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Pompei, credettero, che qualche strumento ignoto del
tutto nell'arte chirurgica fosse dischiuso da quel sito, da
cui pur tanti monumenti ci vengono, i quali sempre più
mostrano l' antica sapienza italiana. In seguito da ogni
angolo di Europa furon chiesti i modelli dello specolo
pompeiano, uno de' quali fu messo a stampa con illustra-
zione del Dottor de Paolis negli Annali dell'Istituto di
corrispondenza archeologica pubblicati in Roma nell' anno
1842. Il dotto autore romano, non avendo davanti gli oc-
chi 1' originale , cadde nello errore che quattro fossero le
branche dello specolo, mentre, sì come or ora vi mostre-
rò, erano tre. Ei non di meno accortamente fece notare,
che la quarta branca sarebbe riuscita molto incommoda.
Ed io fo notar dal mio canto , che il titolo di speculum
uterinum Celsio sotto cui in quegli Annali vien esposta la
descrizione del nostro speculum, non sia bene adattato;
dappoiché Cornelio Celso ne' suoi otto libri di Medicina
non ne fa menzione. Tutti sanno, che nel lib. IV cap. 27
quod est de vulvae morbo, esiste una lacuna. E chi sa se
nel perduto frammento Cornelio Celso , il quale, scrivendo
intorno svariati argomenti sapea raccogliere il meglio da
tutti, dava contezza anche dello strumento , di cui par-
liamo ? Certa cosa è che in nullo luogo dell' opera sua ,
tale che a noi è pervenuta, se ne trova fatta menzione.
E però è che a questo strumento appartiene il solo nome
di speculum uteri.
In questo luogo è opportunissimo il ricordare , che
Ippocrate ci lasciò scritto di uno specolo per dilatare il
podice, ed osservare lo stato delle moroidi. Troviamo
Pompei, credettero, che qualche strumento ignoto del
tutto nell'arte chirurgica fosse dischiuso da quel sito, da
cui pur tanti monumenti ci vengono, i quali sempre più
mostrano l' antica sapienza italiana. In seguito da ogni
angolo di Europa furon chiesti i modelli dello specolo
pompeiano, uno de' quali fu messo a stampa con illustra-
zione del Dottor de Paolis negli Annali dell'Istituto di
corrispondenza archeologica pubblicati in Roma nell' anno
1842. Il dotto autore romano, non avendo davanti gli oc-
chi 1' originale , cadde nello errore che quattro fossero le
branche dello specolo, mentre, sì come or ora vi mostre-
rò, erano tre. Ei non di meno accortamente fece notare,
che la quarta branca sarebbe riuscita molto incommoda.
Ed io fo notar dal mio canto , che il titolo di speculum
uterinum Celsio sotto cui in quegli Annali vien esposta la
descrizione del nostro speculum, non sia bene adattato;
dappoiché Cornelio Celso ne' suoi otto libri di Medicina
non ne fa menzione. Tutti sanno, che nel lib. IV cap. 27
quod est de vulvae morbo, esiste una lacuna. E chi sa se
nel perduto frammento Cornelio Celso , il quale, scrivendo
intorno svariati argomenti sapea raccogliere il meglio da
tutti, dava contezza anche dello strumento , di cui par-
liamo ? Certa cosa è che in nullo luogo dell' opera sua ,
tale che a noi è pervenuta, se ne trova fatta menzione.
E però è che a questo strumento appartiene il solo nome
di speculum uteri.
In questo luogo è opportunissimo il ricordare , che
Ippocrate ci lasciò scritto di uno specolo per dilatare il
podice, ed osservare lo stato delle moroidi. Troviamo