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Memorie della Regale Accademia Ercolanese di Archeologia — 4,1.1852

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Finati, Giovanni Batista: Il supplizio di dirce
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https://doi.org/10.11588/diglit.14101#0318
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3o6 PINATI

opere che vi sono, e per la gran quantità delle faccende
le persone vengono distolte dal considerare simili cose ;
giacche tale ammirazione è cosa da uomini che hanno ozio
e in gran silenzio di luogo ; e per questa cagione non si sa
ancora 1' artefice di quella Venere , la quale Vespasiano
dedicò tra le opere del suo tempio della Pace ed è degna
della fama degli Antichi : e dubitasi ancora nel tempio
d' Apolline Sosiano se Scopa o Prassitele fece la Niobe che
muore insieme co'suoi figliuoli *) »; e lo stesso prosegue a
raccontare di altri non pochi monumenti: al che opponiamo
un altro passo dello stesso scrittore , osservando che le
simili querele potrebbero elevarsi contro dell'esimio gruppo
del Laocoontc , che niuna iscrizione contiene , e che Plinio
denomina opera di tre eccellentissimi artefici Agesandro ,,
Polidoro , e Atenodoro Rodiotti eseguita in una sola pie-
tra insieme co' figli e colle serpi 2). Laonde risulta che
le notizie riportate da Plinio de' maestri di tanti monu-
menti egli in generale non le raccoglieva dalle iscrizioni
che vi erano scolpite ; ma bensì dalla conoscenza che esso
stesso poteva avere de' monumenti delle arti, e da quelle

1) Praeterea F'enus in eodem loco Imperniar in operiòus Pacis suae dì-
nuda Praxiteliam Ulani antecedens, el cavii , antiquorum dignam fama. Par
quemcumqite alium locum nobilita- haesilatio est in tempio Apollinis Sa-
tura. Romae quidem magnitudo ope- stani , Niohen cum liberis morieniem
rum eam obliterai, ac ma«ni officio- Scopas an Praxileles fecerit : item
rum negoliorumque acervi omnes a ec. ec. Ibid.

cantempiallone talium abducunt ; quo- 2) Ex uno lapide eum ( Laoco-

niam otìosorum et in magno loci si- onlem ) el liberos draconumque mi-

lentio apf.a admiralio talls est. Qua rabiles ne.vus de consitii sentenlia

de causa ignoratili- arti/ex ejus quo- fecere summi artifices 1A'gesander et

que Peneris , quam Vespasìanus Polydorus et Alhenodorus Rodii. Ibid.
 
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