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DE GLI ANFITEATRI
CAPO OTTAVO.
Gradì. Vomitorii. *P recinzioni.
Scalette. Cunei.
OR tratteremo dell’ alzato interiore ,
cioè di tutto il tratto intorno, ove
sedeano gli spettatori, e che conila di gra-
di, quali dal fondo alla cima lì vanno al-
largando in giro. Quella parte della nostra
Arena, se crediamo assi più de’forastieri,
che di viaggi hanno soritto, o d’ antichità,
è tutta confervata, e lana; ma la verità si
è, che quella è quella parte appunto, che
perì quali tutta, ed è però trasformata, e
guada. Lasoiando i molti soogli, ne’quali
ha urtato finora chi ha publicato llampe
d’antichità, fatale è fiato sopra tutti quel-
lo di non ravvisare, nè distinguere il mo-
derno, che si trova Ipesso anche nell’anti-
co , cioè i risarcimenti. I gradi eh’ or si
veggono, son moderni quali tutti, e tutti
son fuor di luogo, perchè nelle ristaurazio-
ni, secondo l’uso che si è osservato talvol-
ta, non in quello ma in altri tempi, e non
in quella ma in altre Città, di guardarli
con diligenza nel dar gl’ impieghi da chi a
sorte di quella materia cognizione avesse,
non fu da padri, e dagli avi nofiri deputa-
ta a prelèdervi persona, che dell’ antica e-
rudizione si dilettale : non esiendosi però
servata la prima forma, e distribuzione, è
ora molto malagevole il rintracciarla . Con
tutto ciò non poco si può imparare ancora
accortamente osservando; perchè in primo
luogo non pochi sono qua e là, e malsima-
mente nell’ alto, i pezzi antichi di gradi
framisehiati co’ moderni , onde polliamo
impararne le misure, e la forma , il che
non si potrebbe altrove, nè pur’ uno essen-
done confervato dell’Anfiteatro Romano.
Sono adunque di marmo per lo più ros-
so: alcuni pezzi all’uso antico molto gran-
di , perchè lunghi fin piedi otto. Son’ alti
piedi uno, once cinque; larghi , o sia di
fondo piedi due, e quali due once ; altre
due ne ha l’orlo che refia siotto il superior
gradino, quali misure con le insognate da
Vitruvio riseontrano. E' facile riconoscer-
gli da’ moderni anche per l’orlo rilevato,
che hanno dalle parti, qual’ orlo negli an-
tichi aseende insensibilmente, e termina in
sottìi labro, che niente occupa, e ballava
a tener l’acqua lontana dalle commissure .
Congiungeansi in oltre molto csattamente
fra loro e il tenuissimo adito che rimaneva,
si riconosce in alcun luogo difoso già con fi-
nissimo stucco: è credibile, che saranno an-
che fiati collocati con alquanto d’inclina-
zione . I gradi moderni all’ incontro son
di pietra scagliosa , e i più di elsi non
solidi e quadrati , talché vadano a can-
to vivo; ma smusiàti assai per di dentro;
essendo riempiuto il vacuo con sallì e sca-
glie, e fatto ricetto all’acqua piovana, con
molto danno delle volte, e de’tetti moder-
namente fotti lotto, Gran fessure rimango-
no ancora tra l’uno e l’altro, per rimedia-
re alle quali furon poi fecondo l’uso de’ no-
firi muratori villanamente imbrattati i gra-
dini. L’intriso ordinario a nulla serve, e
non manca per altro chi ha il segreto d’u¬
no stucco limile a quel degli antichi, che
impietriva.. Furono altresì così mal’imba-
sate le pietre, che non essendo anche fer-
mate in nissun modo, son già in varj luo-
ghi Iconnesse, e qual più, qual meno cala-
te giù, e seomposte, Non si è ancora in
alcuni luoghi servata. punto la curvatura
della linea ovale. Quella è la differenza tra
il lavorar moderno, e l’antico, Non refia
con tutto quello che grand’obligo. non dob-
biamo avere a chiunque tali ristorazioni di
tempo in tempo hapromosse, e fotte efegui-
re; poiché qual fossenell’esocuzione il lavoro,
ci hanno peròquei benemeriti Cittadini man-
tenuto comunque sia l’interno d’una fobri-
ca ; che ancora com’ or si trova, a detto degli
Uranisti di miglior fenso, chela veggono, è
la più. bella coso del Mondo,
Grandissimo lume per rilevare la vera
costruzion dell’ Anfiteatro si ricava ancora
dall’esser qui consorvate tutte le useite de
gli spettatori ne i gradi, e conservata quali
di tutte l’interna porta, A tempo di Ma- Sat.l.6.
crobio quelli sbocchi si chiamavano Vomir c^e 'et
toni. Filandro, eLipsio tengono, che fos- mine Votni-
sero chiamati Aditi da Vitruvio , parlando
de’ Teatri; ma dicendo lui in quel passo , cimus , ubi
che bisogna fargli fpa^iosi, continuati, e di- !j6mines
ritti fenati volte, manifesto è, che intende \„™rediln-
gli anditi, cioè i transiti, e ie vie, che al-, tesinsedi-
le porte conducono. Quelli Vomitorii nel
disegno dell’ Arena dato da Lipsio, e in
quello del Colisoo fatto dal Fontana, si fi-
gurano a caso. Nell’ Arena nostra perfet-
tamente gli lìtuo il Delgodetz, errando so-1- 5. «•.?.
lamento nel farne un ordine di meno, e nel ^di^Uw
credere che i più bassi sbocchi mettessero sine inver-
nella piazza, e fodero più piccoli degli aM"™'’
tri, come erroneamente altresì credettero
alcuni, che fodero assai maggiori, quando
le interne porte di tutti sono affatto uguali,
e lo firinger talora mal’a propolito de’ g^g-
di dinanzi alle aperture vien da risàrcimen-
ti. Sono distinti in quattro mani,o vegliarti
dir linee, dilposti però quali a scacco, e
in distanze uguali a proporzion dell’aliar-
DE GLI ANFITEATRI
CAPO OTTAVO.
Gradì. Vomitorii. *P recinzioni.
Scalette. Cunei.
OR tratteremo dell’ alzato interiore ,
cioè di tutto il tratto intorno, ove
sedeano gli spettatori, e che conila di gra-
di, quali dal fondo alla cima lì vanno al-
largando in giro. Quella parte della nostra
Arena, se crediamo assi più de’forastieri,
che di viaggi hanno soritto, o d’ antichità,
è tutta confervata, e lana; ma la verità si
è, che quella è quella parte appunto, che
perì quali tutta, ed è però trasformata, e
guada. Lasoiando i molti soogli, ne’quali
ha urtato finora chi ha publicato llampe
d’antichità, fatale è fiato sopra tutti quel-
lo di non ravvisare, nè distinguere il mo-
derno, che si trova Ipesso anche nell’anti-
co , cioè i risarcimenti. I gradi eh’ or si
veggono, son moderni quali tutti, e tutti
son fuor di luogo, perchè nelle ristaurazio-
ni, secondo l’uso che si è osservato talvol-
ta, non in quello ma in altri tempi, e non
in quella ma in altre Città, di guardarli
con diligenza nel dar gl’ impieghi da chi a
sorte di quella materia cognizione avesse,
non fu da padri, e dagli avi nofiri deputa-
ta a prelèdervi persona, che dell’ antica e-
rudizione si dilettale : non esiendosi però
servata la prima forma, e distribuzione, è
ora molto malagevole il rintracciarla . Con
tutto ciò non poco si può imparare ancora
accortamente osservando; perchè in primo
luogo non pochi sono qua e là, e malsima-
mente nell’ alto, i pezzi antichi di gradi
framisehiati co’ moderni , onde polliamo
impararne le misure, e la forma , il che
non si potrebbe altrove, nè pur’ uno essen-
done confervato dell’Anfiteatro Romano.
Sono adunque di marmo per lo più ros-
so: alcuni pezzi all’uso antico molto gran-
di , perchè lunghi fin piedi otto. Son’ alti
piedi uno, once cinque; larghi , o sia di
fondo piedi due, e quali due once ; altre
due ne ha l’orlo che refia siotto il superior
gradino, quali misure con le insognate da
Vitruvio riseontrano. E' facile riconoscer-
gli da’ moderni anche per l’orlo rilevato,
che hanno dalle parti, qual’ orlo negli an-
tichi aseende insensibilmente, e termina in
sottìi labro, che niente occupa, e ballava
a tener l’acqua lontana dalle commissure .
Congiungeansi in oltre molto csattamente
fra loro e il tenuissimo adito che rimaneva,
si riconosce in alcun luogo difoso già con fi-
nissimo stucco: è credibile, che saranno an-
che fiati collocati con alquanto d’inclina-
zione . I gradi moderni all’ incontro son
di pietra scagliosa , e i più di elsi non
solidi e quadrati , talché vadano a can-
to vivo; ma smusiàti assai per di dentro;
essendo riempiuto il vacuo con sallì e sca-
glie, e fatto ricetto all’acqua piovana, con
molto danno delle volte, e de’tetti moder-
namente fotti lotto, Gran fessure rimango-
no ancora tra l’uno e l’altro, per rimedia-
re alle quali furon poi fecondo l’uso de’ no-
firi muratori villanamente imbrattati i gra-
dini. L’intriso ordinario a nulla serve, e
non manca per altro chi ha il segreto d’u¬
no stucco limile a quel degli antichi, che
impietriva.. Furono altresì così mal’imba-
sate le pietre, che non essendo anche fer-
mate in nissun modo, son già in varj luo-
ghi Iconnesse, e qual più, qual meno cala-
te giù, e seomposte, Non si è ancora in
alcuni luoghi servata. punto la curvatura
della linea ovale. Quella è la differenza tra
il lavorar moderno, e l’antico, Non refia
con tutto quello che grand’obligo. non dob-
biamo avere a chiunque tali ristorazioni di
tempo in tempo hapromosse, e fotte efegui-
re; poiché qual fossenell’esocuzione il lavoro,
ci hanno peròquei benemeriti Cittadini man-
tenuto comunque sia l’interno d’una fobri-
ca ; che ancora com’ or si trova, a detto degli
Uranisti di miglior fenso, chela veggono, è
la più. bella coso del Mondo,
Grandissimo lume per rilevare la vera
costruzion dell’ Anfiteatro si ricava ancora
dall’esser qui consorvate tutte le useite de
gli spettatori ne i gradi, e conservata quali
di tutte l’interna porta, A tempo di Ma- Sat.l.6.
crobio quelli sbocchi si chiamavano Vomir c^e 'et
toni. Filandro, eLipsio tengono, che fos- mine Votni-
sero chiamati Aditi da Vitruvio , parlando
de’ Teatri; ma dicendo lui in quel passo , cimus , ubi
che bisogna fargli fpa^iosi, continuati, e di- !j6mines
ritti fenati volte, manifesto è, che intende \„™rediln-
gli anditi, cioè i transiti, e ie vie, che al-, tesinsedi-
le porte conducono. Quelli Vomitorii nel
disegno dell’ Arena dato da Lipsio, e in
quello del Colisoo fatto dal Fontana, si fi-
gurano a caso. Nell’ Arena nostra perfet-
tamente gli lìtuo il Delgodetz, errando so-1- 5. «•.?.
lamento nel farne un ordine di meno, e nel ^di^Uw
credere che i più bassi sbocchi mettessero sine inver-
nella piazza, e fodero più piccoli degli aM"™'’
tri, come erroneamente altresì credettero
alcuni, che fodero assai maggiori, quando
le interne porte di tutti sono affatto uguali,
e lo firinger talora mal’a propolito de’ g^g-
di dinanzi alle aperture vien da risàrcimen-
ti. Sono distinti in quattro mani,o vegliarti
dir linee, dilposti però quali a scacco, e
in distanze uguali a proporzion dell’aliar-