r. 17^
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Leoni, e di Tigri? e qual modo vi sarebbe
flato di oramele a piacere ? nè posfon già sì
fatti animali tenerli in mandra, e a tor-
me, poiché si ammazzerebber tra se. Ag-
giungali, che vedremo or’ora, come da-
vanti al Podio flava unofleccato per assicu-
rarc gli spettatori, talché uscendo le Fiere
dal recinto di muro, non avrebbero potu-
to entrar nella piazza. Non faccia difficol-
tà il leggere in Erodiano, che i Leoni ucci-
si nell’ Anfiteatro da Commodo /or/ero da
/atterranti, perchè quelli sotterranei non
erano tra i fondamenti dell’ Ansiteatro, ma
si preparavano in tal caso nel Campo j nel
qual siccome or si ergean machine , che
figuravan montagne, or si piantavano veri
alberi, che formavan boschi; così alle vol-
te occulte cave faceansi, dalle quali uscian
d’improviso animali • Il Poeta Calpurnio
ne fa fede, narrando in un’ Egloga, come
nelle cacce date dall’Imperador Carino, si
vide cader talvolta il terreno, ed aprirli
v. Ma ut.
Api/.
Vi O IN 1J 130
che tanto più grandi, quanto le bestie eran
maggiori, si conduceano da paesi lontani,
e si conservavano le Fiere, indi si portava-
no ove occorreva. Di Callistene abbiam da
Laerzio, che Alelsandro Magno lo fece am-
metter? in una gabbia di ferro; e abbiam
da daziano, che in essa lo facea portare in
volta, come /offe Or/o, 0 Pantera, Però com-
pose Apuleio la favoletta di Trasileonte,
che si finse Orso vestitane la pelle, e intro- ih. 4.
dotto dentro una gabbia in casa di colui,
che dovea dar lo spettacolo, aprì la notte
a’compagni, e mise tutto a ruba. Tal'era
lacera, in cui dice Plinio, che Augusto 4 3.
fece vedere una Tigre mansuefatta; poiché
non sarebbe flato conveniente di far quella
dimostrazione in cava sotterranea. Però di-
ce Marcellino, che Valentiniano teneapres- /. 19. 3.
so la sua stanza le cavee di due Orse fero-
cilsime. Ch’erano fatte a cancelli si ricono-
see, ove Qrazio nell’ Arte Poetica dà la
similitudine d’un Orso, quando potea tal-In-
volta romper le inferriate, o le flanghedel- ////“"
la cavea. Così intese le cavee anche il dot-
to Gotofsedo nella legge di Teodosio, e d’
Onorio centra coloro, che nel condur Fie- c. Th. in.
re a Roma esigeano le cavee dalle Città,
Quelle gabbie ora eran di sèrro, onde dice
Simmaco d’alcuni cani Scozzesi, come si/,2. 77.
eran mostrati ne’ Giuochi sì feroci, che si ferrea
sarebbe creduto fossero anch’ elsi flati con-
dotti in cavee di serro ; ora eran di legno, Min.
onde disse Claudiano delle beslie, che si
preparavano per gli Giuochi di Stilicene,
come si portavan cb.ìuje in magioni d'elee , o paneg. 3.
sia di leccio. Quindi è, che neh libro delle «
Morti de’Persecutori dicesi di Massimiano,
Che quando volea vedere sbranar’ uomini, domibui,
facea portare alcun degli Orsi, che perciò
tenea.
Ora abbiali per certo, che non in altro
modo introduceansi le più feroci belve an-
che nell’ Anfiteatro . Quinci è, che dice
Claudiano, come nel prepararli spettacoli 3,
Ansiteatrali nel Considato di Stilicene,tan- %/2,/riirt
te eran le Fiere, ohe i fabri non ballavano sffsiciunty
a piallare i legni, onde le cavee telseansi con
orni, e faggi rozi, e srondeggianti. Non xunw et
altrimenti sarebbesi mai potuto metter nel
campo qual bestia si volea, e quando si va- W4!%
lea, nè altrimenti sarebbonsi potute intro-
durre centinaia di Fiere in un giorno» coni*
essèrsi tante volte fatto leggiam negli Stori-
ci , Per quali porte s’introducessero. è faci!
pensarlo, dopo che abbiam veduto come
altre porte non v’erano che mettessès nella
piazza, se non quelle su le punte dell’ ova-
to , Nè piccole porte sarebbero certamente
siate opportune per dar palléggio g bestie
sì grandi con .le cale loro.. Per gabbie però
I voglion-
voragine
vora3’™ > da cui bestie scappavan fuori. Si-
mil cosa potè sarli vedere in quella di Com-
modo; però accenna Erodiano, che avven-
ne cip una sola volta. Ho per certo, che
per singer tali voragini, si valessero de’gran
condotti sotterranei , che attravversano il
Campo, come vedremo a suo luogo. Fi-
nalmente è noto, come le Fiere a fine d*
adoprarle ne’ Giuochi teneansi in luoghi re-
moti, e in serragli, che si chiamavan Vina-
ria. Lo insegna tra gli altri Paolo Giuris-
consulto., Grande e .famoso luogo era però
il Vinario in Roma, del quale fa due volte
3'iì-G.l.u chiara menzione Procopio, e del quale può
vederli la bella Distèrtazione del Cavalier
Paolo Maflèi di Volterra, inserita nel duo-
decimo tomo del Giornal di Venezia sopra
un’insigne, e rara Iscrizione.
Ne’ Vivarj adunque e non negli Anfitea-
tri si custodivan le Fiere, ed oltre a ciò si
teneano in gabbie o di ferro, o di legno.
Hom. f* L’imparo prima da un passò di S. Gioan
S'X Grisostomo, ove chiaramente dice , che sì
tv j-aXe- fatte bestie teneansi ne’luoghi remoti, e di-
/abitati dèlie Città, e dentro gabbie. Però
la voce cavea, usàta talvolta figuratamen-
te per Teatro, e per Anfiteatro, o per
quella parte di esio, ove sedea il popolo,
come la spiega Servio, lignificò propriamen-
te non cava/otterraneay come per 1’ accen-
nato inganno nella struttura degli Anfitea-
tri soglion’ ora spiegarla i Vocabolari anco-
' • ra, ingabbia, trasformata la parola dalla
nostra lingua per li foliti scambiameqti,
che si ravvisan ne’Mss, e ne’monumenti
antichi fra le lettere c, eg-, v., e b; z, ed e.
Cavea chiamarono Plauto, e Cicerone quel-
la de’polli. In serragli di simil forma, ben-
Jllusir. Parte IVa
129 lu 1 Jb K O
Leoni, e di Tigri? e qual modo vi sarebbe
flato di oramele a piacere ? nè posfon già sì
fatti animali tenerli in mandra, e a tor-
me, poiché si ammazzerebber tra se. Ag-
giungali, che vedremo or’ora, come da-
vanti al Podio flava unofleccato per assicu-
rarc gli spettatori, talché uscendo le Fiere
dal recinto di muro, non avrebbero potu-
to entrar nella piazza. Non faccia difficol-
tà il leggere in Erodiano, che i Leoni ucci-
si nell’ Anfiteatro da Commodo /or/ero da
/atterranti, perchè quelli sotterranei non
erano tra i fondamenti dell’ Ansiteatro, ma
si preparavano in tal caso nel Campo j nel
qual siccome or si ergean machine , che
figuravan montagne, or si piantavano veri
alberi, che formavan boschi; così alle vol-
te occulte cave faceansi, dalle quali uscian
d’improviso animali • Il Poeta Calpurnio
ne fa fede, narrando in un’ Egloga, come
nelle cacce date dall’Imperador Carino, si
vide cader talvolta il terreno, ed aprirli
v. Ma ut.
Api/.
Vi O IN 1J 130
che tanto più grandi, quanto le bestie eran
maggiori, si conduceano da paesi lontani,
e si conservavano le Fiere, indi si portava-
no ove occorreva. Di Callistene abbiam da
Laerzio, che Alelsandro Magno lo fece am-
metter? in una gabbia di ferro; e abbiam
da daziano, che in essa lo facea portare in
volta, come /offe Or/o, 0 Pantera, Però com-
pose Apuleio la favoletta di Trasileonte,
che si finse Orso vestitane la pelle, e intro- ih. 4.
dotto dentro una gabbia in casa di colui,
che dovea dar lo spettacolo, aprì la notte
a’compagni, e mise tutto a ruba. Tal'era
lacera, in cui dice Plinio, che Augusto 4 3.
fece vedere una Tigre mansuefatta; poiché
non sarebbe flato conveniente di far quella
dimostrazione in cava sotterranea. Però di-
ce Marcellino, che Valentiniano teneapres- /. 19. 3.
so la sua stanza le cavee di due Orse fero-
cilsime. Ch’erano fatte a cancelli si ricono-
see, ove Qrazio nell’ Arte Poetica dà la
similitudine d’un Orso, quando potea tal-In-
volta romper le inferriate, o le flanghedel- ////“"
la cavea. Così intese le cavee anche il dot-
to Gotofsedo nella legge di Teodosio, e d’
Onorio centra coloro, che nel condur Fie- c. Th. in.
re a Roma esigeano le cavee dalle Città,
Quelle gabbie ora eran di sèrro, onde dice
Simmaco d’alcuni cani Scozzesi, come si/,2. 77.
eran mostrati ne’ Giuochi sì feroci, che si ferrea
sarebbe creduto fossero anch’ elsi flati con-
dotti in cavee di serro ; ora eran di legno, Min.
onde disse Claudiano delle beslie, che si
preparavano per gli Giuochi di Stilicene,
come si portavan cb.ìuje in magioni d'elee , o paneg. 3.
sia di leccio. Quindi è, che neh libro delle «
Morti de’Persecutori dicesi di Massimiano,
Che quando volea vedere sbranar’ uomini, domibui,
facea portare alcun degli Orsi, che perciò
tenea.
Ora abbiali per certo, che non in altro
modo introduceansi le più feroci belve an-
che nell’ Anfiteatro . Quinci è, che dice
Claudiano, come nel prepararli spettacoli 3,
Ansiteatrali nel Considato di Stilicene,tan- %/2,/riirt
te eran le Fiere, ohe i fabri non ballavano sffsiciunty
a piallare i legni, onde le cavee telseansi con
orni, e faggi rozi, e srondeggianti. Non xunw et
altrimenti sarebbesi mai potuto metter nel
campo qual bestia si volea, e quando si va- W4!%
lea, nè altrimenti sarebbonsi potute intro-
durre centinaia di Fiere in un giorno» coni*
essèrsi tante volte fatto leggiam negli Stori-
ci , Per quali porte s’introducessero. è faci!
pensarlo, dopo che abbiam veduto come
altre porte non v’erano che mettessès nella
piazza, se non quelle su le punte dell’ ova-
to , Nè piccole porte sarebbero certamente
siate opportune per dar palléggio g bestie
sì grandi con .le cale loro.. Per gabbie però
I voglion-
voragine
vora3’™ > da cui bestie scappavan fuori. Si-
mil cosa potè sarli vedere in quella di Com-
modo; però accenna Erodiano, che avven-
ne cip una sola volta. Ho per certo, che
per singer tali voragini, si valessero de’gran
condotti sotterranei , che attravversano il
Campo, come vedremo a suo luogo. Fi-
nalmente è noto, come le Fiere a fine d*
adoprarle ne’ Giuochi teneansi in luoghi re-
moti, e in serragli, che si chiamavan Vina-
ria. Lo insegna tra gli altri Paolo Giuris-
consulto., Grande e .famoso luogo era però
il Vinario in Roma, del quale fa due volte
3'iì-G.l.u chiara menzione Procopio, e del quale può
vederli la bella Distèrtazione del Cavalier
Paolo Maflèi di Volterra, inserita nel duo-
decimo tomo del Giornal di Venezia sopra
un’insigne, e rara Iscrizione.
Ne’ Vivarj adunque e non negli Anfitea-
tri si custodivan le Fiere, ed oltre a ciò si
teneano in gabbie o di ferro, o di legno.
Hom. f* L’imparo prima da un passò di S. Gioan
S'X Grisostomo, ove chiaramente dice , che sì
tv j-aXe- fatte bestie teneansi ne’luoghi remoti, e di-
/abitati dèlie Città, e dentro gabbie. Però
la voce cavea, usàta talvolta figuratamen-
te per Teatro, e per Anfiteatro, o per
quella parte di esio, ove sedea il popolo,
come la spiega Servio, lignificò propriamen-
te non cava/otterraneay come per 1’ accen-
nato inganno nella struttura degli Anfitea-
tri soglion’ ora spiegarla i Vocabolari anco-
' • ra, ingabbia, trasformata la parola dalla
nostra lingua per li foliti scambiameqti,
che si ravvisan ne’Mss, e ne’monumenti
antichi fra le lettere c, eg-, v., e b; z, ed e.
Cavea chiamarono Plauto, e Cicerone quel-
la de’polli. In serragli di simil forma, ben-
Jllusir. Parte IVa