Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Raffaello <Sanzio>; Gruner, Ludwig [Hrsg.]; Grifi, Antonio [Ill.]
I mosaici della cupola nella Capella Chigiana di S. Maria del Popolo in Roma — Rom, 1839

DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.26610#0026
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
( 16 )

idea si fossero potuti qui formare fra noi, sodisfatti dimostrandosi assai, se una memoria
o una copia, una incisione o qualsivoglia altro ricordo potessero all’ultimo confine dell’il-
luminato mondo spedire. Dal che nacque un bene, conciossiachè ottimi pittori moderni,
ed incisori intelligentissimi moltiplicarono con generoso ed utile ardire i prodotti della Italia
che fu, e le più eccelse opere della pittura in primo luogo ricordarono a noi, quindi spar-
sono per la terra. Nè il Signor Ludovico Gruner Sassone fece opera alle gloriose già pro-
dotte inferiore, il perchè vedendo egli quale monumento si mancasse alle arti, e dalla sua
sperienza sapendo in quanto amore le incisioni di Raffaele Sanzio oggi sian venute nel mon-
do, nel senno pubblico confidò, e alla utile, lunga, difficile, e laudevolissima impresa si
accinse. Nè diede opera alle sue stampe, fino a che un qualche pittore che molto buon di-
segno avesse, e che Raffaelle Sanzio giustamente in core sentisse, non avesse a lui tanto
bene la volta Lauretana saputo fare, quanto ad incidere un lavoro di Raffaelle Sanzio è me-
stieri. La quale opera e il quale Artefice, a voler scrivere rettamente, nei disegni di Niccola
Consoni maravigliosamente trovò, che artista qual egli è di ottimo discernimento, corretti
gli diede, animati, e purgati da ogni posteriore giunta e ristauro. E messosi con questi
ad intagliare sul rame volle il modo semplice delle incisioni che nel secolo di Raffaello stes-
so facevansi seguitare, avvegniadiochè non ritrovandosi più in quel Musaico che il disegno,
il quale si può dire che a Raffaello Sanzio appartenga, ed essendo ogni finitezza d’arte cor-
rotta, questo e non altro doveva essere consegnato al mondo, e come integro ch’egli è, e
come modello all’ arte del disegnare difficilissima (32). Ludovico Grnner che la sua opera
ha portato a fine oramai, ha in ordine alla storia del lavoro di Raffaelle aggiunto questo si-
curamente, che tal pittura riconosciuta per eccellente, ed a pochi giovani artisti proposta co-
me un modello nobile di disegno, sia stata fatta pubblica e nota, e che la medesima dalla
quasi oscurità d’uno studio, nelle mani dell’Europa più colta, sendo bene incisa trapassi.

ANNOTAZIONI.

(i) Che lasciò scritta la vita del Pontefice Alessandro VII.

(а) Oltre alle quali cose gli allogò le pitture della Chiesa della Pace , dove egli con una
sola Sibilla meritò di essere lodato in eterno.

(3) Carlo Fea le notizie sull’ Urbinate.

(4) Notisi che quella tavola fatta sul cartone di Raffaello, fu cominciata a dipingere da Se-
bastiano , e terminata da Francesco Salviati in gran parte. Vas. vita di Sebastiano del Piombo.

(5) Il qual modello fu poi da Lorenzetto Lotti suo discepolo scolpito in marmo , giovando-
si di un pezzo dell’antica trabeazione caduta dalla Grecostasi del foro romano. Flaminio Vacca.

(б) Queste ultime osservazioni, ed il sapere che li pittori più s’ispirino alla poesia che nel-
le gelide matematiche , mi determinarono a scrivere che Raffaelle avesse nella sua Creazione
dipinto il Paradiso di Dante a preferenza di qualunque anagrafìa del cielo più antica. Dante
Alighieri era non solamente il poeta, ma il teologo altresì di Raffaelle Sanzio di Urbino, ed una
prova di queste cose si può avere nel Vaticano medesimo, laddove come suo più amato poeta
lo dipinse sul monte Parnaso, e come teologo lo introdusse fra i dottori nella disputa del Sagramento.

(7) Essendo la presente una dichiarazione della pittura dell’Urbinate, non una lezione sul
sistema dei cieli giusta le dottrine dei scorsi secoli, io stretto d’altronde dalle necessità di do-
ver scrivere di Raffaello, non ho potuto svolgere bastantemente le dottrine medesime in gran
parte sconosciute addì nostri. Ma lo fece assai più chiaramente per me il sublimissimo Benedet-
to Varchi in un opera classico-italiana interessantissima, quale le lezioni sull’amore sì fù da lui
intitolata. A questa dunque , e precisamente al grado ottavo e grado nono della lezione ottava
della medesima opera, mando quei lettori che di sapere alcuna cosa più addentro alle dot-
trine stesse bramassero. L’opera esiste nella Bibliot. Encicl. di Milano Voi. 33 pag. 137 e seg.

(8) E notisi che Dante Alighieri aveva fatto ancora di più. Egli che pur volea distruggere
in cielo ogni avanzo di gentilesimo, chiamò i pianeti col nome stesso dei poeti greci e latini, e
destinando dentro a loro le anime assegnò in parecchi quelle virtù , che più si addicevano alla
 
Annotationen