porterà negli Orti del Conte Gazola, do-
ve il lungo e coperto dradone , serrato d’
alti, e folti alberi a bosco , preda un pas-
sessio, di cui nell’ore calde non avrà cer-
tamente trovato il piu ameno.
Ci sa lecito di terminar quello capitolo
con esortare i Cittadin Veronesi al bellisfi-
mo sludio dell’ Architettura . Che giova
essèr dotati di tanto ingegno dalla natura ,
quando uso non se ne faccia per la maeflra
di tutte l’arti, e per quella, che serve io-
pra tutt’altre al decoro, al piacere, e al
comodo della vita ? Niuna dell’arti nobili
ha più bisogno di chi la richiami, e di chi
la coltivi; poiché dopo ridotta in Italia a
quella perfezione, in cui nel 1500 ? abbia-
mo accennata, tornò cent’ anni sono a cor-
romperli di nuovo, appunto come avven-
ne già nel basfo secolo de i Romani, e ap-
punto per l’ideila ragione, che fece allora
nascer l’architettura Gotica, cioè per amor
di mutazione,e di novità. Alle nuove ma-
niere fece llrada ilBoromini, il quale per
pompa d’ingegno, e per farli autore, sban-
dite le linee rette, e lasciata la quadratu-
ra, introdulse il modo ondulato, per ser-
virmi di latina voce, e principiò a lavora-
re a zie zac. Non può negarli però , che
più cose ei non facesse molto nobili,e mol-
to vaghe, e li poteva anche de’ suoi ritro-
vati far buon uso , servendosene qualche
volta per varietà, e in certe occasioni so-
llmente , dove bizarria , e vaghezza fòs-
sero al caso; ma rovina tutto il fatalissi-
mo spirito della moda , per cui quando
nuova cosa apparisce,si crede tenuto ognu-
no, e Tempre all’ideilo. Della facciata de’
Padri della Chiesa nuova fatta in Roma
dal Boromini, dilse il Bernino, che bel-
la sarebbe data per un calino di delizia,
non già per l’abitazione de’ Filippini . Ma
li folse almeno , come il Boromino fece ,
servuta moderazione, e confine; ma i po-
deriori hanno trapaliate ogni limite di ra-
gionevolezza : perchè dagli ornamenti veg-
giam trasportata la bizarria anche al sòli-
dò delle fabriche; veggiamo sicaie a fiora-
mi , che paion lavorate a poda per farci
rompere il collo di bel mezo giorno ; reg-
giana facciate di palazzi che vanno abiseia;
veggiam ripiegati e tortuoli fin gli architra-
vi ; veggiam molto spessò posar tutto in
fallo; e veggiam frantumi d’ornamenti, e
caricature , e una maledizione di fedoni
fuor di luogo, e di frutti e fiori fuor di tem-
po, che disgudano ogn’occhio sano.il bel- |
lo è, che naseendo quede dravaganzeprin-
cipalmente dal cercar vaghezza,li sono del
tutto abbandonate quelle grazie di lavoro,
che vaghiilìmi rendeano i prospetti alle buo-
MODERNE ico
ne età. Non s’intagliano però più dipiti,
e piladrate , come in vive pietre , e con
bellilsimi disegni fàceasi dagli Antichi , e
nel 1500: non si fanno più canalature, tal-
ché in Verona colonna canalata non liè for-
sè veduta dal Sanmicheli in qua; e pure
i niente potrà inventarli mai, che più abbel-
i lisea, e renda più vago. Ben lo conosce il
Cavalier Filippo Juvara Messìnese, Archi-
tetto in oggi non inferiore a gli antichi, il
quale a Torino in più fabriche non meno
cospicue per la sontuosità, che per l’arte,
nidun altro ornamento ha maggiormente
risuseitato , e podo in opera. Nè manca
ora in varie parti d’Italia qualche Archi-
tetto, che ripigliando il sano modo, vada
ritornandole il proprio, e nativo pregio di
così nobil’ arte , nella quale per altro non
senza rammarico si può vedere, come sin
d’oltra i monti venghiamo rimproverati, e
derisi . Grida il d’ Aviler nel suo Corso d5'
architettura, dampato in Parigi nel 1710,
che in Italia oramai la licenza dell' arti non
ha più confini, e che in Roma flefia gli edisici
moderni non fervan' orma di regola, 0 d'efem-
pio fano\ non vedendovi fi fe non cartelle, sron-
toni fpaceati, colonne nicchiate, ed altre Jìra-
vagan^e, a dispetto di quegli efemplari eh' han-
no pur fiotto gli occhi. E'da credere, che ci
sia qui dell’esagerazione; ma bisogna con-
fèssare , che si odono in oggi talvolta , an-
che da chi profelsa strane immaginazioni,
quali le fiabilite, ed antiche norme renda-
no ogn’ opera uguale , e tra un capitello
Corintio a cagion d’ esempio, e un altro
Corintio non sia differenza alcuna , perchè
nell’uno e nell’altro son foglie e volute; il
che è come dire ugualmente belle tutte le
fàcce degli uomini perchè in tutte son le
istesse parti;e quali operando regolatameri-.
te non redi luogo all’invenzione, e all’ in-
gegno. Bada quand’altri pur voglia inven-
tare , saperlo fare senza useir delle sané
idee , e senza abbandonare i fondamenti
della natura, e dell'arte. Quanto non in-
ventò Michel’Angelo? che su assai libero
sin nelle leggi delle misure , perchè solca
con travicelli applicati al sito far prima,
giudice l’occhio suo: e per certo tanto va-
riano le circodanze, che non badano rego-
le per operar bene in tal magistero; e quin-
di è, che d’ogni ben riuseito edilizio an-
! che senza alcuna novità di pensieri molta
lode all’Architetto sempre si dee.
Sarebbe da considerare, come il guada-
mento dell’Architettura tiri secola trasfor-
mazione di tutte l’opere,ov’entra disegno.
Nella pittura uso è venuto , figurando ar-
chitetture, d’operare a calo, e di far ghi-
ribizzi, quali senza magia non potrebber
mai