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alla lodalissima sua versione, ed in quelle della pregevole edi-
zione anche di Vitruvio data da Simone Stratico *) che dalla
distanza assegnata alle prime travi dipendevan le proporzioni
dell' intera macchina, il che per altro nò punto, nè poco ci
dice qui Vitruvio, e però contra il suo modo di usare, reste-
rehhero affidate all' arhitrio -, io vorrei ali1 opposto che il tutto
si regolasse dallo spazio assegnato al compluvio, il quale, se-
condo afferma chiaramente lo stesso Vitruvio, non dovevasi
lasciare nò più stretto del quarto, nè più largo del terzo della
larghezza dell' atrio 2). Trascuro pel momento di esaminare se
vi si dehba leggere imphvium anzi che compluvium, perchè
da qui a poco dovrò esaminare quanto si è detto nel rincontro
dal Marini.
§. 14. Data la estensione per 1' atrio, ed assegnata pro-
porzionalmente la parte al compluvio, per semplicissima ope-
razione aritmetica, è facile il vedere che la distanza di cia-
scuna delle travi laterali dalle corrispondenti mura, invece di
restare incerta, non poteva essere nè maggiore di tre ottavi,
nè minore di un terzo dell' intera larghezza dell' atrio slesso ; e
che non quelle poste per la larghezza, ma le altre per la lun-
ghezza (interjiensiva) davan le norme a collocare le due primi-
live. Ritengo col Galiani e col Marini3) essere le interpensive
delle quattro le due laterali travi bisognevoli a formare il ret-
tangolo, e lunghe sino ad incontrare le due primitive poste per
la larghezza, onde restarvi fermate. Riconosciute per tali non si
presenta alla mente alcuna dubbiezza, chè non rimane più de-
1) 0. c. Tomo III, par. II, pag. 23. relìnqualur. Lib. VI, cap. IV, in fine.
2) Compluvii lumen latnm lalitudinis a- 3) Vedi nelle loro annotazioni al capo
trii ne minus quat ta , ne plus lerlia parte tento del sesto libro.
alla lodalissima sua versione, ed in quelle della pregevole edi-
zione anche di Vitruvio data da Simone Stratico *) che dalla
distanza assegnata alle prime travi dipendevan le proporzioni
dell' intera macchina, il che per altro nò punto, nè poco ci
dice qui Vitruvio, e però contra il suo modo di usare, reste-
rehhero affidate all' arhitrio -, io vorrei ali1 opposto che il tutto
si regolasse dallo spazio assegnato al compluvio, il quale, se-
condo afferma chiaramente lo stesso Vitruvio, non dovevasi
lasciare nò più stretto del quarto, nè più largo del terzo della
larghezza dell' atrio 2). Trascuro pel momento di esaminare se
vi si dehba leggere imphvium anzi che compluvium, perchè
da qui a poco dovrò esaminare quanto si è detto nel rincontro
dal Marini.
§. 14. Data la estensione per 1' atrio, ed assegnata pro-
porzionalmente la parte al compluvio, per semplicissima ope-
razione aritmetica, è facile il vedere che la distanza di cia-
scuna delle travi laterali dalle corrispondenti mura, invece di
restare incerta, non poteva essere nè maggiore di tre ottavi,
nè minore di un terzo dell' intera larghezza dell' atrio slesso ; e
che non quelle poste per la larghezza, ma le altre per la lun-
ghezza (interjiensiva) davan le norme a collocare le due primi-
live. Ritengo col Galiani e col Marini3) essere le interpensive
delle quattro le due laterali travi bisognevoli a formare il ret-
tangolo, e lunghe sino ad incontrare le due primitive poste per
la larghezza, onde restarvi fermate. Riconosciute per tali non si
presenta alla mente alcuna dubbiezza, chè non rimane più de-
1) 0. c. Tomo III, par. II, pag. 23. relìnqualur. Lib. VI, cap. IV, in fine.
2) Compluvii lumen latnm lalitudinis a- 3) Vedi nelle loro annotazioni al capo
trii ne minus quat ta , ne plus lerlia parte tento del sesto libro.