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Memorie della Regale Accademia Ercolanese di Archeologia — 4,1.1852

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De Cesare, ...: Dichiarazione di un luogo oscuro delle epistole di Cicerone: memoria
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https://doi.org/10.11588/diglit.14101#0266
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254 DE CESARE

Era tra gli amici di Cicerone un Marco Mario Arpi-
nate, affine suo e forse anche del gran Capitano, il quale
trionfando dei Cimbri , salvò la civiltà antica dalla distru-
zione che la colpì parecchi secoli dopo. A quel Mario di-
rigeva Tullio una sua epistola che è la prima del libro
settimo: jìd Marcum Marium et Caeteros; nella quale
lodandolo chè non venisse a Roma per gli spettacoli dati
da Pompeo, nè lasciasse una sua deliziosa villa, di cui di-
chiarerò or ora la situazione , al suo amico diceva : Ne-
» que tamen dubito quin tu ex ilio cubiculo tuo , ex quo
» Ubi Stabianum perforasti, patefecisti Seianum, per eos
» dies matutina tempora lectiunculis consumpseris ■». Il senso
delle quali parole , da niun traduttore o annotatore contra-
stato , si era che Mario in una di quelle sue stanze aveva
fatto aprire una finestra che gli offeriva 1' aspetto di Sta-
bianum e Seia/iu/n , aggettivi posti a modo di sostantivi >
e che sottintendevano o montem o agram, oppure rurem
o praedium.

Or non cade dubbio che lo Stabianum di cui parla
Cicerone dovea essere nelle adiacenze di Stabia , ma il
■Seianum non credendosi trovato , si tenne generalmente
un vocabolo corrotto ; epperò dato mano alle correzioni chi
volle leggervi Sinum , chi Scaenam t e finalmente chi Mi-,
semini per rinvenirsi in un antico codice delle Tulliane
epistole Semini invece di Seianum.

Ma in quanto alla prima ed alla seconda di cotali cor-
rezioni credo inutile il combatterle , perocché tornano a
prima vista opposte al contesto , inverosimili ed assurde.
La terza ., cioè quella <\\ Misenum, offre a primo aspetto
 
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