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Questo è quanto riguarda la bella invenzione dì questa starnai!
Non si finirebbe mai più se tutti volessero minutamente dettagliar-
si i pregi deir esecuzione : vedere è duopo , non leggere ciò che ha
saputo il ferro maestro dare di leggerezza ai capelli , di naturalezza
alle pieghe , di morbido al nudo , di finito all' epidermide , e al tut-
to insieme di quella grazia , d' onde nacque lo stile che dicesi bel-
lo , usato da Greci nelle opere destinate non a recare stupore , mz
a piacere : stile introdotto da Lisippo, perfezzionato da Prassitele 9 <•
imitato e sostenuto in Roma fino a Adriano , ricomparso dopo 15.
secoli in qualche putto del Fiammingo , restituito e respinto al suo
Zenith dal nostro esimio Canova .
E' cosa strana che fra le rappresentanze antiche delle Dee , le
più rare sono quelle di Ebe : che anzi "quelle poche che ci restano
ne'' bassirilievi, sono appnnto per mancanza di simboli cosi incerte
che appena dal contesto sono riconoscibili. Il solo Naucide cV Ar-
go per quanto ci è noto , non molto avanti Prassitele si legge che
si distinguesse con un Ebe d'oro e di avorio in Corinto ; senza che
sappiasi qual fosse la vera idea del suo simulacro. Non fu tale di Ga-
nimede il destino, essendoci pervenute di lui non poche statue, an-
che di quelle procedenti dal celebre archetipo di Leocare , descritto
" da Plinio , in cui Giove fatto Aquila lo rapisce , frapponendo alle
carni, e agli artigli la stessa clamide del real giovinetto, per non
offenderlo.
Era riserbato al genio del nostro artista di rimpiazzare la
perdita dell' Ebe o Ganimeda CO .Corintia di quel Greco, nè
gli farà certamente torto l'averla scolpita in puro marmo . Passò ,
grazie al Cielo queir uso detestabile , quantunque antico , di far
statue di porfido con teste di marmo; di porre su quelle di alaba-
stro un capo, e mani di bronzo ; lo scolpirne in legno , in avorio «
metà di una specie , metà dell'altra , e imbellettarle , e indorarle .
\ Appena il bronzo è soffribile , e lo è veramente dopo il beli1 effetto
che fa il marmo, nè simulacri, checché ne dica Milizia , che lo trova
detestabile sempre. Una copia di questa heWEbe in metallo, accom-
pagnata dal Mercurio di Gio. Bologna stassi facendo per commis-
sione , dal signor Giuseppe Boschi Romano assai valente scultore
in tal genere ; quel medesimo che tanto si distinse nelle figure me-
talliche del Desert Spagnuolo ; di cui parlammo nel passato vo-
lume .
A 2
CO Così la chiama Pausania .
V
Questo è quanto riguarda la bella invenzione dì questa starnai!
Non si finirebbe mai più se tutti volessero minutamente dettagliar-
si i pregi deir esecuzione : vedere è duopo , non leggere ciò che ha
saputo il ferro maestro dare di leggerezza ai capelli , di naturalezza
alle pieghe , di morbido al nudo , di finito all' epidermide , e al tut-
to insieme di quella grazia , d' onde nacque lo stile che dicesi bel-
lo , usato da Greci nelle opere destinate non a recare stupore , mz
a piacere : stile introdotto da Lisippo, perfezzionato da Prassitele 9 <•
imitato e sostenuto in Roma fino a Adriano , ricomparso dopo 15.
secoli in qualche putto del Fiammingo , restituito e respinto al suo
Zenith dal nostro esimio Canova .
E' cosa strana che fra le rappresentanze antiche delle Dee , le
più rare sono quelle di Ebe : che anzi "quelle poche che ci restano
ne'' bassirilievi, sono appnnto per mancanza di simboli cosi incerte
che appena dal contesto sono riconoscibili. Il solo Naucide cV Ar-
go per quanto ci è noto , non molto avanti Prassitele si legge che
si distinguesse con un Ebe d'oro e di avorio in Corinto ; senza che
sappiasi qual fosse la vera idea del suo simulacro. Non fu tale di Ga-
nimede il destino, essendoci pervenute di lui non poche statue, an-
che di quelle procedenti dal celebre archetipo di Leocare , descritto
" da Plinio , in cui Giove fatto Aquila lo rapisce , frapponendo alle
carni, e agli artigli la stessa clamide del real giovinetto, per non
offenderlo.
Era riserbato al genio del nostro artista di rimpiazzare la
perdita dell' Ebe o Ganimeda CO .Corintia di quel Greco, nè
gli farà certamente torto l'averla scolpita in puro marmo . Passò ,
grazie al Cielo queir uso detestabile , quantunque antico , di far
statue di porfido con teste di marmo; di porre su quelle di alaba-
stro un capo, e mani di bronzo ; lo scolpirne in legno , in avorio «
metà di una specie , metà dell'altra , e imbellettarle , e indorarle .
\ Appena il bronzo è soffribile , e lo è veramente dopo il beli1 effetto
che fa il marmo, nè simulacri, checché ne dica Milizia , che lo trova
detestabile sempre. Una copia di questa heWEbe in metallo, accom-
pagnata dal Mercurio di Gio. Bologna stassi facendo per commis-
sione , dal signor Giuseppe Boschi Romano assai valente scultore
in tal genere ; quel medesimo che tanto si distinse nelle figure me-
talliche del Desert Spagnuolo ; di cui parlammo nel passato vo-
lume .
A 2
CO Così la chiama Pausania .
V