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LIBRO S E C O N D O.
I IO
Nel terzo piano le tre fasce da piede
son’alte piedi cinque; la fronte de’ pilastri
è larga p. 8. 8, il fianco p. 2. in quello è se-
gno d’incavo del pogginolo o la balaustra-
ta, che servi va di sponda. L’ arco alto p.
12. 8. la pilastrata è alta p. 8. 1’ importa è
di p. 1. 2. Le colonne piane , se per tali
vogliam consederarle , benché veramente
non sono, son larghe piedi 4. on.4. ma que-
lle è da avvertire , che dal capitello delle pi-
lastrate in su si perdono, rertando tutta
parete uguale, di che non s’ avvede chi
sta giù , sì per la dirtanza , e sì per la
ragion del capitello di piedi 1. 9. che ciò
non ortante è di sopra. Larghezza del va-
no è p. 9. 6. gli archi in facciata son fat-
ti a guscio, e con aperture sì proporziona-
te, femicerchj sì ben girati, pietre incava-
te con tanta maestria, e con accordo di
tale ornamento sì grato in tal’ Ordine all’
occhio, che chi gli mira in ragionevol di-
rtanza , e più d’alto che sia polli bi le, non
può saziarsi di riguardargli. Se ne ha la
mostra nella sella Tavola , dove si vede
anche il Sopraornato di quello piano, che
monta in tutto piedi quattro once sei, ma
di quello nel seguente Capo,
CAPO QUARTO.
dTopraornato Tosiano non osservato sino-
ra da Maefirì in Architettura.
PEr notizia intera e perfetta delle parti
architettoniche conservate nel primo
recinto, non resta che di osservarie in gran-
de con la misura de’membri, e co’lor’
abachi, listelli, e gole, quali nella setti-
ma Tavola si sono espressè, Ma rissesfion
particolare merita il Sopraornato del terzo
piano co’ capitelli, sopra cui posa, esfondo
che nuova , e importante seoperta può
trarsene, per supplire una lacuna, per dir
così, che si ha finora nell’ arte K Allora che
nel secola del 1400 cominciò in Italia a ri-
scaldarsi lo studio delle fcienze, e dell’arti,'
cominciò altresì a rifiorire la sana Archi-
tettura pel guslo d’antichità , che andò
nell’istesfo tempo sorgendo, e per la noto-
mia delle Romane fabriche , che prese a
farli. I principali Maestri raccolseroaco-
mun benefizio da. esse, e publicarono in va-
rj tempi le regole degli Ordini, e Angolar-
mente negli ornamenti, non mancando e-
difizj, che gli abbiano conservati, e da cui
potesfèro apprendergli. Impararono adun-
que il Dorico principalmente dal Teatro di
Marcello, l’ionico, dal Tempio della For-
tuna virile, come è flato chiamato, il Co-
rintio dal Panteon d’Agrippa , il Compo-
rto dall’Arco di Tito, e tutti da più altri
avanzi qua e là . L’Ordine Toscano sola-
mente rima se all’oscuro , pei- non essersi
trovato in Roma edilizio antico, che n’ab-
bia conservato 1* ornamento ; per lo che
non è mancato poi chi abbia creduto forte
tal’ Ordine , come più martìccio degli al-
tri, così affatto rozo, e privo delle grazie
dell’arte; esfendo anche fermato da i più,
che nel Toscano gli architravi fòsser dì
legno, quali fabriche nobili in tal’ ordine
non si potesser fare. Meritava peraltro
quell’Ordine d’essere invertigato con più
cura de gli altri; sì per essere proprio nostro,
e nativo d’Italia, come per ess'cre il primo, e
il più antico. Nativo d’Italia fu l’ultimo
ancora, cioè il Comporto , onde de’cinque
Ordini tre n’inventò la Grecia , e l’Italia
due, il più robusto, ed il più ornato; l’u¬
no, che fece agli altri la strada , l’altro,
che impose termine all’arte. Meritava an-
cora d’esser più degli altri rtudiato il To-
scano, perchè abbracciò già più che non
vien creduto, e non fu una sola la sua ma-1.4. c. 7. de
niera : lo raccolgo da Vitruvio , ove fa Tuscanieis
r • ° . ,», r « v ge neri bus *
menzione de i generi Tojcani y e dice, come
v’era chi ne trasportava le disposizioni del-
le colonne nell’ionico, e nel Corintio.
Egli con tutto ciò parve bensì mettesse in
certo confronto1*opere Greche, e le Torta- in-4^,7.
ne, ove parlò d’un modo d*Antitempio,
che accomunava l’una, e l’altra maniera,
ma veramente non accoppiò il Toscano
co’ tre ordini Greci, e non parlò delle To-
rtane ove dell’altre colonne ; anzi dove
ne parlò trattando della distribuzion de’
Toscani ne’Tempj , non. entrò punto nel
Sopraornato nobile, e competente a colon-
ne di pietra, ma sidamente nel rustica- ^idem
no, e di legno , dicendo , sopra le colon-
ne doverli impor le travi in modo, che non
si possano putrefare , e sopra le travi, e
pareti doverli porre le teste de’ travicelli,
che servivano. di mensole. Cornice poi,
eh? è il principal degli ornati , e eh’è la più
operosà parte del sopraornato , ei non no-
mina quivi di sorte alcuna: e quando viene
a nominare Architrave, e Fregio, entrain
altri generi come il Barbaro ben conobbe,
e però si riporta a ciò che ha detto dove di
Toscano non parlò punto
Leon Battista Alberti Fiorentina, prima
dopa le antiche età., che d’Architettura
pieno, e dotto Trattato desse fuori , de-
scrisse nel settimo libro l’ornato degli altri
quattr’Ordini, ma non parlò del Toscano,
anzi noi computò tra gli Ordini : nè faccia
inganno la traduzione del suo libro, che di-
videndo in capi , nell’argomento prefisso
all’ottavo del libro fettimo dice trattarli
in esso del capitello Toscano; mentre vi si
tratta
LIBRO S E C O N D O.
I IO
Nel terzo piano le tre fasce da piede
son’alte piedi cinque; la fronte de’ pilastri
è larga p. 8. 8, il fianco p. 2. in quello è se-
gno d’incavo del pogginolo o la balaustra-
ta, che servi va di sponda. L’ arco alto p.
12. 8. la pilastrata è alta p. 8. 1’ importa è
di p. 1. 2. Le colonne piane , se per tali
vogliam consederarle , benché veramente
non sono, son larghe piedi 4. on.4. ma que-
lle è da avvertire , che dal capitello delle pi-
lastrate in su si perdono, rertando tutta
parete uguale, di che non s’ avvede chi
sta giù , sì per la dirtanza , e sì per la
ragion del capitello di piedi 1. 9. che ciò
non ortante è di sopra. Larghezza del va-
no è p. 9. 6. gli archi in facciata son fat-
ti a guscio, e con aperture sì proporziona-
te, femicerchj sì ben girati, pietre incava-
te con tanta maestria, e con accordo di
tale ornamento sì grato in tal’ Ordine all’
occhio, che chi gli mira in ragionevol di-
rtanza , e più d’alto che sia polli bi le, non
può saziarsi di riguardargli. Se ne ha la
mostra nella sella Tavola , dove si vede
anche il Sopraornato di quello piano, che
monta in tutto piedi quattro once sei, ma
di quello nel seguente Capo,
CAPO QUARTO.
dTopraornato Tosiano non osservato sino-
ra da Maefirì in Architettura.
PEr notizia intera e perfetta delle parti
architettoniche conservate nel primo
recinto, non resta che di osservarie in gran-
de con la misura de’membri, e co’lor’
abachi, listelli, e gole, quali nella setti-
ma Tavola si sono espressè, Ma rissesfion
particolare merita il Sopraornato del terzo
piano co’ capitelli, sopra cui posa, esfondo
che nuova , e importante seoperta può
trarsene, per supplire una lacuna, per dir
così, che si ha finora nell’ arte K Allora che
nel secola del 1400 cominciò in Italia a ri-
scaldarsi lo studio delle fcienze, e dell’arti,'
cominciò altresì a rifiorire la sana Archi-
tettura pel guslo d’antichità , che andò
nell’istesfo tempo sorgendo, e per la noto-
mia delle Romane fabriche , che prese a
farli. I principali Maestri raccolseroaco-
mun benefizio da. esse, e publicarono in va-
rj tempi le regole degli Ordini, e Angolar-
mente negli ornamenti, non mancando e-
difizj, che gli abbiano conservati, e da cui
potesfèro apprendergli. Impararono adun-
que il Dorico principalmente dal Teatro di
Marcello, l’ionico, dal Tempio della For-
tuna virile, come è flato chiamato, il Co-
rintio dal Panteon d’Agrippa , il Compo-
rto dall’Arco di Tito, e tutti da più altri
avanzi qua e là . L’Ordine Toscano sola-
mente rima se all’oscuro , pei- non essersi
trovato in Roma edilizio antico, che n’ab-
bia conservato 1* ornamento ; per lo che
non è mancato poi chi abbia creduto forte
tal’ Ordine , come più martìccio degli al-
tri, così affatto rozo, e privo delle grazie
dell’arte; esfendo anche fermato da i più,
che nel Toscano gli architravi fòsser dì
legno, quali fabriche nobili in tal’ ordine
non si potesser fare. Meritava peraltro
quell’Ordine d’essere invertigato con più
cura de gli altri; sì per essere proprio nostro,
e nativo d’Italia, come per ess'cre il primo, e
il più antico. Nativo d’Italia fu l’ultimo
ancora, cioè il Comporto , onde de’cinque
Ordini tre n’inventò la Grecia , e l’Italia
due, il più robusto, ed il più ornato; l’u¬
no, che fece agli altri la strada , l’altro,
che impose termine all’arte. Meritava an-
cora d’esser più degli altri rtudiato il To-
scano, perchè abbracciò già più che non
vien creduto, e non fu una sola la sua ma-1.4. c. 7. de
niera : lo raccolgo da Vitruvio , ove fa Tuscanieis
r • ° . ,», r « v ge neri bus *
menzione de i generi Tojcani y e dice, come
v’era chi ne trasportava le disposizioni del-
le colonne nell’ionico, e nel Corintio.
Egli con tutto ciò parve bensì mettesse in
certo confronto1*opere Greche, e le Torta- in-4^,7.
ne, ove parlò d’un modo d*Antitempio,
che accomunava l’una, e l’altra maniera,
ma veramente non accoppiò il Toscano
co’ tre ordini Greci, e non parlò delle To-
rtane ove dell’altre colonne ; anzi dove
ne parlò trattando della distribuzion de’
Toscani ne’Tempj , non. entrò punto nel
Sopraornato nobile, e competente a colon-
ne di pietra, ma sidamente nel rustica- ^idem
no, e di legno , dicendo , sopra le colon-
ne doverli impor le travi in modo, che non
si possano putrefare , e sopra le travi, e
pareti doverli porre le teste de’ travicelli,
che servivano. di mensole. Cornice poi,
eh? è il principal degli ornati , e eh’è la più
operosà parte del sopraornato , ei non no-
mina quivi di sorte alcuna: e quando viene
a nominare Architrave, e Fregio, entrain
altri generi come il Barbaro ben conobbe,
e però si riporta a ciò che ha detto dove di
Toscano non parlò punto
Leon Battista Alberti Fiorentina, prima
dopa le antiche età., che d’Architettura
pieno, e dotto Trattato desse fuori , de-
scrisse nel settimo libro l’ornato degli altri
quattr’Ordini, ma non parlò del Toscano,
anzi noi computò tra gli Ordini : nè faccia
inganno la traduzione del suo libro, che di-
videndo in capi , nell’argomento prefisso
all’ottavo del libro fettimo dice trattarli
in esso del capitello Toscano; mentre vi si
tratta