296 de' vasi fittili
inesattezze di tali epigrafi sono continuamente attestate in
gran copia da tutti coloro che ne furono interpetri Difatti
come potrà servirci di scorta in ortografia colui che nel no-
stro Vaso scrisse KOio; in vece di xa),o; a? Come potremo e-
sigere da lui che avesse F uso delle lettere palamediche o
simonidee più modernamente introdotte nel greco alfabeto,
mentre ignorava per cosi dire le più comuni? In questo
Vaso medesimo non troviamo dal Visconti corretto -/6)fJlot do-
ve leggesi *af«; ?? Sappiamo difatti che un pittore più culto
in Nola scrisse v.a).os in un suo Vaso 4, volendo per quanto
sembra, esprimersi avverbialmente: dico più culto , appunto
per 1' uso eh' ei fa dell' n , non introdotto se non che tardi
tra'1 comune di chi scriveva, e perciò da supporsi non
ignaro dell' uso che doveasi fare dell' omega nelT avverbio
xaìiwj che non poteva se non a bello studio e più corretta-
mente scrivendo adoprarvi.
Px-emesse tali avvertenze, a me sembra che alla voce Za).à>;
de] nostro Vaso dar si potrebbe un senso di approvata fe-
licitazione; e desumo la proposta interpetrazione dalle fi-
gure , alle quali più che ad altro credo necessario il ri-
correre, per intendere il senso di quella omonima voce
quando s'incontra nei Vasi.
Tornando al citato passo di Euripide, espongo 1' esatta
versione latina che per essere la più aderente alla greca
espressione del poeta, così vien data dallo Stiblino:
O beatum, qiiisquis felix gnarus Dei
1 VeJ. p. 156 .
2 Ved. p. aga .
3 Ved p. 288 .
4 Remondini , Stor. Ecclesiast. No-
lana , Tom. ni, p. 568, ap. Tar-
gioni, lettera al cav. Gherardo
de' Rossi , ap. Lanzi , Vasi a»*'
dipinti , p. 3i3 .
inesattezze di tali epigrafi sono continuamente attestate in
gran copia da tutti coloro che ne furono interpetri Difatti
come potrà servirci di scorta in ortografia colui che nel no-
stro Vaso scrisse KOio; in vece di xa),o; a? Come potremo e-
sigere da lui che avesse F uso delle lettere palamediche o
simonidee più modernamente introdotte nel greco alfabeto,
mentre ignorava per cosi dire le più comuni? In questo
Vaso medesimo non troviamo dal Visconti corretto -/6)fJlot do-
ve leggesi *af«; ?? Sappiamo difatti che un pittore più culto
in Nola scrisse v.a).os in un suo Vaso 4, volendo per quanto
sembra, esprimersi avverbialmente: dico più culto , appunto
per 1' uso eh' ei fa dell' n , non introdotto se non che tardi
tra'1 comune di chi scriveva, e perciò da supporsi non
ignaro dell' uso che doveasi fare dell' omega nelT avverbio
xaìiwj che non poteva se non a bello studio e più corretta-
mente scrivendo adoprarvi.
Px-emesse tali avvertenze, a me sembra che alla voce Za).à>;
de] nostro Vaso dar si potrebbe un senso di approvata fe-
licitazione; e desumo la proposta interpetrazione dalle fi-
gure , alle quali più che ad altro credo necessario il ri-
correre, per intendere il senso di quella omonima voce
quando s'incontra nei Vasi.
Tornando al citato passo di Euripide, espongo 1' esatta
versione latina che per essere la più aderente alla greca
espressione del poeta, così vien data dallo Stiblino:
O beatum, qiiisquis felix gnarus Dei
1 VeJ. p. 156 .
2 Ved. p. aga .
3 Ved p. 288 .
4 Remondini , Stor. Ecclesiast. No-
lana , Tom. ni, p. 568, ap. Tar-
gioni, lettera al cav. Gherardo
de' Rossi , ap. Lanzi , Vasi a»*'
dipinti , p. 3i3 .