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LIBRO SECONDO.
138
garsi del giro, come può vederli nella ter-
za tavola. Ogni linea ne ha Tedici, onde
sono in tutto 64. Nella seconda principian-
do da terra, mancano i due, che dovean
cadere su la punta dell’ ovato, perchè Io
spazio ne vien5occupato dal dirizzarli della
volta per far luogo alla porta grande del
Campo; ma son rimedi nel mezo per lar-
go , dove due se ne veggono assai vicini, in
luogo d’uno che dovea cader nella diame-
trale , Si accodò al vero il Desgodetz , an-
che nella lituazione di quei di Roma ; e in-
contrava del tutto, se a ragguaglio de i no-
flri compiva il numero de’ Vomitorii di
m.ezo nella seconda linea, e poneva anche
i Tedici dell’ordine inferiore, essèndo certo,
che non potea in quella diflribuzione esser
quell’ Anfiteatro diverso. Quattro sole di
quelle aperture davano ingrelso nella piaz-
za, come abbiam veduto, e sessanta ne ri-
maneano per gli spettatori, quali benché
in grandissimo numero per sedanta porte
poteano avere molto spedita entrata, ed
uscita.
I gradi, come si può vedere nel lor pro-
filo alla Tavola X , sono al preserite in
numero di 45, distribuiti così. Uno è sot-
terrato : cinque ne vien’a occupare il Vo-
mitorio più basso : per altri Tei si arriva al-
lo sbocco del secondo , il quale ne im-
porta tre : poi dodici se ne. contano sino
al piè del Vomitorio terzo, il quale ne
comprende quattro sette ve n'ha fino al
quarto, che n’occupa due soli , e cinque
sono ancora sopra dì elso. Non si può ac-
certare quanti fodero in antico precisamen-
te, per balterazion delle miliare , e per
altre circostanze, che toccheremo appres-
so. Da piedi ne abbiam’ora due di più ;
nella cima uno, o due di meno, essendosi
quelli che ristaurarono tenuti più basfi,
come da vestigj in alcuni luoghi si. riconosce.
Non si creda però' venir dal primo Archi-
tetto la diversità, ch’ora abbiamo esposta
nell’ altezza delle aperture , mentre • una
taglia cinque gradi,, altra quattro, altra
due. Le lor porte , quali in ognun de’
quattr’ordini tuttavia si veggono alle in-
terne loro sicaie , son tutte uguali, e u-
guali saranno slati sienza dubbio anche
gli sbocchi, e ognuno in quattro gradi,
corrisipondendo' all’altezza delle porte slesi-
se : ma così, hanno trasformato, i risarci-
menti, ora attraversando. più gradi che
non doveasi, ora. meno. Hanno parimen-
te trasformate le uscite, dovendoli ora ab-
bussate il capo al riuscir ne’gradi, per non
urtar nelle pietre di sopra, dal qual diflèt-
to lontanissima era l’ antica struttura. Ben’
è notabile la .diversità dello, sipazio, che
I corre tra una linea di Vomitorj e T altra 9
crescendo dieci piedi l’intervallo, eh’ è tra
la seconda e la terza, sopra quello eh’ era
dal Podio alla seconda, e dalla terza all’
ultima.
Non bisogna credere , che i gradi con-
tinuassero dal basso all’alto Tempre ugual-
mente, come or si veggono, perch’erano
interrotti da alcune divisioni, somiglianti
a gradi più larghi, e più altiVitruvio
le chiamòPrecinzioni. Onorio Belli, cita-
to da me nel primo libro, in un Teatro
a Cortina ne vide una, che partiva i gra-
di in due parti uguali ; in altro Teatro nel-
la Città di Litto ne vide tre : ma ne’ Tea-
tri servivan quefle principalmente per li
vasi di metallo, de’quali vide in esse il
Belli le celle , o nicchie , Ottimamente
scrisse Leon Battista Alberti, aver gli an-
tichi divisi i gradi da sedere in tre parti,
ed a ciascuna di quefle divisioni aver fat-
to attorno attorno un grado più largo degli
altri, e sopra tai pianerottoli esser arriva-
te le sicaie, delle quali parleremo appresso.
L’altezza delle Precinzioni non doveaesser
maggiore della lor larghezza, cioè a dire,
che la parte perpendicolare dovea uguagliar
la oriz.ontale ; come insegna Vitruvio, il /. 5. eap. 3.
testo del quale, non cred’iogià in quel «equeahit-
1 x , 1 i w quam
luogo corrotto y come vuole il rerrault y
che diversamente il tradussè, persuaso che .
l’altezza delle Precinzioni esser dovessè la
metà minore della larghezza , al che più titudv,
cose ripugnano. Ma quante fossero nell’An-
fiteatro le Precinzioni, e quale il lor sito,
è da invefligare.
Parrebbe, che avesser dovuto essere allo
sbocco de’ Vomitorii tutti, per dar mag-
giore spazio a gl’ ingressi ; benché indizio
alcuno non ne serbi l’Anfiteatro noflro, se
non al piano de i terzi , dove deformato
è tutto, il giro per un gradino metà più
flretto degli altri, e che resta. inutile.
Mi pen.so, che ciò venisse da’ristauratori,
i quali trovando quivi spazio, che per un
grado parea lor troppo , e per due troppo
poco, presero l’ingegnoso ripiego di fàrve-
ne uno,, e mezo , La. faseia. delle Precin-
zioni era. nell’ Ansiteatro Romano lavorata
a molaico , overo commessà di lucide
pietre , e preziose : l’imparo dal luogo po-
co fa addotto di Calpurnio, ove nomina il
balteo impiagato dì gemme, eh’ altro non è
se non la Precinzione : quivi però parreb-
be, che tal lavoro fosse flato a polla fatto
per la sontuosità di qualche spet.tacolo ; ma
può anch’ essere, che tale non inusitato or-
namento contribuisse a far dare alle Pre-
cinzioni nome di cintole. Si sono qui di-
sotterrati una volta pezzetti di vetro dora-
,. to,
LIBRO SECONDO.
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garsi del giro, come può vederli nella ter-
za tavola. Ogni linea ne ha Tedici, onde
sono in tutto 64. Nella seconda principian-
do da terra, mancano i due, che dovean
cadere su la punta dell’ ovato, perchè Io
spazio ne vien5occupato dal dirizzarli della
volta per far luogo alla porta grande del
Campo; ma son rimedi nel mezo per lar-
go , dove due se ne veggono assai vicini, in
luogo d’uno che dovea cader nella diame-
trale , Si accodò al vero il Desgodetz , an-
che nella lituazione di quei di Roma ; e in-
contrava del tutto, se a ragguaglio de i no-
flri compiva il numero de’ Vomitorii di
m.ezo nella seconda linea, e poneva anche
i Tedici dell’ordine inferiore, essèndo certo,
che non potea in quella diflribuzione esser
quell’ Anfiteatro diverso. Quattro sole di
quelle aperture davano ingrelso nella piaz-
za, come abbiam veduto, e sessanta ne ri-
maneano per gli spettatori, quali benché
in grandissimo numero per sedanta porte
poteano avere molto spedita entrata, ed
uscita.
I gradi, come si può vedere nel lor pro-
filo alla Tavola X , sono al preserite in
numero di 45, distribuiti così. Uno è sot-
terrato : cinque ne vien’a occupare il Vo-
mitorio più basso : per altri Tei si arriva al-
lo sbocco del secondo , il quale ne im-
porta tre : poi dodici se ne. contano sino
al piè del Vomitorio terzo, il quale ne
comprende quattro sette ve n'ha fino al
quarto, che n’occupa due soli , e cinque
sono ancora sopra dì elso. Non si può ac-
certare quanti fodero in antico precisamen-
te, per balterazion delle miliare , e per
altre circostanze, che toccheremo appres-
so. Da piedi ne abbiam’ora due di più ;
nella cima uno, o due di meno, essendosi
quelli che ristaurarono tenuti più basfi,
come da vestigj in alcuni luoghi si. riconosce.
Non si creda però' venir dal primo Archi-
tetto la diversità, ch’ora abbiamo esposta
nell’ altezza delle aperture , mentre • una
taglia cinque gradi,, altra quattro, altra
due. Le lor porte , quali in ognun de’
quattr’ordini tuttavia si veggono alle in-
terne loro sicaie , son tutte uguali, e u-
guali saranno slati sienza dubbio anche
gli sbocchi, e ognuno in quattro gradi,
corrisipondendo' all’altezza delle porte slesi-
se : ma così, hanno trasformato, i risarci-
menti, ora attraversando. più gradi che
non doveasi, ora. meno. Hanno parimen-
te trasformate le uscite, dovendoli ora ab-
bussate il capo al riuscir ne’gradi, per non
urtar nelle pietre di sopra, dal qual diflèt-
to lontanissima era l’ antica struttura. Ben’
è notabile la .diversità dello, sipazio, che
I corre tra una linea di Vomitorj e T altra 9
crescendo dieci piedi l’intervallo, eh’ è tra
la seconda e la terza, sopra quello eh’ era
dal Podio alla seconda, e dalla terza all’
ultima.
Non bisogna credere , che i gradi con-
tinuassero dal basso all’alto Tempre ugual-
mente, come or si veggono, perch’erano
interrotti da alcune divisioni, somiglianti
a gradi più larghi, e più altiVitruvio
le chiamòPrecinzioni. Onorio Belli, cita-
to da me nel primo libro, in un Teatro
a Cortina ne vide una, che partiva i gra-
di in due parti uguali ; in altro Teatro nel-
la Città di Litto ne vide tre : ma ne’ Tea-
tri servivan quefle principalmente per li
vasi di metallo, de’quali vide in esse il
Belli le celle , o nicchie , Ottimamente
scrisse Leon Battista Alberti, aver gli an-
tichi divisi i gradi da sedere in tre parti,
ed a ciascuna di quefle divisioni aver fat-
to attorno attorno un grado più largo degli
altri, e sopra tai pianerottoli esser arriva-
te le sicaie, delle quali parleremo appresso.
L’altezza delle Precinzioni non doveaesser
maggiore della lor larghezza, cioè a dire,
che la parte perpendicolare dovea uguagliar
la oriz.ontale ; come insegna Vitruvio, il /. 5. eap. 3.
testo del quale, non cred’iogià in quel «equeahit-
1 x , 1 i w quam
luogo corrotto y come vuole il rerrault y
che diversamente il tradussè, persuaso che .
l’altezza delle Precinzioni esser dovessè la
metà minore della larghezza , al che più titudv,
cose ripugnano. Ma quante fossero nell’An-
fiteatro le Precinzioni, e quale il lor sito,
è da invefligare.
Parrebbe, che avesser dovuto essere allo
sbocco de’ Vomitorii tutti, per dar mag-
giore spazio a gl’ ingressi ; benché indizio
alcuno non ne serbi l’Anfiteatro noflro, se
non al piano de i terzi , dove deformato
è tutto, il giro per un gradino metà più
flretto degli altri, e che resta. inutile.
Mi pen.so, che ciò venisse da’ristauratori,
i quali trovando quivi spazio, che per un
grado parea lor troppo , e per due troppo
poco, presero l’ingegnoso ripiego di fàrve-
ne uno,, e mezo , La. faseia. delle Precin-
zioni era. nell’ Ansiteatro Romano lavorata
a molaico , overo commessà di lucide
pietre , e preziose : l’imparo dal luogo po-
co fa addotto di Calpurnio, ove nomina il
balteo impiagato dì gemme, eh’ altro non è
se non la Precinzione : quivi però parreb-
be, che tal lavoro fosse flato a polla fatto
per la sontuosità di qualche spet.tacolo ; ma
può anch’ essere, che tale non inusitato or-
namento contribuisse a far dare alle Pre-
cinzioni nome di cintole. Si sono qui di-
sotterrati una volta pezzetti di vetro dora-
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