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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Bearb.]; Berno, Pierantonio [Bearb.]
Verona Illustrata (Parte Prima): Contiene L'Istoria Della Città E Insieme Dell'Antica Venezia: Dall'Origine Fino Alla Venuta In Italia Di Carlo Magno — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Dell'istoria di Verona
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https://doi.org/10.11588/diglit.62317#0142
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DELL’ ISTORIA DI VERONA 2.52

to, o approvato, e che riconobbe il Sena-
to Romano per fonte dell’esser suo, e che
continuarono in tal grado i discendenti di
coloro, guai furon da’Romani all’Impe-
riai dignità Sublimati. Cessàto tutto quello,
e cambiata lingua, luogo, governo, e co-
siumi, diventò quel di Costantinopoli Re-
gno Greco, formato bensì con provincie già
Soggette a Roma, ma il cui Imperadore
non elsendo più capo del popolo Romano,
e non mantenendo più con la sua applicazio-
ne, e col suo valore la libertà, e il domi-
nio all’Italia, e a Roma, Imperador Ro-
mano non potea mai pretenderli senza una
ridicola ripugnanza ne i termini. Vero è
bensì, eh’elì'endo lor continuato assai tem-
po il dominio di Roma,continuaronoisoni-
mi Pontefici a trattar que’ Principi da capi
della Republica, e come Imperadori Ro-
mani ; non però perchè folTero, ma per ec-
citargli a inoltrarli tali, per averne difesa cen-
tra Longobardi,per 1’ antica consuetudine,
e per la necelsità della soggezione. Quella
verità, che ora forsè a taluno potrebbe pa-
rer nuova, fu conosciuta ottimamente ne’
tempi antichi : poiché dove si parla d’ Au-
gustolo, che fu l’ultimo degl’ 1 mperadori oc-
M;st. Uh. «dentali,!’ IlloriaMiscella, Marcellino nel
V’ Cronico, Giornande nell’opera di Cassiodo-
< ^ó.cum no che compendio, e in quella, che da se
Augujiui» scrille, chiaramente dicono, che con elso
feri.t. l'imperio Romano perì, ed ebbe fine. IlCon-
lib. i6. tinuatore della Miscella, effndo ceffata allo-
ra l'Imperio della Città dì Roma, cominciò
a lasciar l’epoca della sua fondazione, e a
valerli della Cristiana. Già conia sola pre-
Pras,i>t d* ^•oma effersì troncato all Imperio Roma*
E^ecb. no il capo, avea detto S. Gerolamo, e sen-
za capo non c’è più vita. Vera cosa è,che
i Greci cominciarono a chiamarli Romani,
e a dar nome di Roma a Costantinopoli, i
nomi avendo ritenuti ancora di Consido, e
d’altre dignità Romane. Ma se 1’ esièrsi i
Greci nel badò secolo cambiato nome, e se
l’aver ritenute alquante Latine voci, potea
aver virtù di far diventare Italia la Tracia,
e di trasfóndere i diritti di Roma in Bisan-
zio, virtù magica era cotesta assai più mi-
rabil per certo della sognata una volta ne i
nomi. Perchè folle imperio di Roma, do-
vea senza dubbio imperar Roma , e da essa
derivarli negl’Imperadori l’autorità; or co-
me dunque potea edere Impero Romano
quello d’una straniera nazione, che mettea
Roma in servitù, e che quanto posièdeain
Italia sottoponeva a un Governatore? Con-
tra Narsete disserii Romani, effer loro più
potìus utilefervire a' Goti, che a' Greci : giogo di
gXwtT ^ervhù quello de’Greci era adunque, nien-
te meno, anzi più gravoso di quel de’ Go-

ti: or come mai col titolod’Imperador Ro-
mano poteasi poi pretendere d’aver ragione
sopra l’Italia, e di farla serva, quando il
vero Imperador Romano libera all’ incon-
tro l’avrebbe costituita, e dominante su 1’
altre genti ?
Da tutte queste premesse il Lettore ac-
corto ben vede ciò, che per l’originaria Li-
bertà di Venezia se ne deduca; e ben rico-
nosee , venirne in conseguenza necessaria-
mente, che se negli ultimi respiri, e con-
vulsioni, che patì la Republica da Valen-
tiniano terzo ad Augustolo, e tanto più se
dopo la morte di quello,gente fu in Italia,
che sapessè raccoglierli in sito per natura, e
per industria da ogni aggressione Sicuro, e
quivi fondar governo, Stabilir leggi, vinco-
lar sozietà; quella sozietà, e quel governo
nacquero liberi interamente, e giuridicamen-
te : non potendo edere siati gravati di sog-
gezione all’ Imperio Romano, che non c’
era più, e non al Greco, ch’era dominio
Straniero, e non avea però in Italia altrodi-
ritto, che quello potessè naseer dall’armi .
Egli è manifestissimo, che presa replicata-
mente, e soggiogata Roma, e del dominio
privata, e dell’imperio suo, nè Greco Im-
peradore, nè Re barbaro gius ebbe in Ita-
lia veruno, se non per via di conquida.
Gius però,o dominio nell’isole Venete non
ci fu chi avelie, perchè centra di elle for-
ze maritimenon si modero;e tra per ladif
ficoltà del sito, tra per non venir conside-
rata una Città, che nè pure avea proprio
nome ancora, e una gente, che sì poco ter-
reno occupava, e quello peri’avanti abban-
donato, ed incognito, rimale il nuovo po-
polo in piena balìa di se slesso ; nè fu chi
per nome di Principe alcuno all’ inslituzione
del suo governo, e all’erezione delle lue di-
gnità presedesle. Alla dimosirazionej. che
nasee dal tempo, altra se ne può aggiunge-
re desunta dalle persone. Chi furon coloro,
che a così fatta fondazione posero mano ?
furon gli abitanti d’Aquileia, di Padova,
di Verona, e dell’altre Città della Venezia
più esposle a’ barbari; vuol dire Italiani,
ch’era quanto dir liberi per natura, e incor-
porati alla RepublicaRomanadistintamen-
te, e fin dall’antiche età ; e vuol dire Cit-
tadini Romani di quelle Colonie , che ab-
biami veduto da Strabono, da Polibio, e
da Cashodorio,com’ erano le più insignitra
tutte l’altre d’ Italia, e di Nobili Romani
ripiene. Or chi potrà negare, che sì fatta
gente, poiché Roma, ch’era il capo della
Republica, si vide a terra,diritto nonavess
se di tisare ogn’arte per conservarsi libera ?
Chi potrà negare, che se trovò modo d’as-
sicurarsi dall’armi, e dalla servitù de’ bar-
bari,
 
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