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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Quarta Ed Ultima): Contiene Il Trattato In questa seconda edizione accresciuto anche di figure Degli Anfiteatri E Singolarmente Del Veronese — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1731

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https://doi.org/10.11588/diglit.62320#0094
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[75 DE GEI A N
CAPO DECIMOQUAILTO.
Velario,

Si. Cai,
pa:p 16.
Lnrnpr.
in E lag.

de Ira
Hb. X.

NOn fu l’ultima delle cose ammirabili
nell’uso di quell’ edilìzio la facilità
di coprire in tanta altezza, e in così vado
spazio gli spettatori, con tende, dette da
i Latini Vela, e Velaria , che si mettevano
ad arbitrio, e levavano. Gli spettacolidu-
ravano tutto il giorno, e tutto il giorno vi
si persìsleva, benché non mancaslè chi an-
dava nel Circo di meza notte per occupare
i luoghi, andassè avanti dì il popolo in fol-
la ovunque insigne spettacolo si aspettassè .
Che nella mattina si preludesse con mossre
di minor pompa, e fierezza, ricavo dalla
similitudine, che dà Ovidio del Cervo.de-
flinato a perire nella mattinev-ole Avena ;
edallamenzion che fa Seneca del riso, che
deslava la mattina nell’ Anfiteatro il toro,
e 1’ orso legati asììeme , ammazzati poi 1’
uno e l’altro dal cignale. Vera cosa è, che
alcuni andavano a desinare, e tornavano,

come si ricava da gli Storici, ove narrano,
che non era fra quelli 1’ Imperador Clau-

/. 6. c. 6.
(?. Th. de
Speli,
leg. 1.

F l et id.
liorn. a.
in Js.

icgg, z.

1.36.115.

dio, compiacendoli lui singolarmente de’
Giuochi Meridiani, la crudeltà de’quali,
benché misla di ridevoli apparenze vien de-
tesf ara da Seneca, e da Tertulliano, Degli
spettacoli Pomeridiani fa menzione S. Ago-
slino nelle Confezioni: nel quarto secolo fu
vietato con legge a chi era in Magistrato di
giudicatura il ritornare dopo pranso a i Gi-
uochi, come gli altri faceano.
L’ardor del Sole rese però necessario qual-
che riparo. Ne’ Teatri si slette più secoli
allo scoperto, anzi in altre parti continuò
forsè in ogni tempo tal’ uso, perchè vedesi
in Apuleio, che per pioggia Comedia s’in-
terrompe a mezo , e rimprovera S. Gio.
Crisoslomo al popolo il patimento, eh’ei
facea in Teatro soffrendovi il sole a capo nu-
do . In Italia però si veggono le tende ne’
Teatri anche fuor di Roma da una Lapi-
da Gruteriana . Abbiam da Plinio, e da
Valerio Massìmo, che primo a far’ ombra
ne’ Teatri fu quinto Cattilo, e che di ciò
prese esempio dal lussò, e dalla molliziede’
popoli Campani. Di Teatro coperto fa
menzion Plinio altrove in passò acefalo, che
perciò poco ben lega con quanto precede ;
ma quivi dee intenderli d’ un Teatro ligneo
{labilmente coperto ; ne nomina Plinio 1’
Architetto Valerio d’ Oslia , poiché sarà
fiata cosa mirabile per la gran larghezza :
così leggo in Filoslrato, ch’uno ne fece Ero-
de Attico coperto di cedro. Che nell’Are-

FITEATRI

176

na Veronese si slendesse il Velario , dimo-
strasi da un pezzo del consueto marmo ros-
so, largo oltre a due piedi, e quasi quadra-
to, che si è trovato nello scavare, e conser-
vasi: in essb veggonsi sopra un degli angoli,
e nelle parti all’angolo contigue, molti ca-
naletti incavati dalle funi nel frequente ra-
der la pietra. I vessigj son di corde non più
grolle che un quarto d’ oncia , poiché le
grandi, che sosleneano il peso, slavan fer-
me, nè seorreano, come le piccole, con le
quali si tiravano secondo occorrenza , o si
ritiravan le falde. Così almeno io penso ,
A coprir con tele di lino fu primo. Lem
tufo Spintro. Ma riferisee Dione in prue va r ’•
delle cccessive spese fatte da Cesare ne’ Gi- ’ ' 4I°
uochi, come era voce, aver lui , perchè
aitino folle molestato dal Sole, coperti una
voltagli spettatori con cortine di seta: da'
certami raccontati prima per lo Storico, si
rende probabile, che il luogo così coperto
da Cesare foibe il suo Anfiteatro di legno.-
eccello di ItilTosu quello allora, non naseen-
do, nè lavorandoli la setase non in remotisi
simi paesi: osservo in Vopisco, come fino a
tempi d’ Aureliano una libra di drappo, di
pura seta si valutava una libra d’oro. In
Teatro fece una volta Nerone llender ve- ’®
le di porpora, siguranti un Cielo a (Ielle d’
oro, con la sua immagine ricamata nel me-
zo in sigura del Sole, che guidasse il coc-
chio, Ordinariamente però il tendone era di
lana, L’ argomento da un palio di Tertul-
liano, ove per esprimere, che Dio vede an-
che fuori dell’Ansiteatro, dice eh* ei vede

extra camera!, et gradui, et afusias . Lipsio top.
fcrisse qui non saper pensare, che si potes-
fero essèr quelle apulìe ; Bulengero dedulse non pope
tal voce dal Greco, e disse aver Tertullia- èisiere’

no così chiamati i portici Superiori, Ma
Tertulliano circoscrive in quel luogo 1*
interno dell* Anfiteatro, e nomina le parti, Bui. de
che il serravano, cioè gradi, logge, e ten- p^”
de; ed a quelle non a quelle dà il nome d’
Apulae (così dovendoli leggere, e non apu-
liete) cioè Pugliesi, eh’ è quanto dir lane ;
quali convenevolmente dalla Puglia si deno-
minavano, mentre di Puglia erano le loda- <
te fopra tutte l’altre, come dice Plinio ; l. 3. e. 4g.
però assermò Marziale, che quella regione
era nobilitata per le prime lane, come Par- Apophor
ma per le seconde, e come Aitino per quel- vaier.ibm
le del terzo grado. Apule si dicean dunque v.
le drapperie di lana dal paese , come Seri- Aa. ^.37-
che per la ragione istessa quelle di seta. Tal
primato però conferire il Poeta alla Pu-
gliese tra le lane bianche ; dove i Velarii
componeanfi d’ordinario di lane tinte, e
variamente colorate;il che raccolgodalpas-
so di Lucrezio, ove dice, che nel Teatro z/i. 4.
le
 
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