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a prezzo le acquistavano, e ne riempivano i loro musei. Uo-
mini di tal fatta spacciatori di antichità false ed adulterine ab-
bondavano in Roma, in Napoli e in altre città d'Italia, ma
specialmente in Roma sede delle glorie antiche 3 avevan stan-
za, e di là movevano per far mercato della ingannatrice loro
merce. Sallo il dotto e laborioso Onofrio Panvini, il quale in-
genuo di troppo e di fede soverchiamente buona, come il dis-
se il Marini*), lasciavasi imporre da que'furbi del suo tempo,
ammettendo per sincere, iscrizioni che tali non erano, e se
qualcuna la era, o monca gli veniva data, o infarcita di pezzi
da altre improntati, e spesso ancora modernamente appiccati-
vi , il che apparisce da' monumenti epigrafici che leggonsi
nelle svariate sue opere, colle quali s'impegnò d'illustrare le
Ilomano antichità, e specialmente in que'suoi immortali Com-
mentava a'fasti Consolari, ed in que intitolati De Romana lìe-
publica. Sallo ancora il nostro Adriano Guglielmo Spatafora
testé nominato, nel cui museo il celebre Antonio Agostini,
che lo visitò nel 1569, rinvenne gran quantità d'iscrizioni di
vere e di finte 2) siccome egli si espresse. Ma senza più esten-
dermi su questo punto de'falsatori di antichità, che ampia ma-
teria fornirebbe nonché di un ragionamento accademico, ma
di un giusto libro, io vo' qui esporre le mie osservazioni criti-
che su taluni marmi del Real museo, i quali fattane la più
accurata ispezione e disamina per mio particolare studio, ho
giudicato esser altri patentemente falsi, altri rifatti su'veri, ed
altri sono stati falsificati all' intutto con espressioni tratte e
rattoppate da altri marmi.
1) A. A. p. 16. He Parmac 1804, p. 361.
2) Aut. Augustini EpUlol. latin, et Ita*-
a prezzo le acquistavano, e ne riempivano i loro musei. Uo-
mini di tal fatta spacciatori di antichità false ed adulterine ab-
bondavano in Roma, in Napoli e in altre città d'Italia, ma
specialmente in Roma sede delle glorie antiche 3 avevan stan-
za, e di là movevano per far mercato della ingannatrice loro
merce. Sallo il dotto e laborioso Onofrio Panvini, il quale in-
genuo di troppo e di fede soverchiamente buona, come il dis-
se il Marini*), lasciavasi imporre da que'furbi del suo tempo,
ammettendo per sincere, iscrizioni che tali non erano, e se
qualcuna la era, o monca gli veniva data, o infarcita di pezzi
da altre improntati, e spesso ancora modernamente appiccati-
vi , il che apparisce da' monumenti epigrafici che leggonsi
nelle svariate sue opere, colle quali s'impegnò d'illustrare le
Ilomano antichità, e specialmente in que'suoi immortali Com-
mentava a'fasti Consolari, ed in que intitolati De Romana lìe-
publica. Sallo ancora il nostro Adriano Guglielmo Spatafora
testé nominato, nel cui museo il celebre Antonio Agostini,
che lo visitò nel 1569, rinvenne gran quantità d'iscrizioni di
vere e di finte 2) siccome egli si espresse. Ma senza più esten-
dermi su questo punto de'falsatori di antichità, che ampia ma-
teria fornirebbe nonché di un ragionamento accademico, ma
di un giusto libro, io vo' qui esporre le mie osservazioni criti-
che su taluni marmi del Real museo, i quali fattane la più
accurata ispezione e disamina per mio particolare studio, ho
giudicato esser altri patentemente falsi, altri rifatti su'veri, ed
altri sono stati falsificati all' intutto con espressioni tratte e
rattoppate da altri marmi.
1) A. A. p. 16. He Parmac 1804, p. 361.
2) Aut. Augustini EpUlol. latin, et Ita*-