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e
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pìto dell’Orcheflra, e molto meno veder
gli attori di fianco; e dovendo tra 1’ udito-
rio, e la Scena essèr le porte d’ingresso. Per
esse in Grecia entravano nella platea, detta
Orchestra dagli Antichi, i sonatori, e i bal-
lerini; ma predò Romani, che portarono i
balli su la Scena, vi entravanoi Senatori,
e l’altre persone di maggior conto, che nel-
la platea sedevano . Difetto vienperòad es-
sere ancora la gran porta, che si suole ora
metter nel mezo, e dirimpetto alla Scena,
con che si rompe la continuazion de’ pal-
chetti, quali corrispondono a gli antichi
gradi, e si pregiudica alla voce: in quella
vece si sono adesso fatte qui due piccole por-
te rubate, e quali occulte. La degradazio-
ne degli stanzini, che da noi si dicon pal-
chetti, opera, che chi è più verso la Sce-
na non possa impedir mai la veduta a chi
è più indietro. I corridori son comodi, e
larghi, e così le sicaie, che ne’ moderni Tea-
tri soglion’essere sì incomode, e strette. So-
no anche più nobili per esser di pietra,con
che si schiva ildisturbo cagionato molte vol-
te dal rumore di quelle di legno;e non due
sole, ma son quattro ne’quattrocanti,con
che si rende spedita la diseesa nel fin della
recita, come pronta l’uttita per quattro por-
te in diyersi lati.La voce vi giuocaottima-
mente, aiutatone forsè il buon’effètto dall’
aver 1» Architetto ordinati due soffìtti, al-
tro di siottili tavole, e traforato, altro due
braccia più alto per camminarvi sopra, il
che vien’ a corrispondere alla catta d’un istru-
mento . Sul palco dietro le Scene sono am-
pi repositorj, per quelle eh’ hanno operato
molto opportuni, e nel muro ultimo si è fat-
to in mezo un grand’arco, serrato da sot-
ti! mitraglia, atterrando la quale, retta un
fondo arbitrario per qualunque apparenza
si bramassè inoltrare in lontananza , o per
fàr montar cavalli, ed altro che si velette.
Te sigure del Sipario rappresentano le tre
Muse, che presiedono alla Tragedia , alla
Comedia, e alla Malica. Il motto Greco,
eh’ è in alto, è preso da Platone , e ligni-
fica: Al diletto, ed al giovamento -, s’ inten-
de , come Platone intendeva , per miglio-
rare i costumi, che dovrebb’ essere il fine
de’dramatici Poeti.
Se bene i forastieri saranno impressì, che
in quelle parti non si trovi cosa che vaglia
in materia di giardini, non lattino però di
portarli in quello de’Conti Giutti. Vedran-
no idea per verità molto differente dalle
moderne.- giardino fatto cencinquant’ anni
fa, e con ciò ch’ebbe pregio allora, pur
bello ancora. Già nell’ingressò, girando in
alto l’occhio, veduta si presenta, eh’è fla-
to detto talvolta valer da se , quanto si
Ver. llluftr. Parte III.
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predica d’altri luoghi dispendiosissimi. Il
bel verde de’ben tenuti cipressi, e l’altez-
za grandissima, e la bella forma di tal’al-
bero batta quali da se a nobilitare un deli-
zioso ritiro. Assai spazio veramente or si
lattia ruftico, ma non vi manca però ciò
che più diletta. Quadri di terreno per fio-
ri , ripartiti con vago disegno ; petthiera
balauttrata con isoletta nel mezo, in cui
bellissima ttatua d’Alessandro Vittoria; al-
to laberinto, e ben divisato; cava per ani-
mali, grotta vettita d’impietrimene soel-
ti, e degni di galleria , dov’erano molti
giuochi d’acqua, che potranno a piacere
rimetterli ; orrido di rupe molto grazioso
in Città; cedraia ssorida, gran camera in-
cavata a scarpello con riseontri di voce ne-
gli angoli; ricetti coperti, da*quali gran
paese si domina; muri vessiti di lauro, e
d’altro verde, che si mantien l’inverno;
viali, e patteggi, con buone statue, e con
lapide antiche, molte delle quali si fanno
servire a’ vali di piedestallo. Quella fu già
l’idea Italiana , quando tra gli uomini insi-
gni si computavano anche i bravi Archi-
tetti di giardinit come si trova nelle serie di
ritratti . Ma ora veramente tutto quello
non vai più nulla : vuol’essere erba rotta, e
gialla; campagna libera e rasa; llrade ben’
ampie dove il Sole domini bene;pareti sen-
za fine di legni, e foglie; nè più si cerca .
Per verità erano ben grotti que’ nottri vec-
chi , Quando voleano per cagion d’ esem-
pio fare una fontana in nobil giardino , si
travagliavano prima di cercare , chi fotte
atto a suggerire un bel pensiero ; poi s’af-
fannavano di trovar buoni scultori, mar-
mi rari, vasohe ben ampie, getti, e spruzzi
di bizarra invenzione :quanta fatica e quan-
ta spesagettata! non sapeanociòches’è final-
mente a’giorni nollri con l’osservazione del-
le cose oltramontane seoperto : che batta
cavare una gran buca in terra, e farne sor-
gere un cannon d’acqua nel mezo. In que-
lla maniera si tagliano le gambe alla criti-
ca , la quale non ha più sopra che aggirar-
li; e in fatti non s’è inteso mai dir male di
quelli ricetti d’acqua, se non da certo no-
bil giovane, il qual patteggiando una sera
nel giardino tutto immerso in soave pensie-
ro di ciò che gli era avvenuto il giorno, vi
cadde dentro , e si rilcosse con disgusto
dalla sua gioconda immaginazione.
Be’ giardinetti, e ricchi di fiori nobili, e
rari, e grotta, ed acque con altri deliziosi
annetti veggonsi al nobil calino de’ Conti
Zenobj nobili Veneti, eh’è sui fianco della
collina di S, Pietro, dove non avrà a pen-
tirli, chi farà una gita. Non riputerà pa-
rimente mal’ impiegato il tempo, chi si
G por-
CAPO QUARTO.
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pìto dell’Orcheflra, e molto meno veder
gli attori di fianco; e dovendo tra 1’ udito-
rio, e la Scena essèr le porte d’ingresso. Per
esse in Grecia entravano nella platea, detta
Orchestra dagli Antichi, i sonatori, e i bal-
lerini; ma predò Romani, che portarono i
balli su la Scena, vi entravanoi Senatori,
e l’altre persone di maggior conto, che nel-
la platea sedevano . Difetto vienperòad es-
sere ancora la gran porta, che si suole ora
metter nel mezo, e dirimpetto alla Scena,
con che si rompe la continuazion de’ pal-
chetti, quali corrispondono a gli antichi
gradi, e si pregiudica alla voce: in quella
vece si sono adesso fatte qui due piccole por-
te rubate, e quali occulte. La degradazio-
ne degli stanzini, che da noi si dicon pal-
chetti, opera, che chi è più verso la Sce-
na non possa impedir mai la veduta a chi
è più indietro. I corridori son comodi, e
larghi, e così le sicaie, che ne’ moderni Tea-
tri soglion’essere sì incomode, e strette. So-
no anche più nobili per esser di pietra,con
che si schiva ildisturbo cagionato molte vol-
te dal rumore di quelle di legno;e non due
sole, ma son quattro ne’quattrocanti,con
che si rende spedita la diseesa nel fin della
recita, come pronta l’uttita per quattro por-
te in diyersi lati.La voce vi giuocaottima-
mente, aiutatone forsè il buon’effètto dall’
aver 1» Architetto ordinati due soffìtti, al-
tro di siottili tavole, e traforato, altro due
braccia più alto per camminarvi sopra, il
che vien’ a corrispondere alla catta d’un istru-
mento . Sul palco dietro le Scene sono am-
pi repositorj, per quelle eh’ hanno operato
molto opportuni, e nel muro ultimo si è fat-
to in mezo un grand’arco, serrato da sot-
ti! mitraglia, atterrando la quale, retta un
fondo arbitrario per qualunque apparenza
si bramassè inoltrare in lontananza , o per
fàr montar cavalli, ed altro che si velette.
Te sigure del Sipario rappresentano le tre
Muse, che presiedono alla Tragedia , alla
Comedia, e alla Malica. Il motto Greco,
eh’ è in alto, è preso da Platone , e ligni-
fica: Al diletto, ed al giovamento -, s’ inten-
de , come Platone intendeva , per miglio-
rare i costumi, che dovrebb’ essere il fine
de’dramatici Poeti.
Se bene i forastieri saranno impressì, che
in quelle parti non si trovi cosa che vaglia
in materia di giardini, non lattino però di
portarli in quello de’Conti Giutti. Vedran-
no idea per verità molto differente dalle
moderne.- giardino fatto cencinquant’ anni
fa, e con ciò ch’ebbe pregio allora, pur
bello ancora. Già nell’ingressò, girando in
alto l’occhio, veduta si presenta, eh’è fla-
to detto talvolta valer da se , quanto si
Ver. llluftr. Parte III.
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predica d’altri luoghi dispendiosissimi. Il
bel verde de’ben tenuti cipressi, e l’altez-
za grandissima, e la bella forma di tal’al-
bero batta quali da se a nobilitare un deli-
zioso ritiro. Assai spazio veramente or si
lattia ruftico, ma non vi manca però ciò
che più diletta. Quadri di terreno per fio-
ri , ripartiti con vago disegno ; petthiera
balauttrata con isoletta nel mezo, in cui
bellissima ttatua d’Alessandro Vittoria; al-
to laberinto, e ben divisato; cava per ani-
mali, grotta vettita d’impietrimene soel-
ti, e degni di galleria , dov’erano molti
giuochi d’acqua, che potranno a piacere
rimetterli ; orrido di rupe molto grazioso
in Città; cedraia ssorida, gran camera in-
cavata a scarpello con riseontri di voce ne-
gli angoli; ricetti coperti, da*quali gran
paese si domina; muri vessiti di lauro, e
d’altro verde, che si mantien l’inverno;
viali, e patteggi, con buone statue, e con
lapide antiche, molte delle quali si fanno
servire a’ vali di piedestallo. Quella fu già
l’idea Italiana , quando tra gli uomini insi-
gni si computavano anche i bravi Archi-
tetti di giardinit come si trova nelle serie di
ritratti . Ma ora veramente tutto quello
non vai più nulla : vuol’essere erba rotta, e
gialla; campagna libera e rasa; llrade ben’
ampie dove il Sole domini bene;pareti sen-
za fine di legni, e foglie; nè più si cerca .
Per verità erano ben grotti que’ nottri vec-
chi , Quando voleano per cagion d’ esem-
pio fare una fontana in nobil giardino , si
travagliavano prima di cercare , chi fotte
atto a suggerire un bel pensiero ; poi s’af-
fannavano di trovar buoni scultori, mar-
mi rari, vasohe ben ampie, getti, e spruzzi
di bizarra invenzione :quanta fatica e quan-
ta spesagettata! non sapeanociòches’è final-
mente a’giorni nollri con l’osservazione del-
le cose oltramontane seoperto : che batta
cavare una gran buca in terra, e farne sor-
gere un cannon d’acqua nel mezo. In que-
lla maniera si tagliano le gambe alla criti-
ca , la quale non ha più sopra che aggirar-
li; e in fatti non s’è inteso mai dir male di
quelli ricetti d’acqua, se non da certo no-
bil giovane, il qual patteggiando una sera
nel giardino tutto immerso in soave pensie-
ro di ciò che gli era avvenuto il giorno, vi
cadde dentro , e si rilcosse con disgusto
dalla sua gioconda immaginazione.
Be’ giardinetti, e ricchi di fiori nobili, e
rari, e grotta, ed acque con altri deliziosi
annetti veggonsi al nobil calino de’ Conti
Zenobj nobili Veneti, eh’è sui fianco della
collina di S, Pietro, dove non avrà a pen-
tirli, chi farà una gita. Non riputerà pa-
rimente mal’ impiegato il tempo, chi si
G por-
CAPO QUARTO.