TATO LA XXVI. 2(p
sato allo scritto: plauso che crede alla giovanile avvenenza
particolarmente tributato, e quindi praticato per blandi-
zia e per vezzo; di che ci reca due luminosi esempi. o *a-
*»t Kuiaap diceasi dal popolo a Nerone quando recitava in
teatro 1 : applauso non di amanti. Egualmente di un Si-
talee fa menzione Aristofane che per trasporto verso la
nazione di Atene scrisse nelle pareti w A^vaiot in segno
di amicizia a. Vuole insomma il Lanzi che al controver-
so vocabolo diasi valore di aggettivo, non mai di avver-
bio 3.
È inutile, a parer mio, come anche a sentimento di
altri scrittori 4, il volere che tal vocabolo sì estesamente
omonimo sia limitato nei Vasi ad un solo significato. Lo
stesso Platone dichiara la difficoltà di ridurlo ad una sola
espressione d'idee 5, come lo ripete Aristotele 6. Ora in
tanta moltitudine di espressioni, come mai dovremo esclu-
der ]' avverbio ? Il Lanzi vuol prevenirci che se xoXo< fos-
se scritto in vigore dell' ortografia antica invece di Xoà»t, e
dovesse avverbialmente spiegarsi, non si troverebbe ne'Va-
Sl di data più recente e che ammetton già le vocali lun-
ghe vfoaun kaaos come pur si vede presso il Mazzocchi ' ed
altrove.
L' osservazione di questo dotto scrittore sarebbe atten-
dìbile qualora i Vasi fossero scritti correttamente, ma le
1 Xiphil. , int. Hist. Romanae scri-
pt- graecos , Tom. in , p. 277,
aP- Lanzi, 1. cit.
a A-ristophan. , ap. Lanzi, 1. cit.
^ Laazi, 1. cit., p. 197 .
4 Creuzer, in Piotili, lib. de Pul-
cliritud. , Praeparatio, § 6 , p.
xvi.
5 Plat., in Cratyl., Op. , Tom. i,
p. 416.
6 Ap. Creuzer , 1. cit. , p. xim •
7 Tab. Heracl. , p. i3g.
sato allo scritto: plauso che crede alla giovanile avvenenza
particolarmente tributato, e quindi praticato per blandi-
zia e per vezzo; di che ci reca due luminosi esempi. o *a-
*»t Kuiaap diceasi dal popolo a Nerone quando recitava in
teatro 1 : applauso non di amanti. Egualmente di un Si-
talee fa menzione Aristofane che per trasporto verso la
nazione di Atene scrisse nelle pareti w A^vaiot in segno
di amicizia a. Vuole insomma il Lanzi che al controver-
so vocabolo diasi valore di aggettivo, non mai di avver-
bio 3.
È inutile, a parer mio, come anche a sentimento di
altri scrittori 4, il volere che tal vocabolo sì estesamente
omonimo sia limitato nei Vasi ad un solo significato. Lo
stesso Platone dichiara la difficoltà di ridurlo ad una sola
espressione d'idee 5, come lo ripete Aristotele 6. Ora in
tanta moltitudine di espressioni, come mai dovremo esclu-
der ]' avverbio ? Il Lanzi vuol prevenirci che se xoXo< fos-
se scritto in vigore dell' ortografia antica invece di Xoà»t, e
dovesse avverbialmente spiegarsi, non si troverebbe ne'Va-
Sl di data più recente e che ammetton già le vocali lun-
ghe vfoaun kaaos come pur si vede presso il Mazzocchi ' ed
altrove.
L' osservazione di questo dotto scrittore sarebbe atten-
dìbile qualora i Vasi fossero scritti correttamente, ma le
1 Xiphil. , int. Hist. Romanae scri-
pt- graecos , Tom. in , p. 277,
aP- Lanzi, 1. cit.
a A-ristophan. , ap. Lanzi, 1. cit.
^ Laazi, 1. cit., p. 197 .
4 Creuzer, in Piotili, lib. de Pul-
cliritud. , Praeparatio, § 6 , p.
xvi.
5 Plat., in Cratyl., Op. , Tom. i,
p. 416.
6 Ap. Creuzer , 1. cit. , p. xim •
7 Tab. Heracl. , p. i3g.