
interpretazione, non è nientedimeno indubitata. Altri posero
Gesù Cristo e non S. Pietro al timone. Il Bellori (Lucern.
veteres sepulcr. pars. Ili, pag. io, n. 3i, ed. a. 1702) preferì
veder Cristo alla prua e Pietro in poppa. Ma la figura che
siede al timone è semicalva (v. a'). Più recentemente ne ha
parlato il De Rossi prima nelle Inscr. Chr. pag. 15o, e poi
nel Bull, di Ardi. Christ. 1867, pag. 28, ove giudica che u il
personaggio stante in prora non sia S. Pietro, ma la figura
di un uomo orante che male è stato giudicato un Apostolo
predicante. » Quanto a me io non credo che vi sia nulla
da dire se alcuno giudica che S. Pietro tenga nella mistica
nave il posto di proreta, mentre S. Paolo maneggia, come
pilota, il timone. Perocché quantunque il pilota sia preso
per l'arbitro della navigazione, onde si legge in tal senso
scritto da Cicerone (Ad fam. IX, XV): Sedebamus in puppi
clavumque tenebamus, mine autem vix in sentina locus
(ci. Aeschyl. Sept. e. Theb. vv. 3-5), nulladimeno il pilota
ciò non fa né può fare se non sotto la guida del proreta
che è il suo occhio. Rutilio Numaziano (1, 455) molto a
proposito sarà qui invocato siccome pratico di navigazione,
perchè ne insegni come il pilota non regola il timone in
poppa se non gliene dà avviso colla sua voce il proreta, il
quale perciò dirige il timone e la poppa che ha dietro di sé.

Despectat prorae custos clavumque sequentem
Dirigit et puppim, voce manente, regit.

S. Asterio vescovo di Amasea, nella Omelia IX fatta in onore
di S. Foca, fa rilevare l'uffizio che egli aveva assunto di
proteggere i naviganti quando il mare fosse in tempesta e
di dirigere le navi loro. Or qual è questo uffizio? egli si
faceva vedere in atto di svegliare il pilota se mai si fosse
addormentato sul timone, e vegliava in prora guardandola
dai bassi fondi o secche o scogli, cioè dai pericoli di dare
in essi e perire: amò tvj; xpapzg npoontivav za fip&yy- Il suo
uffizio adunque si era quello del proreta, mentre al timone
stava il pilota. Perciò S. Zenone non parla che del proreta,
al quale paragona il sacerdozio (S. Zeno, II, XVII, 2): Navis
typus est synagogae, eius proretam sacerdotale corpus ac-
cipimus, nantes scribas et pharisaeos.

Fu però costume antico di tenere due piloti uno in poppa
col timone e l'altro in prora, e due timoni; e però ad una
tal nave fu dato il nome di ófipmpu/jwi? (Suid. v. Afrpoi.):
la quale usanza è stata notata anche dal De la Borde ser-
barsi tuttavia nel mar rosso (Voyage dans l'Arabiepetrée
introd. pag. 17). Ulpiano perciò distinguendo il gubernator
dal proreta, dà a costui il nome. di conduttore, ducator
(Dig. g, 2, 29), che le glosse greco-latine interpretano per
àyóg, ìjye/xoov, 7rpe»jyou/x£vosj e Leone (Tactit. cap. 8) per i^yóg
o sia viae dux (vedi Boeking, Not. dignit. imp. or. pag. 4o8).

Che i due magisteri siano di valore uguale, il può anche
dimostrare l'autore del Sermone XLVI, app. opp. Ambrosii,
pag. 453, dove dice che, nella nave della Chiesa, Cristo è
l'albero, il Padre siede alla poppa gubernator, e lo Spirito
Santo è in prora il proretus. In somma il proreta è adope-
rato in senso metaforico per duce e rettore (Vedi Du Cange
Gloss. s. v.).

Il possessore di questa lucerna è inscritto in una tabella
posta sull'albero al di sopra della vela ove si legge: DO-
MINVS LEGEM DAT VALERIO SEVERO. Questo Va-
lerio Severo è chiamato Eutropio nella stessa epigrafe: EV-
TROPI VIVAS. Oggi che le tenebre di una volta sulla
moda dei nomi greci nelle grandi famiglie romane sono
dileguate, non fa difficoltà il leggere Valerio separatamente
acclamarsi Eutropio. A codesto Valerio, dice l'epigrafe, che
il Signore dà la legge: Dominus legem dat. Nel Pastore di
Herma (III, 3) io trovo : Lex est Dei in omnem orbem ter-
rarum data: hac autem lege Filius Deipraedicatus est in
omnibus finibus orbis terrae, visitai eos quibus legem dedit,
si eam custodierunt: e questo è il senso in che deve essere
preso il legem dat della epigrafe. Quanto al personaggio Va-
lerio egli è, a parer mio, il Valerio Severo padre di Valerio
Piniano e suocero di Melania, stato anche prefetto di Roma
(Pallad. Vitae Patr. cap. 121), del quale il Muratori ha
notato opportunamente che non deve confondersi col Pi-
niano predetto (Anecd. lat. I, diss. 6, pag. i5o cf. notas ad
Paulin. pag. 520 seg.). È troppo chiaro il testo di S. Paolino
(Natal. XIII S. Felic. carm. XXI, ad. Murat, v. 166), nel
quale Piniano, marito di Melania si chiama figlio primoge-
nito del Console: In principe urbe consulis primigenus; il
che è confermato nei vv. 170, 171 ove il medesimo S. Pao-
lino il dichiara ancora cristiano, qual certamente lo dimostra
la lucerna e l'epigrafe:

Valerii modo huius christiani consulis
Longe retrorsum generis auctor ultimus.

Non ometterò di dire che, del Valerio Severo di questa lu-
cerna, il De Rossi parla (Bull. ardi, christ. 1868, pagg. 34, 35)
quasi fosse un rampollo della casa di Aradio Valerio Proculo.

2. Lampadaro di bronzo trovato presso Orlleansville in
Algeria circa l'anno i85o fra le ruine ammonticchiate d'una
vasta camera sepolcrale. Fu pubblicato la prima volta dal
sig. Peigné-Delacourt nella Revue de l'art, chrétien, 1866:
ora è posseduto dal più volte lodato sig. Vasilewski. Sul
pavimento in musaico della camera predetta furono lette
due epigrafi parimente in musaico, l'una delle quali segnava
l'anno 429, l'altra l'anno 435 della provincia corrispon-
denti agli anni 468 e 474 : donde possiamo esser certi che
il lampadaro appartiene alla seconda metà del secolo quinto.
Il sig. Peigné-Delacourt ce ne ha fatta una descrizione
assai minuta ed esatta, ben considerandolo qual prezioso

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