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come ben il mostrano i lembi della conchiglia che pel continuo
attrito divennero al di sotto levigati e lucidi: ma esser pure so-
speso, quando volevasi un lume più alto. In fatti se il prende-
rai per qualunque delle catenuzze e così preso il sospenderai,
resterà perfettamente in billico come il mettessi sopra un pia-
no, e nulla perderà di sua bellezza: tanto fu il fino e stupendo
magistero che l'artefice insigne vi adoperava. Quello poi che in
questo bronzo su tutto spicca eminentemente e dà vie maggior-
mente nell'occhio, è la coppa incastrata in alto sull'estrema co-
da del delfino, e certamente destinata a contener qualche cosa
di cui si potesse far uso in diverse maniere o tenendolo fermo,
o movendolo. Ebbene a tulle queste condizioni il nostro mo-
numento bene soddisfaceva con accogliere in quella coppa una
lucerna. Ed affinchè questa, movendosi il lucerniere, non ca-
desse dalla coppa, potettero anche renderla più stabile con in-
serirla nella brevissima laminetta sporgentevi non in centro
nè perpendicolarmente, la quale è formata dall' estremo della
coda del delfino *). Nella duplicità poi di quelle catenuzze ci
1) Vedi Tavola II fig. 3, dove la Iette-
tera G rappresenta 1' interno della coppa
B della fig. I; e G, l'estremo della coda
del delfino su cui è fermata. Per questa la-
minetta vi fu chi credette aver servito il
nostro bronzo per ceriolario, ossia cande-
labro per inserirvi un cero. Ma questa ipo-
tesi non può reggere al paragone di altri
monumenti; ed ecconc la dimostrazione.
In un ceriolario trovato nell'antica Nuce-
ria Alfaterna la coppa destinata a ricevere
la candela essendo del diametro di 7 cen-
tesimi di palmo, elevasi all'altezza di 23
centesimi ad un bel circa. Or facendo noi
le giuste ragioni con quella scienza sovra-
na che frammettesi tra le intelligibili cose
e le apparenti, conosceremo che la piccola
coppa del nostro, avendo un diametro di
17 centesimi, dovrebbe elevarsi ad un'al-
tezza non è a dir quanto maggiore per
sostenere una candela sì doppia.
In secondo luogo se il diametro della
cerea candela corrispondere doveva al
candelabro che orale di sostegno, affinchè
non si fosse lesa quell'armonia si cara al-
l'occhio e tanto rispettata nelle opere del-
l' arte antica ; il nostro licnuco avrebbe
dovuto avere un' altezza almeno di due
come ben il mostrano i lembi della conchiglia che pel continuo
attrito divennero al di sotto levigati e lucidi: ma esser pure so-
speso, quando volevasi un lume più alto. In fatti se il prende-
rai per qualunque delle catenuzze e così preso il sospenderai,
resterà perfettamente in billico come il mettessi sopra un pia-
no, e nulla perderà di sua bellezza: tanto fu il fino e stupendo
magistero che l'artefice insigne vi adoperava. Quello poi che in
questo bronzo su tutto spicca eminentemente e dà vie maggior-
mente nell'occhio, è la coppa incastrata in alto sull'estrema co-
da del delfino, e certamente destinata a contener qualche cosa
di cui si potesse far uso in diverse maniere o tenendolo fermo,
o movendolo. Ebbene a tulle queste condizioni il nostro mo-
numento bene soddisfaceva con accogliere in quella coppa una
lucerna. Ed affinchè questa, movendosi il lucerniere, non ca-
desse dalla coppa, potettero anche renderla più stabile con in-
serirla nella brevissima laminetta sporgentevi non in centro
nè perpendicolarmente, la quale è formata dall' estremo della
coda del delfino *). Nella duplicità poi di quelle catenuzze ci
1) Vedi Tavola II fig. 3, dove la Iette-
tera G rappresenta 1' interno della coppa
B della fig. I; e G, l'estremo della coda
del delfino su cui è fermata. Per questa la-
minetta vi fu chi credette aver servito il
nostro bronzo per ceriolario, ossia cande-
labro per inserirvi un cero. Ma questa ipo-
tesi non può reggere al paragone di altri
monumenti; ed ecconc la dimostrazione.
In un ceriolario trovato nell'antica Nuce-
ria Alfaterna la coppa destinata a ricevere
la candela essendo del diametro di 7 cen-
tesimi di palmo, elevasi all'altezza di 23
centesimi ad un bel circa. Or facendo noi
le giuste ragioni con quella scienza sovra-
na che frammettesi tra le intelligibili cose
e le apparenti, conosceremo che la piccola
coppa del nostro, avendo un diametro di
17 centesimi, dovrebbe elevarsi ad un'al-
tezza non è a dir quanto maggiore per
sostenere una candela sì doppia.
In secondo luogo se il diametro della
cerea candela corrispondere doveva al
candelabro che orale di sostegno, affinchè
non si fosse lesa quell'armonia si cara al-
l'occhio e tanto rispettata nelle opere del-
l' arte antica ; il nostro licnuco avrebbe
dovuto avere un' altezza almeno di due