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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Bearb.]; Berno, Pierantonio [Bearb.]
Verona Illustrata (Parte Quarta Ed Ultima): Contiene Il Trattato In questa seconda edizione accresciuto anche di figure Degli Anfiteatri E Singolarmente Del Veronese — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1731

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https://doi.org/10.11588/diglit.62320#0072
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iji D E G L I A N

voglionsi intender le cavee, ne’ molti passi
di varj Autori, che parlano di Fiere, e d’
Anfiteatro. Bulengero vorrebbe intendere
ancora gli antri o stanze, che scrive aver
vedute siotto i gradini d’ un Anfiteatro nel
Poetù: ma tali stanze non poteano siervir
per Fiere, come vedremo ove di esse. Ci-
ta egli ancora un passo di Vopisico, che in-
finite beslie furono sipinte fuori per tatti gli
aditi:, ma ivi si parla del Circo. Nel mo-
do per noi detto portavansi le Fiere anche
nel Foro, quando avanti gli Anfiteatri nel
Foro si facean gli Spettacoli : appare da
7z5. 6. , Strabene, ove narra di quella machina al-
trove mentovata, dalla quale si fece ca-
’?a$ ” dere il condannato tra le gabbie di esse.
Voce trovali usata in quella materia d’
oseura intelligenza. Ammian Marcellino
paragona la furia del Preside Massimino a
quella delle Fiere Anfiteatrali quando si
mettono in libertà rotte le Pollice , disra-
dìis tandem folata Pojlicis. La falsa preven-
zione intorno alla struttura degli Anfitea-
tri , fece che il Salmasio sopra Vopisico
disse lignificarli con quella voce le por-
te , per cui da’ lor lòtterranei usicivan nell’
Arena le bestie, e pretesie di emendar un
osicuro passo dell’ Autor siuo riponendovi
tal voce nell’ istesiò siensio. Della medesi-
ma opinione fu il Valesio sopra Ammia-
no sifesTò, ma quello errore da quanto si
è fin qui detto resta sgombrato ad eviden-
za; e insieme fatto chiaro, come per Po-
llice non altro si può intendere, se non le
porte delle lor gabbie, quali alcuna vol-
ta riuseiva alle bestie di rompere . Forsè
si dicean Pollice per usarsi di farle non
nella fronte, ma nella parte posteriore. Si
ha quello vocabolo anche negli Atti di
S. Taraco, e compagni, leggendovi!! d’u-
na Leonella, che provocata ruppe la Pofti-
ca. L’ originai Greco dice , che non vo-
lendo offèndere iMartiri, tornò alla por-
ta , e non venendole aperta, cominciò a
far pruova di romper le tavole co’ denti.
Ma da ciò non li può trarre argomento
alcuno, e tanto più che il fatto seguì in
Cilicia, dove non erano Anfiteatri . Ben
ne accennerò una menzion molto Angola-
re in frammento di Lapida de’ tempi di
Valentiniano, edita dal Fabretti, e men-
tovata già da me nel primo libro . Leg-
rab. ias. geli in quella, AMPHITEATRUM
?CUM PORTIS POSTICIIS ET
OMNEM FABRI.Par ci si par-
li di rillaurazioni; e sie il marmo dice ve-
ramente Ampbiteatrum, le porte pojlice non
poslòno qui intenderli di quelle delle gab-
bie. Dirò sopra quello quel ch’io ne pen-
si. La voce poficcio in volgar lingua espri-

FITEATR1

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me ciò che non è fisso, e proprio d’ un
luogo, ma li mette, e leva : viene indù-
beatamente da pojlicas, che avra però a-
vuto anche tal lignificato in Latino. Cre-
dibil da ciò si rende, che così si chiamas-
sero nell’Anfiteatro le porte, che tenean
serrati gli archi citeriori d’ingresso , le qua-
li , come inoltrano i vesitigj nollri, e co-
me sopra accennammo, non eran fisse, ma
si levavano i giorni di spettacolo, onde ve-
rnano ad esser pollicele . Quelle dunque
può crederli fòsièr rifatte da colui, di cui
parla la Lapida . Anche in quello senso
ben quadrava il nome di pofticcie alle por- .
te delle gabbie, perchè dovean metterli,
e levarli. Non lascerò di dire, come un tu. 4.
luogo d* Apuleio fa credere, che ne’Giuo-
chi di Fiere fosse solito metterli machina subHcatw*
di legno nel mezo a guisa di mobil casa rP ‘iec°ra
ornata,, e turrita , che servisse di ricetta- nathnìs
colo per la sutura Caccia. Quivi però si sa-
rebbero polle innanzi, e preparate le Fie-
re, quali in tante prigioni, con porte, che
ben potean chiamarli Pofticrf. D'un palco,
sopra il quale fòdero esposti i Martiri alle
bestie, perchè fodero veduti meglio, è da
intendere il Pulpito, e il Ponte , di cui si
fa menzione negli Atti di Santa Perpe-
tua , e compagni ; si vede in elsi per con-
ferma di quanta avanti $’ è detto, come
furon tratte le Fiere con le lor Cavee sui

palco, poiché essendo messo sui ponte Sa-^w^^
r \ r * 1 -a r (um subftri-,
turo legato innanzi a un Orso, r Orso stus
non volle useir della Cavea. Ponte, ur-
A proposito delle porte è noto il passo
di Lampridio del mal’augurio, che fu pre- luit,
so per esser la Celata di Commodo siata
portata fuori dell’Anfiteatro per la porta
Libitinaria : cioè come dichiara Dione,

per cui si portavan fuori i morti. Quella
porta altra esser non poteva, eh’ uno de’
quattro aditi minori , per cui li entrava
nell’area, e si useiva, e che dovea esser ri-
volto verso lo Spogliario, luogo, dove si
portavano > e si spogliavano i corpi de’
Gladiatori, e che dovea esser poco diseosto
dall’Anfiteatro; equivocò doppiamente in-
torno allo Spogliario il Cupero sopra il li-
bro de Mortibus, dopo aver molto ben ra-
gionato del ponte, o palco, Dione dice
porte in plurale, perchè era forza trapassar
tutte quelle , eh’ erano in quell’ adito o
via . Non è da credere , che la mortual
porta fosse una delle due più nobili , co-
me Lipsio mostrò di credere, nè che una
di elle volesse rendersi di mal’ augurio ,
Nuova porta fece naseer nell’ Anfiteatro,
non si saprebbe per qual’ uso, una lepida
seorrezione de gli Atti di Santa Perpetua,
cioè la Sanavinaria, di cui trattò il P,
Podi-
 
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